Dal GIORNALE del 1 agosto 2006, una lettera di due israeliani, padri di due vittime del terrorismo, al segretario generale dell'Onu Kofi Annan.
Ecco il testo:
Siamo due genitori che hanno perso i propri figli il 5 marzo 2003, nell'attacco terroristico suicida avvenuto su un autobus nella città di Haifa in Israele. A seguito delle sue recenti critiche su Israele, ci sentiamo in obbligo di scriverLe questa lettera. Con tutto il rispetto dovuto, Segretario Generale, Le chiediamo con quale diritto ritiene di poter criticare le azioni compiute da Israele di recente, in particolare tenendo in considerazione il fatto che l'attuale conflitto non è altro che una diretta conseguenza del tentativo fallito da parte delle Nazioni Unite di applicare la risoluzione 1559 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu? Nel 2000, Israele ha ritirato le proprie truppe fino ai confini internazionali rispettando le decisioni delle Nazioni Unite, al fine di vivere in pace. I soldati sotto il mandato delle Nazioni Unite, nella cosiddetta missione di pace, si sono installati nel sud del Libano per molti anni, fallendo miseramente nel tentativo di mantenere la pace nel territorio. Negli ultimi sei anni, dal 24 maggio 2000, i delegati dell'Onu hanno fatto ben poco per prevenire l'armamento dei gruppi militanti di Iran e Hezbollah in mezzo al resto della popolazione civile libanese, nascondendo le armi nelle proprie case, scuole e moschee. I terroristi legati a Hezbollah (perché è proprio quello che sono) hanno preso in ostaggio non solo il sud del Libano, ma l'intera popolazione libanese, per portare avanti i loro piani estremisti e continuare l'aggressione perpetrata contro Israele. Sembrerebbe, Segretario Generale, che Lei non sia al corrente dei fatti che hanno determinato i recenti eventi: la violazione del territorio israeliano da parte di Hezbollah e in particolare di quegli stessi confini che sono stati definiti e che dovrebbero essere sotto il controllo delle Nazioni Unite, secondo la risoluzione 1559 del Consiglio di Sicurezza. Hezbollah ha attaccato le forze israeliane, che eseguivano semplici controlli di routine del confine all'interno dei territori israeliani, uccidendo 3 soldati dell'Esercito di Difesa d'Israele, ferendone 2 e sequestrando Eldad Regev, 26 anni, di Kiryat Motzkin e Ehud Goldwasser, 31 anni, di Nahariya. Ci permetta di chiederLe: perché le truppe in missione di pace dell'Onu sono fuori dei villaggi nel sud del Libano, invece di aiutare i civili a sfollare le aree a rischio dove opera Hezbollah? Perché l'Onu ha consentito all'Hezbollah di usare i civili libanesi come ostaggi nella guerra che l'Hezbollah sta conducendo nella speranza di distruggere lo Stato di Israele? Perché le truppe in missione di pace dell'Onu lasciano che i terroristi nascondano le proprie armi nelle case abitate da donne e bambini nel sud del Libano? Dov'erano le forze per la missione di pace nel 2000, quando tre soldati israeliani furono sequestrati dai territori di Israele e portati in Libano? I tre soldati rapiti, passarono davanti a una stazione Onu senza che ciò sollevasse alcuna reazione da parte delle Nazioni Unite e delle sue truppe in missione di pace. Perché ogni volta che sentiamo le sirene e scappiamo verso i nostri rifugi per proteggerci da uno dei 2.500 missili lanciati da Hezbollah, voi non fate qualcosa per assicurarvi che i gruppi iraniani che finanziano Hezbollah non si procurino armi nucleari? In questi tempi difficili, sembra sia facile incolpare il governo israeliano, basandosi unicamente sulle notizie che arrivano dal Libano. È proprio vero che le foto tratte da quelle scene ritraggono perfettamente la sofferenza subita attraverso quella coltre di fumo e fiamme. Anche a noi dispiace vedere persone innocenti che soffrono in Libano. Siamo straziati dai continui attacchi missilistici di Hezbollah dalle zone ad alta concentrazione di civili, che costringono i nostri gruppi di difesa a trovarsi in situazioni difficili a cui seguono dure conseguenze. Ma La preghiamo di capire che questi fatti e immagini pesanti da digerire non significano che la nostra sia una causa ingiusta. Le chiediamo, in qualità di Segretario Generale delle Nazioni Unite, di costruire le Sue critiche in base ai fatti e non in base a cosa c'è in gioco nell'arena internazionale. I fatti sono chiari e indiscutibili: Israele è stato attaccato, ancora una volta, sul proprio territorio, dai terroristi di Hezbollah, i cui sostenitori iraniani vogliono «cancellarci dalla mappa». Abbiamo il diritto come Stato di difenderci. Il nostro governo ha provato per anni a lasciar risolvere questi problemi all'Onu, ma dopo anni di insuccessi da parte delle Nazioni Unite, il nostro governo ha l'obbligo morale di agire per proteggerci. In qualità di genitori che hanno subito la tremenda perdita dei propri figli per mano dei terroristi, possiamo solo immaginare cosa stiano passando le famiglie dei soldati rapiti. Siamo sicuri che stanno soffrendo terribilmente e hanno molta paura per le vite dei propri figli, e penseranno che nessuna azione o reazione potrà essere mai abbastanza. Ci chiediamo quale sarebbe stata la Sua reazione se fossero stati i suoi di figli a essere stati rapiti dai terroristi. Invece di criticare Israele ogni qualvolta che cerca di proteggere i propri cittadini, forse le Nazioni Unite dovrebbero fare di più per far rispettare la legge e ristabilire l'ordine spianando la strada e diventando la forza leader nello smembramento e nel disarmo di Hezbollah. Allo stesso tempo speriamo che si renda conto che l'Iran è una minaccia non solo per Israele ma per il mondo intero. Il Presidente dell'Iran ha dichiarato «Non abbiate dubbi... se sarà fatta la volontà di Allah, l'Islam conquisterà cosa? Conquisterà le vette del mondo». E ha aggiunto: «Noi (l'Iran) dobbiamo prepararci a governare il mondo». Sappiamo che Israele è un bersaglio della collera iraniana e temiamo non sia l'ultimo. Se Nazioni Unite, Israele e il popolo libanese collaborassero e ognuno adempisse ai propri obblighi, potremmo ristabilire la pace, per sempre, nella nostra regione. Yossi Zur (padre di Asaf, quasi 17 anni quando fu ucciso) *Yon Kehrmann (padre di Tal, 18 anni quando fu uccisa)
Di seguito un editoriale di Paolo Guzzanti che commenta l'articolo di Bernardo Valli Chi è colpevole del sangue degli innocenti», pubblicato da La REPUBBLICA ( segnalato da Informazione Corretta)
Ecco il testo:
Il giornalismo antisraeliano è in questi giorni di calura e di sangue molto nauseante, grondante com'è di lacrime di coccodrillo per la strage di innocenti nel palazzo in cui gli hezbollah si fanno scudo di donne e bambini per sistemare le loro rampe di lancio. «Voglio vedere se hai il coraggio di colpirmi in questa casa piena di civili innocenti dalla quale io intendo seguitare a martellare le tue case e i tuoi civili innocenti senza temere la tua reazione»: questo il ragionamento di hezbollah che piazza le sua rampa nella massa umana in cui vigliaccamente si nasconde, sapendo che comunque incasserà un risultato. Se va bene, i missili resteranno protetti da mamme e bambini per poter comodamente uccidere altre mamme e altri bambini. Se va male, Israele farà una figura terribile davanti ad una comunità internazionale che soltanto a chiacchiere si finge «equivicina» ma che in realtà è ferocemente lontana da Israele, come dimostra la nessuna impressione, commozione e sdegno per i 23 bambini massacrati nel bus scolastico di Gerusalemme. Gli articoli di ieri grondavano fiele dagli artigli e fra tutti ci ha colpito quello di Bernardo Valli su Repubblica («Chi è colpevole del sangue degli innocenti») perché conosciamo e stimiamo Valli, il quale peraltro quando può picchia su Israele come tutti. Ricordo ancora Bernardo quando eravamo rifugiati al «Four Lanterns» di Larnaca (lui allora lavorava per la Stampa e io per Repubblica) dopo una notte di vomito e di cannonate su un battello davanti al porto di Beirut, e di quando saltammo su un aereo che per poco non fu abbattuto dai caccia americani perché portava uno sceicco ricercato dall'intelligence Conosciamo bene entrambi quella guerra e Valli la conosce quanto me se non di più. Per questo abbiamo fatto un salto già dal suo incipit: «Il sangue di Cana è schizzato in faccia a tutti», dove quel «tutti» come verrà spiegato man mano vuol dire soltanto israeliani e americani, come al solito, perché ai veri responsabili hezbollah dedica solo parole di rimbrotto amichevole. Ma Valli raggiunge le vette dell'arte quando spiega ai suoi lettori ciò che abbiamo detto all'inizio: e cioè che Hezbollah nasconde le sue rampe missilistiche nei palazzi civili (da cui impedisce ai civili di fuggire perché devono fare da scudo umano) e che questa e soltanto questa è la ragione per cui Tsahal ha bombardato un edificio che è peraltro crollato sette ore dopo essere stato colpito, il che significa che molti se non tutti potevano essere evacuati e salvati, se soltanto Hezbollah avesse voluto. E allora Bernardo Valli sceglie la via giornalistica della verità parcellizzata a rate, resa quasi irriconoscibile: «La macchia (di sangue, ndr) non risparmi neppure gli hezbollah (quel “neppure” è già un capolavoro perché equivale a un “persino”) che muovendosi tra la popolazione civile la espongono a rappresaglie». Voi vedete già l'aria da premio Pulitzer che tira in queste righe dove non si dice che Hezbollah si fa scudo di civili terrorizzati, ma che si muove, come una allegra folla di indaffarati impiegati. E poi viene il bello, se così si può dire: «I militari israeliani si sono naturalmente prodigati nel dimostrare che da quella casa di Cana presa di mira dalla loro aviazione partivano i missili diretti su Kiryat Shmona e Aufula, due località della Galilea occidentale». «Naturalmente» (è nella loro natura, suggerisce antropologicamente Valli) «quei furbacchioni degli israeliani “si sono prodigati” (chissà che fatica) nel dimostrare che la casa fosse il luogo da cui partivano i missili». Ma è anche da segnalare quel «località» riferito a due popolosi centri abitati israeliani come Shmona e Aufula. Le «località» sono anonime, forse sono luoghi archeologici, forse residui geografici. Invece le città pulsano sangue e carne e questa ci sembra la differenza. Israele ha difeso il suo sangue e la sua carne, attaccati da Hezbollah nascosti fra la carne e il sangue libanese, allo scopo di uccidere impunemente gli israeliani. E poi ancora, senza forzare, Valli accetta con distrazione di ammettere che quella sostenuta dagli israeliani è la verità, tutta la verità, soltanto la verità. E lo fa con consumata eleganza, scrivendo: «È assai probabile che l'accusa sia esatta», eufemismo che sta per «è vero quel che dicono gli israeliani» e che dunque non richiede commenti, ma che fa da apristrada alla tesi secondo cui dai fatti di Cana finalmente si capisce, si giustifica, si spiega tutto l'odio di cui Israele è oggetto. Valli poi spiega l'arcano: l'arcano sta nell'arroganza di Israele nel ritirarsi dai territori occupati, senza concedere l'offa della vittoria ai suoi nemici. E che si fa così? Israele si è ritirata dal Libano nel 2000 e poi da Gaza. Non è pazzesco, suggerisce Valli? Israele è «arrogante» perché non ha fatto finta di cedere Gaza ad Abu Mazen in modo di far credere che si trattasse di una sua vittoria. Invece gli israeliani hanno fatto il loro gesto senza contropartita e anzi con una contropartita di sangue. Non è questo indizio di certa malvagità? E poi Valli ci rifila la solita tiritera su quanto è più ragionevole trattare e parlare che non prendersi a colpi di bombe. Ah, se soltanto gli israeliani capissero una buona volta da Bernardo Valli e dagli altri saggi come lui che non con gli aerei ma con un invito a cena si risponde ad un anno di lanci missilistici. E Valli è, fra tutti, uno dei meglio. Vi risparmiamo gli altri della sinistra e lo facciamo per rispetto del comune senso del pudore. p.guzzanti@mclink.it
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