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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.07.2006 Una buona notizia
seguita da una cattiva

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 luglio 2006
Pagina: 25
Autore: Sergio Romano
Titolo: «Un viaggio a Haifa e il miracolo israeliano»
La buona notizia è che la rubrica delle lettere di Sergio Romano, sul CORRIERE della SERA  è sospesa dal 31 luglio 2006.
La cattiva è che riprende il 29 agosto.
Prima di congedarsi dai suoi lettori Romano ha trovato il modo di sostenere falsamente che Israele stia "distruggendo il Libano".
La realtà è che Israele sta conducendo una guerra a bassa intensità limitando il più possibile i suoi obiettivi ( vedi
Bombardamenti chirurgici a Beirut ).
Ecco il testo:


Ho letto sul Corriere della Sera del 23 luglio la sua risposta sulla crisi libanese a un lettore che si dichiara «incompetente di cose nostrane e internazionali». Purtroppo una buona parte degli italiani non ha l'onestà del signor Barabino e partecipa a dibattiti radio-televisivi, con molta sicumera e poca conoscenza. Mi riferisco in particolare a quanto sta avvenendo in Israele e Libano, dove le farneticazioni di Ahmadinejad hanno avuto l'effetto di compattare un popolo di fronte a un gravissimo pericolo. Magari ciò avvenisse in Italia, dove il pericolo forse è meno grave. Mio padre, Luciano Morpurgo, fece un viaggio in Palestina nel 1927, con il professor Roberto Almagià, geografo, ed editò un libro, corredato dalle sue bellissime fotografie. Prima di morire le cedette all'Istituto del Catalogo del ministero dei Beni culturali che in seguito ne organizzò una mostra, prima a Gerusalemme, poi a Roma e in varie località italiane. Venne stampato un catalogo, «Palestina 1927», edito dalla Ugo Bozzi s.r.l. con autorevoli interventi, fra cui mi permetto di segnalarle quello di Simonetta Della Seta: una analisi socio-economica della Palestina, dal 1890 al 1927. Il periodo successivo certamente lei lo conosce molto bene. Vuole fornire il suo prezioso contributo a illuminare gli italiani sul diritto degli ebrei ad avere la patria che hanno ricreato dal deserto, e di cui hanno avuto profitto purtroppo solo una parte dei palestinesi? Loro non avevano mai avuto una patria, ma adesso ci erano andati vicino. Sergio Morpurgo slmorpurgo801@hotmail.it

Caro Morpurgo, il viaggio di suo padre in Palestina mi ha ricordato il secondo libro sionista di Theodor Herzl. S'intitola «Altneuland», vecchia terra nuova, e fu pubblicato nel 1902. La storia è una «utopistica» visione del futuro e racconta le impressioni di due persone (un ebreo viennese e un inglese di origine tedesca) durante un viaggio a Haifa nel 1923, quattro anni prima di quello che suo padre fece con Roberto Almagià, uno dei maggiori geografi del Novecento. Nella storia immaginata da Herzl, i due viaggiatori avevano passato qualche giorno in Palestina nel 1902 e avevano visto campi incolti, villaggi miserevoli, ebrei e arabi accomunati dalla stessa povertà e dalla stessa disperazione. Ma quando sbarcano dalla loro nave vent'anni dopo non credono ai loro occhi. Haifa è diventata una città moderna, dinamica, percorsa da funivie che sfrecciano al di sopra di ricchi palazzi e di viali fiancheggiati da splendide palme. In meno di una generazione gli ebrei immigrati dall'Europa centro- orientale hanno trasformato il volto della Palestina e ne hanno fatto uno dei più ricchi Paesi del Mediterraneo. Le descrizioni di Herzl appartengono al genere della letteratura visionaria e futuristica, molto di moda agli inizi del Novecento, ma la profezia si è avverata e gli ebrei hanno conquistato, grazie al loro lavoro, un titolo di proprietà molto più importante di quello che può derivare dai testi biblici. Haifa non ha funivie che sfrecciano al di sopra dei palazzi, ma ha quasi trecentomila abitanti (ne aveva quarantamila all'epoca del mandato britannico) ed è il principale porto del Paese. Quando ne vedo le immagini alla televisione ricordo un viaggio negli anni Ottanta insieme a Vittorio Dan Segre, allora professore di quella università. Andammo insieme, tra l'altro, a visitare l'ospedale italiano, una istituzione che risaliva al periodo ottomano. Mi chiedo se esista ancora e se abbia dovuto accogliere in questi giorni i feriti dei quotidiani bombardamenti degli Hezbollah. Ma non posso dimenticare, al tempo stesso, il numero molto più elevato delle vittime libanesi dei bombardamenti israeliani. Israele ha certamente il diritto di proteggere la sua Altneuland e di reagire agli attacchi del nemico. Mi chiedo tuttavia se possa davvero garantire la propria sicurezza distruggendo un Paese vicino, costringendo centinaia di migliaia di persone ad abbandonare le proprie case e creando un clima politico che permetterà agli Hezbollah di reclutare nuovi seguaci. P.S. Con questa risposta la rubrica va in congedo per quattro settimane. A tutti i lettori buone vacanze. Ci ritroveremo martedì 29 agosto.

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