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Una lettera pubblicata dal CORRIERe della SERA del 9 agosto 2006: Vi mando questo messaggio da Israele, piccolo tentativo per farvi capire che cosa proviamo noi in questa terra del latte del miele e del sangue. Io sono il padre di Daniel, che combatte in Libano gia' da piu' di una settimana. Sei suoi amici sono gia' morti dall'inizio del conflitto, ragazzi normali che amavano la vita e i divertimenti e avevano gli stessi sogni di qualsiasi ragazzo europeo. Uno di loro era Itamar, un ragazzo di un moshav vicino a casa mia, con la passione per le macchine, per questo era autista di un carro armato che un razzo a preso in pieno.Sono stato al suo funerale venerdi'.Il padre ha aperto il corteo funebre davanti alla camionetta dell'esercito con il feretro, guidando un fuoristrada rosso nuovo di zecca che aveva comprato per il figlio e che Itamar non guidera' piu'.Mia moglie non ha smesso di piangere come una fontana per tutta la cerimonia pensando a nostro figlio che non e'venuto a casa gia' da prima della guerra e che non vediamo da "solo" tre settimane, avendo, nella prima fase della guerra, sfidato il destino e ,saliti sulla macchina, siamo andati a trovarlo sul fronte al confine del Libano sotto un bonbardamento di Katiusha lanciati dai Hezbollah sugli insediamenti civili a ridosso del confine e forniti da Siria e Iran, note "democrazie" "amiche" dell'occidente. Noi lottiamo oggi per la nostra esistenza fisica e per quella, domani, di tutto il mondo occidentale.Questo gli opulenti paesi europei non vogliono capire, offuscati dai fumi del petrolio che tanto fra un po' di anni finira', o forse preoccupati dalle grosse comunita' mussulmane ormai presenti in tutti i paesi.Israele non ha scelta: gia' da 60 anni combatte per la sua esistenza e continuera' a farlo nonostante il mancato appoggio dei paesi che naturalmente dovrebbero essere suoi alleati. Ma non preoccupatevi, il fondamentalismo islamico e' gia' in Europa ed ha gia' lasciato i suoi dolorosi segni in Inghilterra e Spagna, e prima o poi anche negli altri paesi.Chi vi parla e' membro di un partito della sinistra israeliana da sempre a favore del dialogo tra i popoli della regione e della creazione di uno stato palestinese e cosi' e' mio figlio,Daniel,impegnato fin da ragazzino per il sociale e per la pace, che oggi imbraccia un fucile per difendere sua sorella sua madre suo padre i suoi amici e i suoi connazionali.Mi dimenticavo di dirvi che siamo Italiani (milanese io e romana mia moglie)e ,come noi, centinaia di connazionali che hanno lasciato la comoda vita italiana non dormono da settimane pensando al figlio, fratello, nipote impegnato al fronte. Se volete sono disposto a mandare un commento quotidiano e forse capirete un po' meglio la realta' Israeliana distorta dal prisma difettoso dalla maggior parte dei mass-media Italiani ed Europei. Vostro, Roberto Della Rocca |
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