Ritratto di John Hagee, leader evangelico pro-Israele dal Wall Street Journal
Testata: Il Foglio Data: 07 agosto 2006 Pagina: 4 Autore: Andrew Higgins Titolo: «Quelli che... aiutare Israele è un imperativo biblico»
Dal FOGLIO del 5 agosto 2006:
Quando nel 1981 Israele inviò aerei da guerra in Iraq per bombardare un reattore nucleare, il televangelista texano John Hagee spedì lettere a 150 predicatori cristiani per esortarli a dare il proprio appoggio allo stato ebraico. Ricevette una sola risposta affermativa. Quando poi si spinse ancora oltre pensando di organizzare una manifestazione a favore di Israele nel teatro di San Antonio, ricevette una minaccia di morte al telefono e qualcuno sparò contro i finestrini della sua auto parcheggiata nel vialetto davanti a casa. Un paio di settimane fa, mentre le forze armate israeliane colpivano il Libano e aumentavano i timori per un conflitto più esteso, Hagee ha presieduto a quello che lui stesso ha definito un “miracolo di Dio”: la riunione di 3.500 cristiani evangelici nella sala conferenze di un hotel di Washington per acclamare Israele e la sua attuale campagna militare. Parlando da un palco decorato da un’enorme bandiera israeliana, Hagee ha scatenato entusiastici applausi e grida di “amen”, ringraziando Israele per compiere l’opera di Dio in una “guerra tra il bene e il male”. Gli appelli rivolti a Israele per un uso moderato della forza violano la “politica estera delineata da Dio” per gli ebrei, ha proclamato Hagee, citando un versetto dell’Antico Testamento che promette di “benedire coloro che ti benediscono” e maledire “coloro che ti malediscono”. La manifestazione era sponsorizzata dai Christians United for Israel, un’organizzazione nazionale fondata quest’anno dal sessantaseienne predicatore texano. Quest’organizzazione esercita pressioni sui politici di Washington, raccoglie sostegni a favore di Israele e ha come obiettivo l’educazione dei cristiani su ciò che viene definito l’“imperativo biblico”, ossia l’appoggio allo stato ebraico. Hagee è una delle principali figure del cosiddetto movimento cristianosionista. Questa filosofia politica di stampo evangelico si basa su profezie bibliche e sulla credenza che i conflitti di Israele siano il preludio dell’Armageddon. I suoi seguaci appoggiano con estrema decisione il sostegno dato a Israele dall’Amministrazione Bush nell’attuale conflitto contro Hezbollah in Libano. Il presidente George W. Bush ha inviato un messaggio nel quale ha elogiato Hagee e i suoi seguaci per il loro contributo nel “diffondere la speranza nell’amore di Dio e nel dono universale della libertà”. Anche il primo ministro israeliano ha inviato un messaggio di ringraziamento. Alla riunione hanno partecipato l’ambasciatore israeliano, il suo ex capo militare e un folto numero di importanti politici americani, per lo più repubblicani. Sebbene Bush sia chiaramente vicino agli evangelici, non ne ha mai abbracciato l’agenda politica o la retorica. Ma le loro opinioni sono generalmente in accordo con gli obiettivi dei suoi strateghi per la sicurezza nazionale, che arrivano a conclusioni analoghe usando una logica diversa. Questi strateghi hanno già da parecchio tempo puntato l’indice contro quella che hanno definito la “falsa stabilità” di una regione comandata in gran parte da tiranni, e in nome della quale si è tollerata la presenza di organizzazioni terroristiche che hanno come scopo primario la distruzione di Israele. Anche l’influente scuola “neoconservatrice”, cui appartengono numerosi consiglieri di politica estera, ha appoggiato questa linea, sostenendo che gli Stati Uniti devono assumere un atteggiamento più deciso per stabilire la democrazia in medio oriente. Proprio quando in tutta la regione i gruppi islamisti stanno prendendo il posto dei nazionalisti laici nella funzione di principale veicolo della rivolta, Hagee e altri predicatori evangelici simili a lui iniettano un ulteriore fervore religioso nella visione e nella politica americana relativa al medio oriente. Riconoscono, e talvolta sembrano persino condividere, l’idea di un conflitto globale tra islam e occidente giudaico-cristiano, esattamente come fanno molti estremisti musulmani. “Questa è una guerra religiosa che l’islam non può – e non deve – vincere”, ha scritto Hagee in un suo recente libro (“Jerusalem Countdown”), dedicato a quello che lui stesso ritiene essere un ormai imminente conflitto nucleare con l’Iran. “La fine del mondo si sta rapidamente avvicinando… Rallegratevi e siate contenti, perché il meglio deve ancora venire”. Il libro, pubblicato a gennaio, ha già venduto 700 mila copie, secondo i dati resi noti dalla casa editrice religiosa Strang Communications, che ha sede in Florida. Il sionismo cristiano esiste già da parecchi anni, ma sta ottenendo maggiore rilevanza ora che può contare sul fascino commerciale di Hagee e altri imprenditori della religione. Hagee ha utilizzato enormi risorse per raccogliere sostegni in favore di Israele. A San Antonio dirige una mega-chiesa (con 19 mila membri), è a capo di una compagnia televisiva e possiede notevoli agganci con i più importanti esponenti del Partito repubblicano. Secondo uno degli organizzatori, l’ultima manifestazione a Washington è costata mezzo milione di dollari. Daystar, una rete radiofonica cristiana, ha trasmesso l’evento in diretta. Il giorno dopo, Hagee ha riunito evangelici rappresentanti di tutti i 50 stati dell’Unione e ha organizzato un blitz al Campidoglio. Armati di fogli con una serie di appunti scritti dallo stesso Hagee e dal suo staff, hanno pungolato i senatori e i membri del Congresso con argomentazioni a favore di Israele e contro i suoi nemici, in particolare l’Iran. Gli evangelici cristiani, che sono diventati per la prima volta una forza politica concreta durante la presidenza Reagan negli anni Ottanta, ora sono circa 50 milioni e rappresentano una delle principali basi elettorali del presidente Bush. Noti soprattutto per le loro iniziative contro l’aborto, il matrimonio omosessuale e altre questioni di politica interna, hanno anche mostrato un particolare interesse per la politica estera, soprattutto dopo l’11 settembre. “Lasciate che Israele faccia quel che deve fare”, ha detto Hagee ai suoi sostenitori la scorsa settimana. I nemici di Israele, ha detto il membro del Congresso Eliot Angel, uno dei pochi democratici che hanno partecipato all’evento, “compiono l’opera di Satana”. Questa miscela di realpolitik e religione – sostengono numerosi funzionari americani – ha prodotto una forza estremamente potente. I sostenitori evangelici di Israele “c’erano già prima, ma non apparivano sugli schermi dei radar”, dice Dennis Ross, inviato in medio oriente durante la presidenza di Bush senior e in quella di Bill Clinton. “Ora sono una parte importante del panorama politico”. L’Amministrazione Bush, più di qualsiasi altra che l’ha preceduta, ha stabilito contatti formali e regolari con i leader evangelici americani. La Casa Bianca sostiene di non essere influenzata da nessun gruppo in particolare. “Il presidente prende le proprie decisioni sulle politiche da adottare per il nostro paese soltanto sulla base di ciò che è giusto per i nostri cittadini – dice Dana Perino, vicesegretario dell’ufficio stampa – Gli Stati Uniti sono stati un alleato di Israele fin dalla sua nascita, e il presidente Bush ha lavorato per rafforzare questa alleanza”. Nel corso degli anni il principale strumento per le iniziative filoisraeliane di Hagee è stata la Cornerstone Church di San Antonio, nella quale entrò come pastore nel 1975, quando si chiamava ancora Church of Castle Hill ed era una moribonda parrocchia con poche dozzine di fedeli e pesanti debiti. Aveva lasciato la sua precedente chiesa in quel medesimo anno, dopo un complicato divorzio al quale fece subito seguito un nuovo matrimonio con una giovane fedele. Attratta dalla sua miscela di tuonante oratoria e umorismo popolare, la congregazione è sbocciata con grande rigoglio. Figlio di un predicatore puritano, Hagee ha visitato per la prima volta Israele nel 1978. Lui stesso dichiara di esservi andato “come turista e di essere tornato come sionista”. Nel corso di questa visita, Hagee è stato al muro del pianto di Gerusalemme, a proposito del quale dice di non aver mai provato una “vicinanza a Dio così intensa in nessun altro luogo della terra”. Proprio in quel momento, ricorda ancora Hagee, “il Signore mi ha ordinato di fare tutto quanto potevo per unire insieme cristiani ed ebrei”. Tornato in Texas, Hagee si immerse per “tre anni in un profondo studio per scoprire le radici ebraiche del cristianesimo”. Questo coincise con una forte intensificazione dei contatti tra gli evangelici americani e il governo israeliano, allora guidato da Menachem Begin, un devoto studioso della Bibbia e un tenace difensore del diritto di Israele al possesso dei territori conquistati nel 1967. Begin si impegnò a fondo per coltivare l’amicizia degli evangelici americani, con i quali condivideva la convinzione nel fatto che la fondazione di Israele nel 1948 e le successive battaglie combattute dal nuovo stato fossero la realizzazione della profezia biblica. Hagee dice di essersi incontrato con Begin per tre volte. Quando Begin ordinò alle forze aeree israeliane di bombardare il reattore nucleare di Osirak, fatto costruire da Saddam Hussein, Hagee rimase inorridito dalle diffuse critiche che furono rivolte a Israele. Dopo aver letto su un giornale di San Antonio un articolo nel quale si definiva l’attacco israeliano come un atto di “diplomazia dei cannoni”, Hagee decise di organizzare un raduno a favore di Israele. La comunità cristiana locale all’inizio mostrò ben poco entusiasmo per quest’iniziativa e la comunità ebraica ancora meno. “C’era molto scetticismo”, ricorda Aryeh Scheinberg, un rabbino ortodosso che prese parte agli incontri tra i leader della comunità ebraica per decidere come rispondere all’invito di Hagee. “Tutti volevano sapere questo: ‘Che cosa vuole veramente?’. Allora io dissi: ‘Diamogli una possibilità e corriamo il rischio’”. Il raduno fu così organizzato e vi presero parte sia i cristiani sia gli ebrei. Quando Scheinberg salì sul palco per recitare una preghiera conclusiva, la sicurezza disse a Hagee che era arrivata la minaccia di una bomba. Hagee, un uomo molto robusto che era entrato al college grazie a una borsa di studio per il football, racconta di avere chiesto a Dio di far pregare il rabbino “non come Mosè ma come un presbiteriano in ritardo per il pranzo”. La minaccia era fasulla. Da allora il raduno si è tenuto ogni anno, anche se alcuni leader ebrei si sono rifiutati di partecipare e di stringere qualsiasi genere di alleanza con Hagee. “Molte delle sue idee sono detestabili”, sostiene Barry Block, un autorevole rabbino riformista di San Antonio, il quale accusa Hagee di demonizzare i musulmani e di promuovere un programma politico divisivo e di destra che erode la barriera tra chiesa e stato. Quando parla davanti a un pubblico di ebrei, Hagee generalmente evita di menzionare l’Armageddon. Ma i suoi libri – che portano titoli come “L’inizio della fine” o “Da Daniele al giorno del giudizio” – sono colmi di morte e distruzione. “Il campo di battaglia sarà la nazione di Israele”, ha scritto nel suo ultimo libro (“Conto alla rovescia per Gerusalemme”), nel quale descrive “un mare di sangue umano sgorgante dalle vene di coloro che hanno seguito Satana”. Alcuni evangelici accusano Hagee di ignorare gli arabi cristiani. Donald Wagner, della North Park University, un college cristiano evangelico di Chicago, visitò Israele nello stesso periodo di Hagee e giunse alla conclusione opposta: “Ero filoisraeliano fino a quando non andai in Israele”, dichiara Wagner, ora alla guida di un gruppo di ricerca che mette in discussione la teologia dei sionisti cristiani. Ancora poco noto al di fuori del Texas al momento della sua adesione al sionismo, Hagee decise di ricorrere alla televisione per promuovere la causa di Gesù, di Israele e di se stesso. Per raggiungere questo obiettivo il suo strumento principale fu la Global Evangelism Television Inc., un’organizzazione non profit. Fondata nel 1978, la Getv si affidava per la programmazione a operatori locali via cavo. Negli anni Ottanta iniziò a trasmettere programmi di propria produzione con Hagee come protagonista su reti cristiane nazionali. Oggi i sermoni e i programmi di Hagee sono trasmessi da 120 stazioni e raggiungono oltre 90 milioni di case. A metà degli anni Ottanta il suo gregge aveva ormai superato le possibilità di accoglienza della sua chiesa nel centro di San Antonio. Così, nel 1987, la Cornerstone Church si è trasferita su un terreno di 35 ettari alla periferia della città, con una sala che può ospitare cinquemila persone e nuovi studio radiotelevisivi. L’aumento della sua popolarità è andato di pari passo con l’aumento delle controversie da lui suscitate. E’ inciampato da solo invitando a parlare a Cornerstone l’ex consigliere della Casa Bianca, Oliver North, reo confesso, e il televangelista Jimmy Swaggart, caduto in disgrazia. Ha anche avuto una diatriba con il servizio postale americano a proposito di rate postali sulle lettere spedite dalla chiesa contenenti pubblicità dei suoi libri e dei suoi video. (A sua detta, avrebbe fatto causa e ottenuto un risarcimento di 40 mila dollari). Hagee ha anche mandato su tutte le furie i leader neri. Per aiutare gli studenti in cerca di strani lavori, The Cluster, il bollettino della sua chiesa, ha pubblicato una pubblicità per una vendita di “schiavi”, nella quale si diceva: “La schiavitù sta tornando a Cornerstone. Organizzatevi per venire e tornerete a casa con uno schiavo”. Hagee ha poi chiesto scusa, ma in un’intervista radiofonica ha protestato contro le pressioni a essere politically correct e ha scherzato sul fatto che forse il suo cane dovrebbe essere chiamato un “canide americano”. Le polemiche non hanno frenato la costante crescita della sua congregazione, che ha una composizione multirazziale. Le sue “notti per onorare Israele” sono diventate sempre più grandiose, e si è conquistato la fama di eccezionale procacciatore di fondi per la causa filoisraeliana. Lui stesso dichiara di aver raccolto finora oltre 12 milioni di dollari. Ormai sempre più in vista, il predicatore texano ha attirato l’attenzione e inizialmente anche suscitato l’ira di Jerry Falwell, il decano della destra cristiana e anche lui entusiasta sostenitore di Israele. Nel 1994, il National Liberty Journal, un mensile conservatore diretto da Jerry Falwell, ha definito Hagee un “eretico” perché aveva sostenuto la teoria del doppio patto, ossia che gli ebrei e i cristiani hanno contratto con Dio due diversi patti, che permettono a entrambi di entrare in Paradiso. Secondo la tradizionale concezione cristiana, invece, gli ebrei e tutti gli altri non cristiani devono convertirsi, altrimenti finiranno nello schieramento sbagliato in occasione della battaglia dell’Armageddon. Poco dopo la pubblicazione di questo articolo, Falwell ha organizzato un incontro con Hagee a un raduno cristiano a Memphis. Hagee, racconta Falwell, gli ha assicurato di non credere nel “doppio patto”. Ora Falwell fa parte del comitato di direzione dei Christians United for Israel. Hagee, citando un verso del Nuovo Testamento, dichiara che “un resto del popolo ebraico… gode già ora del favore di Dio”, ma non dice quali ebrei entreranno in Paradiso senza bisogno di conversione, limitandosi ad aggiungere che soltanto Dio lo sa. Si sbarazza della questione del doppio patto definendola come “un argomento per iniziare una discussione da bar”. La vittoria di Bush alle elezioni del 2000 e l’assunzione del controllo di entrambe le Camere del Congresso da parte del Partito repubblicano hanno portato gli evangelici cristiani molto vicino alle stanze del potere. Quando Bush era ancora governatore del Texas, Hagee lo ha incontrato parecchie volte e ha appoggiato con decisione la sua corsa verso la Casa Bianca. Hagee, tuttavia, era in rapporti ancora più stretti con un altro potente texano, il membro del Congresso Tom DeLay. Poco dopo essere diventato il leader della maggioranza nella Camera dei rappresentanti, DeLay ha pronunciato il discorso di apertura alla riunione pro Israele organizzata da Hagee nel 2002 a San Antonio. DeLay, ora coinvolto in uno scandalo di corruzione, ha parlato anche alla recente riunione a Washington. Nel 2003 il San Antonio Express- News ha indagato sulle dichiarazioni dei redditi di Hagee. Nell’articolo pubblicato su questo giornale si riconosceva che non si era riscontrata alcuna illegalità, ma si riferiva che Hagee nel 2001 aveva ricevuto più di 1.250.000 dollari per la sua chiesa e le sue trasmissioni televisive. Hagee dice che la maggior parte dei suoi guadagni provengono dalla vendita dei suoi 21 libri, e non dalle donazioni dei fedeli. Aggiunge che anche quest’anno guadagnerà grosso modo lo stesso se le vendite dei suoi libri rimarranno stabili. Poiché le sue finanze erano esposte sotto i riflettori, Hagee ha deciso di riorganizzare le sue proprietà in modo da non essere costretto a fare dichiarazioni dei redditi pubbliche. Nel settembre 2004, la Getv è stata riregistrata come chiesa sotto il nome di Grace Church of San Antonio. Le chiese, a differenza delle compagnie televisive religiose, sono esentate dall’obbligo di presentare dettagliate dichiarazioni al fisco. Nelle ultime settimane, con una nuova riorganizzazione si sono trasferite quasi tutte le finanze alla Cornerstone Church. I rendiconti finanziari della chiesa non sono disponibili al pubblico. Hagee ha detto che i suoi avvocati gli hanno consigliato questa soluzione per “maggiore chiarezza”. Il presidente Bush non ha proseguito i tentativi di Clinton per ottenere un definitivo accordo di pace nel conflitto israelo-palestinese; tuttavia, sotto la spinta dell’Inghilterra e di altri paesi, ha dato il proprio sostegno a un piano graduale cui è stato dato il nome di Road map for Peace. Nel marzo 2003 Hagee e altri leader evangelici hanno spedito una lettera al presidente Bush nella quale applaudivano l’invasione dell’Iraq ma criticavano il piano di pace per il conflitto israelo-palestinese, e affermavano che sarebbe stato “moralmente sbagliato” se gli Stati Uniti si fossero mostrati “imparziali” tra Israele e “l’infrastruttura governativa palestinese infestata da terroristi”. Lo scorso autunno Hagee ha organizzato la sua annuale “notte in onore di Israele” in Israele stesso, celebrando l’evento nell’hangar di una base aerea israeliana. Ha poi pronunciato un discorso al Parlamento israeliano e ha portato i suoi seguaci americani a visitare la collinetta di Megiddo, dove è convinto che si combatterà la battaglia dell’Armageddon. Hagee sta anche avviando nuovi progetti per i Christians United for Israel, nella speranza di unire un vasto numero di piccoli gruppi cristiani filoisraeliani in un’unica rete nazionale. Si è messo in contatto con Jerry Falwell, che gli ha immediatamente dato il proprio appoggio. Come direttore esecutivo della nuova organizzazione ha assunto David Brog, un avvocato che ha lavorato sia in Israele sia al Campidoglio e un lontano cugino dell’ex primo ministro israeliano Ehud Barak. Lo scorso autunno, quando questi progetti sono diventati realtà, l’American Israel Public Affairs Committee (la lobby filoisraeliana) ha organizzato un’unità “esterna” per collaborare con i cristiani. A capo di quest’unità è stato posto un cittadino di San Antonio che aveva precendentemente fatto parte della sinagoga di Scheinberg, il rabbino ortodosso da sempre grande sostenitore di Hagee. I Christians United for Israel hanno tenuto il loro primo incontro nel febbraio scorso a San Antonio e si sono subito messi a organizzare la riunione che si è svolta la scorsa settimana a Washington. Per raccogliere sostegni e fugare ogni sospetto sui suoi motivi, Hagee ha viaggiato in tutto il paese incontrandosi con i leader cristiani ed ebrei. Alcuni ebrei temono che i sionisti cristiani vogliano convertire gli ebrei al cristianesimo, cosa che Hagee ha sempre negato. L’attuale esplosione di violenza, sostiene Hagee, dimostra che Israele non deve rinunciare alla terra in cambio della pace e che cristiani ed ebrei si trovano sulla medesima sponda. “Se Dio si oppone alla cessione della terra, se questa soluzione non ha mai funzionato, bisogna trovarne un’altra – ha tuonato Hagee la scorsa settimana – Non cedete la terra. Appartiene a voi. E’ l’eredità che Dio vi ha lasciato”.
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