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La Repubblica Rassegna Stampa
02.08.2006 Il ruolo dell'Europa? Per qualcuno è quello di aiutare gli Hezbollah
e Andrea Bonanni se ne compiace

Testata: La Repubblica
Data: 02 agosto 2006
Pagina: 22
Autore: Andrea Bonanni
Titolo: «L´Europa riscopre il suo ruolo»
"Israele all'attacco su tutto il fronte" è il titolo dell'articolo di Alberto Stabile pubblicato da REPUBBLICA in seconda pagina.
"Tocca a voi israeliani iniziare a cedere" è l'articolo dedicato alle pressioni per una tregua di Condoleezza Rice.
"Beirut paralizzata dalla guerra sfollati, terrore, scorte ai minimi" è il titolo della cronaca dal Libano di Roberto Caprile.
"Lacrime e buio Un giro in auto nella notte della mia città" è il diario libanese di Lina Khoury. "Aiuti bloccati colpiti i bambini" è l'articolo di Francesca Caferri a pagina 4.
Niente sulla situazione della Galilea e in generale di Israele? A pagina 4 c'è un articolo "Dalla Galilea alla Cisgiordania, arabi d'Israele in fuga dai razzi". A pagina 6 una puntata del Diario della Galilea di Edna Calò Livne: "Quante cose si possono capire dalla divisa infangata di un figlio" .

Complessivamente, un giornale che dà l'impressione di una guerra che si combatte e provoca vittime e distruzioni solo in Libano e, in Israele, tra gli arabi.

In prima pagina Andrea Bonanni loda le decisioni dei ministri degli Esteri europei: la richiesta di un cessate il fuoco immediato, in contrapposizione alla linea americana, la volontà di coinvolgere nei negoziati per il conflitto coloro che l'hanno scatenato (Siria e Iran), il rifiuto di inserire Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroristiche.

Il riscoperto "ruolo dell'Europa" di cui Bonanni si compiace sembra dunque quello di favorire i terroristi e gli stati che li appoggiano, rompendo la solidarietà occidentale contro il fronte jihadista e isolando Israele.
Ecco il testo:  


A QUALCOSA, almeno, la lezione dell´Iraq è servita. Riuniti in emergenza a Bruxelles per la crisi in Medio Oriente, i ministri degli Esteri europei sono riusciti a superare le diverse sensibilità e ad approvare una posizione comune allineata con la proposta di risoluzione che la Francia ha presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Malgrado i rumors infondati che per tutta la giornata hanno parlato di una divisione, i venticinque hanno chiesto «una cessazione immediata delle ostilità in vista di un cessate il fuoco duraturo».
È quella richiesta di far tacere immediatamente le armi che era mancata al vertice di Roma per l´opposizione del segretario di Stato americano Rice. A questo punto gli Stati Uniti restano i soli a difendere il diritto di Israele a continuare l´offensiva sul suolo libanese. Per loro sarà più difficile mettere il veto ad una risoluzione delle Nazioni Unite che, imponendo l´immediata cessazione delle ostilità, aprirebbe la strada all´invio di una forza di pace Onu a guida europea.
L´altra novità di rilievo che è emersa dalla riunione di ieri, infatti, è che per la prima volta gli europei, come ha sottolineato Massimo D´Alema, sono pronti a mobilitare le proprie truppe per garantire la sicurezza della regione, il rispetto del diritto internazionale e l´integrità dello stato di Israele. Si tratta di un´evoluzione cruciale, che restituirebbe all´Europa un ruolo chiave sullo scacchiere mediorientale a lungo monopolizzato dalla diplomazia americana, e che vede Francia e Italia assumere un ruolo di leadership rispetto ai partner europei. Per arrivare a questo, tuttavia, occorre che le armi tacciano, che si pongano le condizioni per un cessate il fuoco duraturo comprendente lo scambio di prigionieri, e che si avviino negoziati con tutte le parti in causa.
Questo è un altro aspetto cruciale del rompicapo libanese. L´Europa pare infatti orientata a riconoscere il ruolo che nella crisi è svolto anche da attori con cui né Israele né gli Stati Uniti vogliono negoziare. Oggi il ministro degli Esteri spagnolo Moratinos, ex inviato dell´Ue nella regione, partirà alla volta di Damasco e «parlerà con i siriani a nome di tutti gli europei», come ha spiegato ieri il responsabile della diplomazia Ue, Javier Solana. Un altro segnale in questo senso è venuto ieri dalla decisione, annunciata dalla presidenza finlandese dell´Unione, di non inserire il movimento Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroriste con cui gli europei hanno tagliato ogni contatto. Una richiesta in tal senso era stata rivolta a Solana con una lettera firmata da 213 deputati del Congresso americano.
Ma evidentemente, per ora, l´Europa intende mantenere aperti quanti più canali di dialogo possibili. Già la mancanza di rapporti con Hamas, classificata come organizzazione terrorista ma al governo nei territori palestinesi, ha notevolmente limitato le possibilità di azione diplomatica degli europei, che vogliono evitare di ripetere lo stesso autogol al tavolo della crisi libanese.
Resta invece, per ora, escluso dal negoziato ufficiale l´altro grande burattinaio della tragedia mediorientale: l´Iran. Il ministro francese, Douste-Blazy, reduce da un incontro con il suo collega iraniano Mottaki, avrebbe voluto che venisse riconosciuto il ruolo di Teheran nella crisi. Ma per ora gli europei hanno preferito ignorare questo convitato di pietra la cui presenza risulterebbe inaccettabile sia per gli israeliani sia per gli americani.
La parola, adesso, passa al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Sarà in quella sede che si misurerà fino a che punto Israele e Stati Uniti siano divenuti consapevoli dell´impossibilità di risolvere la questione mediorientale con l´unilateralismo militare e diplomatico.
Ma, al di là del risultato che si potrà forse ottenere al Palazzo di vetro, la compattezza dimostrata dagli europei li mette per la prima volta in grado di svolgere un ruolo politico di rilievo nella crisi Mediorientale. E già questo è di per sé un dato che cambia il quadro politico generale. Fino ad oggi, ogni volta che si doveva affrontare una crisi che avesse per protagonista Israele, l´Europa si divideva tra la cattiva coscienza dei tedeschi, le ambizioni pan-arabe dei francesi, la sudditanza a Washington dei polacchi, le esitazioni dei britannici e, negli ultimi anni, la posizione acriticamente pro-israeliana del governo Berlusconi. Tutto ciò rendeva impossibile l´elaborazione di una strategia comune e minava la credibilità dell´Europa come interlocutore politico delle parti in conflitto. Oggi non è più così. E questa è, di per sé, una prima vittoria degli europei su se stessi e sui propri demoni.

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