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Libero Rassegna Stampa
29.07.2006 Antisemitismo scatenato dalla disinformazione sulla guerra in Libano
l'ironia razzista del "Vernacoliere"

Testata: Libero
Data: 29 luglio 2006
Pagina: 1
Autore: Antonio Socci
Titolo: «Contro Israele la sinistra ride come i nazisti»
Da LIBERO del 29 luglio 2006:

Un triste scivolone quello del Vernacoliere. Il "mensile di satira, umorismo e mancanza di rispetto" (così si qualifica), famoso per le sue volgarità e le massicce dosi di pecoreccio, ma anche per le sue tendenze di sinistra, stavolta è uscito dal seminato. Ieri è apparso il nuovo numero con lo strillo di copertina esposto in evidenza fuori dalle edicole. Eccolo: "Guerra nel Libano. Israele non risparmia sulle bombe. Stupore ner mondo: o che ebrei sono?!". Il senso è chiaro e si noti bene: non si parla di israeliani, ma di ebrei. Come spilorci, oltreché guerrafondai senza scrupoli. Chiedo a Giorgio Israel - docente alla Sapienza di Roma e attento studioso di questi fenomeni - una reazione a caldo: «Mi fa un'impressione tristissima. L'ebreo taccagno o usuraio è uno degli stereotipi più noti e banali dell'antisemitismo di tutti i tempi. Qui fra l'altro mi sembra di sentire l'eco di una famosa e macabra battuta che fece Starace, il gerarca del Ventennio». Quale battuta? «L'editore ebreo Formiggini», mi spiega Israel, «si buttò dalla torre di Ferrara quando furono varate in Italia le leggi razziali. Ebbene Starace commentò così quel suicidio: 'si è ucciso da ebreo, risparmiando un colpo di pistola'. Come a dire: il solito ebreo taccagno». Tuttavia il Vernacoliere si stampa nella città più comunista d'Italia, Livorno. Ne è quasi un emblema, di cui vanno orgogliosi: a giugno si è tenuta in questa città la "Festa del Vernacoliere", durata 25 giorni. Ed «è stata promossa e organizzata dall'Agenzia per il Turismo, un ente di competenza della Provincia».

LA CITTÀ PIÙ ROSSA
Ognuno propone ai turisti i suoi simboli e i suoi gioielli. A Roma c'è San Pietro, la Sistina e il Colosseo. A Milano il Duomo e il Cenacolo di Leonardo. A Venezia i mosaici di San Marco. A Firenze la Cupola del Brunelleschi e la Primavera di Botticelli. Ebbene, a Livorno - a quanto pare - celebrano un mensile specializzato nel pecoreccio, così l'Agenzia per il Turismo "promuove" la città. Del resto le tendenze politiche di chi fa il giornale sono quelle prevalenti in quella zona: rosse (il direttore ringrazia per il "Premio satira politica" ricevuto alla Festa dell'Unità di Montespertoli). La vocazione alla battuta, anche greve, è tipica della zona. Pure un altro gigante del pensiero (politico), il vignettista del Manifesto Vauro, viene da Livorno. La sinistra intellettuale, anni fa, si riconosceva nel settimanale satirico Cuore, oggi c'è il Vernacoliere, che è più popolare, da osteria, meno intellettualistico, ma egualmente "à gauche". Si potrebbe liquidare tutto dicendo che la copertina di questo numero è solo un incidente. Ma ciò che rende questo scivolone sugli "ebrei" particolarmente infelice è la casuale concomitanza con gli eventi accaduti nei giorni scorsi nella stessa città. Ieri il "Giornale della Toscana" apriva con questo titolo: "Scritte antiebraiche a Livorno". La cronaca di Fabio Scaffardi riferisce che su alcuni muri è comparsa questa scritta: "Israele Stato canaglia". La stessa scritta era siglata dovunque con la stessa minacciosa firma: una stella a cinque punte. Ancora più inquietante il fatto che siano stati imbrattati i muri delle case e dei negozi di persone note come esponenti della locale comunità ebraica. Quella livornese è una comunità importante che annovera fra le sue glorie Elia Benamozegh (1823-1900) che fu il rabbino della città e che è stato un biblista, talmudista e studioso di Cabala, di livello internazionale (è stato anche il maestro del padre di Elio Toaff, già il rabbino capo di Roma). Il sindaco di Livorno, il Ds, Alessandro Cosimi, è intervenuto subito su quelle scritte: «È un gesto che a Livorno non era mai accaduto e che condanniamo con la massima fermezza. Segnare i luoghi in base al credo religioso di chi vi abita o lavora è un gesto raccapricciante, che evoca tempi bui: tempi e ideologie che non appartengono alla democrazia, che anzi sono stati da questa sconfitti e messi al bando». Il problema però è capire da dove viene questo rigurgito. Manca il coraggio di andare a guardare cosa c'è nel corpaccione della sinistra.

TORNANO I FANTASMI
È molto chiaro invece Guido Guastalla, editore e libraio della città, già candidato sindaco della Casa delle Libertà. Guastalla, che è un esponente della comunità ebraica (il negozio di suo fratello è uno di quelli imbrattati da quella scritta), dice: «i fatti di queste ore mostrano che stanno riemergendo vigorosamente i fantasmi dell'antisemitismo di sinistra. E la sinistra deve interrogarsi. Già negli anni Sessanta quell'area politica fece la sua scelta contro Israele. Col tempo i dirigenti in parte hanno cambiato, ma la base intossicata da idee antisioniste non è cambiata». Guastalla aggiunge una critica al primo cittadino di Livorno: «il sindaco sembra mettere sullo stesso piano il generico sciovinismo con l'antisemitismo che invece è un fenomeno diverso e specifico». L'ostilità anti-israeliana delle fasce più fanatiche del «popolo di si nistra», in Toscana, è documentata anche da altri fatti recenti. Il 14 ottobre 2004 all'Università di Pisa alcuni autonomi impedirono con la forza, occupando l'aula magna, a Shai Cohen, consigliere dell'Ambasciata di Israele, di tenere una conferenza sul Medio Oriente. E il 22 febbraio 2005 all'Università di Firenze tentarono di fare lo stesso anche con l'ambasciatore israeliano Ehud Gol. Peraltro - per tornare a Livorno - la cronaca di Scaffardi svela che sabato sera, durante la "notte bianca", alcuni militanti di un centro sociale avevano esposto uno striscione che proclamava: "Israele Stato infame. Palestina libera". In questo clima già bollente viene a collocarsi l'uscita del Vernacoliere. «A me, più che quel titolo (certo criticabile)», dice Guastalla, «ha fatto male la vignetta, dove si vede un soldato israeliano con carro armato che annuncia di voler massacrare dieci civili dell'altra parte per ognuno della propria ('poi viemme a di' che sono tirchio', dice ancora la vignetta). È chiaro che questa battuta infelice ricorda i nazisti: dieci per uno. Ed è inaccettabile».

LA VERITÀ IGNORATA
Peraltro il Vernacoliere sull'argomento propone pure due articoli. Uno serio (si fa per dire) nel quale si denuncia «l'interesse americano a usare Israele come avamposto» ora che gli americani (dice Mario Cardinali) «s'apprestano ad attaccare anche l'Iran e in sottordine la Siria». E poi un articolo, che vorrebbe essere satirico, dello stesso autore, dove si torna sulla storia dello «sciupìo di bombe che contrasta anche con la natura tipica degli ebrei che pur di risparmiare spellerebbero le pulci». Inquietante quel discettare «sulla natura tipica degli ebrei». Nel merito il "popolo di sinistra" non sembra interessato ai fatti. Neanche considera che la guerra è stata iniziata da Hezbollah. Si sintonizza sulla tesi del governo (la "sproporzione" della risposta israeliana) e condanna Israele tout court. «La verità», dice Giorgio Israel, «è che Israele è stata attirata in una trappola. Non a caso l'attacco di Hezbollah si è avuto proprio il 12 luglio, quando all'Onu si doveva discutere del nucleare iraniano. Ora Hezbollah è armato fino ai denti e per la prima volta tutto il territorio di Israele è sotto attacco. Si è evidenziata una vulnerabilità drammatica. Se Israele non vince in un paio di settimane sradicando Hezbollah è l'inizio della fine. Stavolta è davvero a rischio la sopravvivenza di Israele». «Per questo», conclude Israel «la posizione di D'Alema è pericolosa». Peraltro anche la sopravvivenza dei cristiani della regione, a cominciare da quelli libanesi, di fatto ostaggi impotenti di Hezbollah, siriani e iraniani, è a rischio se vincono i "pasdaran" di Damasco e Teheran. Ma la sinistra italiana non vede il dramma. E a Livorno si irride l'ebreo taccagno.

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