La guerra di Hezbollah prosegue anche sui media nessuna eco hanno in Italia gli scandali sulla disinformazione della propaganda antisraeliana
Testata: Agenzia Radicale Data: 10 agosto 2006 Pagina: 0 Autore: Elena Lattes Titolo: «Libano. La “guerra asimmetrica” sui media»
Dal sito Agenzia Radicale:
La guerra degli Hezbollah e dei suoi sostenitori contro Israele prosegue anche sul fronte mediatico: dopo le testimonianze dei giornalisti della CNN e della CBS (Allbritton, nel suo blog "backtoiraq" in realtà ha parzialmente ritrattato, non smentendo quel che ha affermato e cioè che gli Hezbollah hanno la fotocopia del passaporto di tutti i giornalisti e che ne hanno minacciato uno, ma relativizzando la situazione e affermando che "in fondo tutto questo è normale", che "anche Israele e Usa lo fanno".
Allbritton però dimentica la fondamentale distinzione che i governi americano e israeliano non hanno mai minacciato di morte i giornalisti e che il massimo che può capitare, se il rischio è quello di mettere a repentaglio la sicurezza o la vita di civili e militari, è il sequestro del filmato o delle fotografie) e dopo che alcuni blogger avevano scoperto le foto falsificate, la Reuters si è vista costretta a licenziare un suo free lance.
Come già riportato da un articolo di Repubblica, ripreso da AgenziaRadicale, Adnan Haji, questo il nome del fotografo che ha venduto 920 immagini all''importante agenzia di stampa internazionale, aveva aggiunto delle colonne di fumo in una fotografia che ritraeva un bombardamento di Beirut e alcuni missili in un'altra, facendo apparire la situazione più drammatica di quella che è nella realtà.
Il blogger che aveva scoperto e per primo denunciato la falsificazione è stato minacciato di morte. Indovinate da chi? Da un altro dipendente della Reuters, anche lui, naturalmente, licenziato.
La questione, però, già nominata "Reutersgate", purtroppo non finisce qui perché ora è arrivato il turno della AssociatedPress. Sempre un blogger, infatti, ha scoperto che in due foto incredibilmente simili la stessa donna, con perfino la stessa cicatrice sulla guancia, piange davanti a delle macerie. Lo sfondo è leggermente diverso, ma l'attrice, verrebbe da definirla così, indossa perfino gli stessi vestiti.
Che c'è di strano? Che le due foto riportano due date diverse, la prima pubblicata dalla Reuters, il 22 luglio, la seconda firmata dall'AP, il 5 agosto. "O questa donna è proprietaria di diversi appartamenti sparsi per la città di Beirut o c'è qualcosa che non quadra" nota l'autore del blog "DrinkingFromHome".
Il quotidiano israeliano YediotAharonot ha allora scritto all'AssociatedPress, ponendo loro alcune domande a riguardo, ma finora non ha ricevuto nessuna risposta. La BBC, invece, che aveva riportato la fotografia nel suo sito, dopo aver ricevuto "alcune emails" di protesta ha rimosso l'immagine "incriminata".
Molti blogger ormai sono impegnati nella ricerca di foto truccate e al momento sembra che sia stata provata la falsità di un'altra nella quale si descrive un attacco israeliano ad un'ambulanza.
Queste notizie, che hanno fatto il giro del mondo grazie al passaparola dei blog e che sono state riportate anche dalle maggiori testate internazionali, faticano ancora ad arrivare in Italia. Ad oggi, oltre naturalmente alla Reuters stessa e a qualche quotidiano stampato, non se ne trova traccia nei notiziari radiofonici e televisivi a parte la lodevolissima eccezione di RadioRadicale.
Anzi, in alcuni TG e GR continuano a parlare di "almeno" e "oltre" 60 morti per quanto riguarda la strage di Cana, dove, come abbiamo già detto, le vittime, accertate da Human Rights Watch e dalla Croce Rossa libanese, sono 28.
Oltreoceano l'aggressione mediatica contro Israele dà evidentemente i suoi frutti se un giornalista del WashingtonPost, Thomas Ricks, è arrivato a dichiarare alla CNN che "Israele sta deliberatamente permettendo agli Hezbollah di sparare missili sui suoi civili, per giustificare poi i contrattacchi".
Chi non vuole o non riesce ad accettare fatti fin qui descritti, tenta di minimizzare e relativizzare, affermando che la propaganda è diffusa in tutte le guerre e che "sicuramente" anche Israele avrà a riguardo qualcosa da farsi rimproverare.
Chi sostiene questa tesi evidentemente però, non solo non è riuscito a trovare nessuna prova di quanto afferma, ma non sa nemmeno che anche i quotidiani israeliani hanno usato le immagini delle agenzie di stampa internazionali, cascando in alcuni dei tranelli. Anche in questo la guerra si rivela in un certo senso asimmetrica.
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