Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
"Hezbollah è parte dell'esercito libanese" dice il presidente Émile Lahoud spiegando così perché la pace per il momento è impossibile
Testata: Corriere della Sera Data: 10 agosto 2006 Pagina: 3 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: ««L'Hezbollah è parte integrante del nostro esercito nazionale»»
Hezbollah "parte dell'esercito libanese"(il che spiega se non altro perché Israele non abbia alla fine accettato la proposta di ridispiegamento dell'esercito libanese a sud del Libano, approvata anche da Hezbollah), false accuse a Israele sull'uso di armi proibite contro la popolazione civile e addirittura sull'omicidio di Rafik Hariri, per il quale l'Onu sospetta apertamente di Damasco. Leggendo l'intervista di Lorenzo Cremonesi al presidente libanese Émile Lahoud si capisce davvero, come scrive il giornalista, perchè la pace sia ancora lontana e anche perché molti cristiani e il leader druso Walid Jumblat considerino questo politico maronita un «traditore al servizio della Siria» . Ecco il testo:
BEIRUT — È convinto che l'Hezbollah sia «parte integrante dell'esercito libanese». Che per il cessate il fuoco non serva il suo disarmo, ma «l'immediato ritiro israeliano» e l'invio a sud del fiume Litani di 15.000 soldati regolari «a fianco dell'Hezbollah». A sentire Émile Lahoud si capisce perché la pace resti lontana e quanto il Libano sia un Paese profondamente diviso, con il premier Fouad Siniora che farebbe carte false per azzerare la forza militare dell'Hezbollah e il presidente che invece esalta «l'esercito di liberazione nazionale». Maronita, considerato un «traditore al servizio della Siria» da molti cristiani (ma anche dal leader druso Walid Jumblatt e da tanti sunniti), presidente dal 1998, con un mandato rinnovato per volere di Damasco sino al novembre 2008, Lahoud in effetti non crede nella possibilità di un trattato di pace bilaterale israelo-siriano. Ci ha spiegato ieri nell'incontro durato quasi un'ora nel palazzo presidenziale di Baabda: «Sino a quando non sarà risolta la questione palestinese, anche noi libanesi resteremo in stato di guerra con Israele». Presidente, come arrivare al cessate il fuoco? «Qualsiasi risoluzione Onu deve contemplare l'immediato ritiro israeliano. Altrimenti si lascia al nemico il diritto di occupare il Libano. La resistenza (l'Hezbollah, ndr) ha continuato a combattere dopo il ritiro israeliano del maggio Duemila da larga parte del nostro Paese perché da allora è restata occupata la zona di Shebaa e le alture vicine. A maggior motivo oggi riprenderebbe la guerra di liberazione. E comunque il documento Onu deve includere che Israele lasci Shebaa e anche le alture dell'Hermon che sono nostre. Lei sa che quelle zone sono state siriane sino alla guerra del 1967. Lo ha dichiarato anche l'Onu nel Duemila. «Per un mese mezzo abbiamo parlato con gli inviati Onu dopo il ritiro israeliano del Duemila. Si volevano evitare anche gli spargimenti di sangue contro i libanesi che avevano collaborato con Israele durante l'occupazione. E alla fine ci accordammo sul fatto che la linea precisa del confine andava ancora concordata. Lo status di Shebaa e delle alture restava sospeso. Ora va definito. Il dipartimento giuridico dell'Onu affermò che comunque per il diritto internazionale la questione di quel confine va chiarita tra Siria e Libano. Bene, Damasco ha dichiarato che Shebaa è libanese sulla base delle carte degli anni Venti». Non è tutto un pretesto per mantenere la milizia Hezbollah? «I fatti dimostrano che Israele aveva già pianificato di tornare e invadere il Libano. Se davvero avesse voluto la liberazione dei due soldati rapiti il 12 luglio, non avrebbe fatto altro che proporre uno scambio di prigionieri come fece Sharon nel 2004». Israele dice che non vuole tornare in Libano. «Le dico che vuole tornare. Ma è stato battuto. La capacità della resistenza l'ha colto di sorpresa. E si vendica sui civili. L'Hezbollah combatte come i vietcong. Io sono con loro. Noi non possiamo vincere una guerra convenzionale contro Israele. Il suo esercito è troppo superiore. Ma le nostre tecniche di guerriglia sono molto efficaci. Tanto che dopo un mese di guerra i suoi soldati sono ancora costretti a rifornirsi con gli elicotteri, perché il terreno resta nelle mani dei nostri valorosi partigiani». Dunque l'Hezbollah è parte dell'esercito libanese? «Certamente. E per essere efficiente deve restare un movimento di guerriglia parallelo al nostro esercito». È pronto a ritirarlo a nord del Litani in cambio del cessate il fuoco? «Non serve. Il nostro esercito garantirà il cessate il fuoco. Ma c'è anche il fatto grave che Israele usa bombe al fosforo e all'uranio impoverito. Massacra i civili». I medici di Tiro e Sidone lo negano. «Abbiamo le prove e le abbiamo inviate all'Onu. Come del resto possiedo le prove che agenti israeliani hanno ucciso Rafik Hariri». Il mondo sospetta la Siria per la morte di Hariri. «È stato Israele, perché geloso dei nostri successi». È possibile la pace tra Israele e Libano? «Qui abbiamo oltre 500.000 palestinesi. Sono un grave problema demografico. La pace verrà solo con la soluzione complessiva della questione palestinese». Iran e Siria sostengono l'Hezbollah a spese del Libano? «Non è vero. L'Hezbollah è prima di tutto una forza libanese, almeno tre libanesi su quattro sono con la resistenza. Gli americani aiutano Israele, lo armano con le bombe più terribili, perché noi non possiamo ricevere aiuti da altri?».
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