"Armi proibite" israeliane in Libano ? si diffonde l'ennesima bufala mediatica
Testata: La Repubblica Data: 29 luglio 2006 Pagina: 4 Autore: Francesca Caferri Titolo: «L´accusa dei libanesi»
Dal LIbano e, con una coincidenza temporale di per sè molto sospetta, da Gaza, arrivano accuse, non verificate per ammissione degli stessi medici libanesi e palestinesi , circa l'uso di "armi proibite" da parte di Israele. Mentre Tsahal smentisce categoricamente si diffondono comunque nell'opinione pubblica voci inquietanti e incontrollate, che alimentano la demonizzazione di Israele. Un esempio è l' articolo di Francesca Caferri pubblicato da La REPUBBLICA del 29 luglio 2006, con il titolo "L´accusa dei libanesi "Attacchi con armi chimiche" " Dal testo, letto fino in fondo, emerge l'infondatezza delle accuse, ma intanto il sospetto è stato instillato nei lettori.
Ecco l'articolo:
Un´ACCUSA atroce pesa sull´offensiva israeliana in Libano: secondo le denunce di alcuni medici di stanza negli ospedali del sud del paese, rilanciate da ministri del governo Siniora e dal presidente della repubblica libanese Emil Lahoud, l´esercito di Gerusalemme sta facendo uso di armi chimiche nel suo attacco contro Hezbollah. Le accuse sono state smentite dai portavoce dell´esercito israeliano: «Stiamo usando soltanto armi ammesse dalle convenzioni internazionali», hanno detto. Ma la dichiarazione non è servita a far cessare il coro di accuse, rilanciate su Internet da organizzazioni pacifiste o filo-libanesi, che hanno pubblicato decine di foto di civili presumibilmente uccisi da armi illegali. Le associazioni accusano sulla base del racconto di diversi medici libanesi. Il primo a parlare è stato Jawad Najem, chirurgo dell´ospedale Najem di Tiro all´Associated press martedì ha detto che ci sono bruciature da fosforo sul corpo di una famiglia la cui auto è stata colpita da un missile israeliano mentre cercava di lasciare il villaggio vicino al confine. Il padre è morto sul colpo, mentre madre e due figli sono ustionati. Il giorno successivo è stato Bachir Cham, dall´ospedale di Sidone a rilanciare l´accusa attraverso la Reuters, parlando dei corpi di otto persone uccise in un raid vicino Rmeili: «Sono neri come scarpe, ma hanno capelli e pelle intatti: quindi di fatto non si posso definire ustionati. È stato qualcos´altro a ridurli così», ha detto, spiegando di aver prelevato 24 campioni di pelle e di averli spediti a laboratori libanesi, americani e all´Organizzazione mondiale della Sanità a Ginevra. Occorrerà il responso delle analisi per avere una prova certa dell´uso di sostanze chimiche, ma ad appesantire la posizione israeliana sono arrivate ieri due prese di posizioni pesanti: la prima è di Human rights watch, organizzazione che ha denunciato l´uso di cluster bombs da parte di Tel Aviv (uso ammesso dagli stessi israeliani, che sottolineano che le bombe a frammentazione non sono proibite dalle convenzioni internazionali): «Non abbiamo prove che stiano usando fosforo sul territorio libanese - ha detto Peter Boukhaert, responsabile emergenze di Human rights watch - ma lo stanno di certo usando lungo la linea di frontiera». Le convenzioni internazionali consento l´uso del fosforo per illuminare la scena della battaglia, ma lo vietano come arma da usare contro obiettivi civili o civili stessi. Nella distinzione potrebbe celarsi la verità: «Non possiamo dire che Israele sta usando armi chimiche - spiega Andrea Nativi, esperto militare e direttore della Rivista Italiana di Difesa - perché il fosforo non è un´arma chimica ma incendiaria e perché se Israele lo usa contro obiettivi militari si sta attenendo alle regole: chi le viola semmai è Hezbollah, quando nasconde armi o basi per i missili all´interno o nei pressi di abitazioni di civili».
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