Poche righe sulle minacce di Ahmadinejad ma la disinformazione è completa
Testata: La Repubblica Data: 04 agosto 2006 Pagina: 7 Autore: Arturo Zampaglione Titolo: «Libano, intesa su due risoluzioni l´Onu più vicina a una decisione»
Dieci righe in articolo di Arturo Zampaglione, "Libano, intesa su due risoluzioni l´Onu più vicina a una decisione", ovviamente dedicato a tutt'altro. E un sottotitolo. E' quanto La REPUBBLICA del 4 agosto 2006 dedica alle dichiarazioni del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, che individua nella distruzione di Israele la via per ottenere la "pace in Medio Oriente". Nonostante il ridottissimo spazio, la disinformazione è completa. L'articolo di Zampaglione indica nella "rabbia dei paesi arabi e musulmani"per i bombardamenti in Libano la causa della dichiarazione "incendiaria" di Ahmadinejad. Una chiave di lettura davvero sorprendente, dato che Ahmadinejad minaccia Israele da quando è stato eletto e che così facendo si limita a riproporre senza camuffamenti l'ideologia khomeinista della Repubblica islamica. E date le note connessioni tra l'Iran e gli Hezbollah, che hanno scatenato la guerra e la combattono con armi iraniane. Credere che Ahmadinejad sia davvero "arrabbiato" per una tragedia, quella del Libano, che ha voluto e provocato attraverso Hassan Nasrallah è nella migliore delle ipotesi un segno di completa ingenuità. Stravagante è poi la successiva affermazione di Zampaglione, per la quale le parole di Ahmadinejad si inquadrerebbero "nella escalation dei rapporti Teheran-Washington". A noi sembra piuttosto che si inquadrino nell'escalation di aggressività verbale e terroristica del regime di Teheran. Il sottotitolo contiene anch'esso un tassello della manipolazione: "Torna Ahmadinejad Cancellare Israele dal Medio Oriente" recita. Presupponendo che Ahmadinejad, e con lui l'Iran,se ne fossero precedentemente "andati". Chi ha respinto l'ultima risoluzione Onu che impone la sospensione del programma nucleare degli ayatollah, allora ? E soprattutto, che ha scatenato la guerra di Hezbollah contro Israele ?
Ecco il testo:
NEW YORK - Il Dipartimento di Stato fa sapere che la risoluzione sul cessate-il-fuoco nella guerra libanese potrebbe essere varata oggi stesso. Condoleezza Rice si mostra più realistica: «È questione di pochi giorni», dichiara il segretario di Stato alla Cnn, confermando però che, dopo un immobilismo durato fin troppo, e di cui hanno fatto le spese centinaia di migliaia di civili, la diplomazia è finalmente vicina a una soluzione. L´ipotesi su cui si lavora al Palazzo di Vetro, soprattutto da parte della Francia (che ieri ha presentato una nuova bozza di documento) e degli Stati Uniti, è di una doppia risoluzione: la prima, da approvare subito, impone la fine delle ostilità e disegna lo scenario politico del dopo-conflitto. La seconda, che richiederà ancora un paio di settimane, servirà a creare una zona-cuscinetto al sud del Libano, a varare la forza multinazionale di stabilizzazione per sorvegliare la frontiera assieme all´esercito libanese e a fissare i termini per un cessate il fuoco duraturo, a cominciare dal disarmo degli Hezbollah. L´approccio in due tempi risponde a una serie di esigenze pratiche e ideologiche, che un solo documento non sarebbe stato in grado di gestire. Ad esempio, nessun paese avrebbe contribuito alla forza di stabilizzazione in presenza della pioggia di bombe e missili, né gli Stati Uniti avrebbero accettato il cessato-il-fuoco senza la prospettiva di una assetto diverso nel medio-lungo periodo. Dietro alla svolta diplomatica di Washington - che prima metteva i bastoni tra le ruote e ora affretta i tempi, accettando anche che gli Hezbollah conservino il loro ruolo politico (ma non quello militare) - c´è la consapevolezza dei pericoli del protrarsi della guerra. Gli Stati Uniti si sentono sempre più isolati. Nonostante le dichiarazioni di Ehud Olmert, i risultati ottenuti fin qui da Gerusalemme sembrano piuttosto deludenti, dando ragione a Kofi Annan quando diceva che non esiste una soluzione militare del problema degli Hezbollah, ma solo una via di uscita politica. E la rabbia dei paesi arabi e musulmani rischia di vanificare il lavoro di ravvicinamento tentato da Washington negli ultimi anni, come conferma la riunione di ieri in Malesia della Conferenza Islamica, l´organizzazione che raggruppa 56 paesi. Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha detto ai partecipanti che il problema medio-orientale si risolve solo con «la eliminazione del regime sionista», cioè con la distruzione di Israele. Una dichiarazione incendiaria, la sua, che si inquadra nella escalation dei rapporti Teheran-Washington e che è stata completata ieri dalla minaccia iraniana di portare il petrolio a 200 dollari al barile nel caso di sanzioni dell´Onu per i suoi programmi nucleari. Dalle riunioni di oggi al Palazzo di vetro si capirà se la buona volontà francese e il rinnovato impegno americano saranno in grado di superare presto gli ostacoli che ancora esistono sul cammino della pace. Che succederà tra la prima e la seconda risoluzione del consiglio? Rimarranno gli israeliani al sud del Libano oppure verrà rafforzata la presenza dei caschi blu del Unifil? E poi tutti sanno che non basta approvare un documento a New York: bisogna anche che le parti in guerra lo accettino e posino le armi. Ma gli Hezbollah pongono come condizione che Israele esca dai confini libanesi e Olmert dice che se ne andrà solo in presenza di una forza di circa 15mila «veri soldati, non pensionati» della forza di stabilizzazione.
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