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La Stampa Rassegna Stampa
29.07.2006 Per ogni dubbio chiedere a Hezbollah
così Giuseppe Zaccaria cerca la "verità" sulla guerra in Libano

Testata: La Stampa
Data: 29 luglio 2006
Pagina: 9
Autore: Giuseppe Zaccaria
Titolo: «Hezbollah «Ma quali ostaggi? Washington vuole ridisegnare il Medio Oriente»»
L'andamento delle operazioni militari,  i bombardamenti contro i civili israeliani, l'atteggiamento delle popolazione libanese verso la guerra in cui è stata trascinata.
Su ogni argomento controverso che riguardi la crisi in atto in Libano, Giuseppe Zaccaria sa come fornire una versione affidabile ai lettori della STAMPA .
Chiedendo a Hezbollah e riportando le risposte senza fiatare,  nemmeno di fronte alle menzogne più spudorate (per esempio che i razzi katyiusha siano stati sparati contro i civili israeliani solo dopo che vi erano state vittime tra i civili libanesi)
Di seguito, l'intervista a Mohammad Fneich pubblicata il 29 luglio 2006.
Una pagina di propaganda jihadista:

Al ministero dell'Energia i controlli paiono molto scarsi, come avverte un cartello il personale è ridotto «a causa degli eventi» ma soprattutto il fatto che al suo vertice ci sia un Hezbollah sconsiglia di frequentare troppo il luogo.
«Israele dice che bombarderà tutti gli esponenti del Partito di Dio? Io mi sento esposto esattemente come qualiasi altro libanese», dice Mohammad Fneich, 53 anni, barba bianca e tono ieratico, capodelegazione dei ministri di Hezbollah nel governo libanese. Dopo l'inafferrabile Nasrallah è lui il personaggio di maggior spicco in questo momento e per una volta non si sottrae al colloquio con un giornalista occidentale.
«Per noi - continua - ogni giorno in più della vita è un dono di Dio e questa è anche la convinzione dei nostri combattenti , per questa ragione siamo il solo Paese del Medio Oriente che sia riuscito a resistere già per per due settimane alle armate di Tel Aviv e continui a metterle in forte difficoltà».
Ecco, vorremmo proprio che ci spiegasse come vedete la situazione militare: gli analisti parlano di uno stallo e di una tattica che ha sorpreso reparti ed "intelligence" israeliani.
«La nostra resistenza va spiegata su un doppio livello, da una parte con la fede, i principi e la volontà di combattenti che difendono la loro terra e dall'altra con l'esperienza che hanno raggiunto. Fino dalla fondazione Hezbollah ha significato anzitutto che i giovani, di questo Paese e non solo, hanno deciso di non subire più le violenze di Israele e chi si batte per difendere il proprio villaggio e la propria famiglia lo fa fino in fondo. Se poi è costretto a farlo da vent'anni ha imparato a combattere con particolare efficacia...».
Magari perchè ha ricevuto un addestramento in Iran.
«Questa è progaganda. E' vero piuttosto che i nostri combattenti hanno imparato molto dall'Iran così come dalle vicende politiche e militari degli altri Paesi islamici, ma nel senso che fra noi ci sono persone dotate di grande intelligenza. Studiare le campagne militari di Israele e degli Stati Uniti, i movimenti islamici di resistenza, analizzare gli errori dei nostri fratelli, preparare le contromisure è cosa che facciamo da anni. E poi, ripeto, ognuno dei nostri combattenti conosce il terreno metro per metro perchè lì è cresciuto e perchè da lì da sempre è abituato a confrontarsi con i soldati di Israele».
Non si può negare però che il missile che ha centrato al largo la fregata israeliana fosse una potente arma di produzione iraniana.
«E nei prossimi giorni ce le saranno altre che centreranno altri obiettivi, inshallah».
Il Libano è distrutto economicamente e le ostilità non accettano a diminuire, gli aerei israeliani uccidono i vostri civili e voi uccidete civili in Israele, non c'è modo di fermare questa ecatombe?
«Nei primi due giorni di attacchi israeliani Hezbollah non aveva reagito poi abbiamo cominciato a usare le nostre armi sulle case solo dopo che aerei e cannonate avevano distrutto le nostre».
Adesso però le cose paiono impantanate di fronte all'alternativa fra rilascio dei prigioneri per un cessate il fuoco, o cessate il fuoco per un rilascio dei prigionieri.
«Mettere la situazione in questi termini è come credere ai fumetti, soltanto la bellezza americana può credere a questa visione».
La bellezza americana?
«Condoleeza Rice noi la chiamiamo così, è venuta a proporre al Libano e alla sua resistenza un progetto folle che ai due soldati non fa neanche cenno. La vera questione sta nel progetto israelo-americano di cambiare tutti gli equilibri in Medio Oriente e questo non attiene certo al destino di due prigionieri, i piani di invasione e di bombardamento erano pronti da tempo e catturando i due israeliani noi abbiamo fatto soltanto in modo di anticiparlo impedendo a Tel Aviv di sceglierne anche i tempi. Nessuno può pensare di ridurre una questione così ampia a termini tanto semplicisti a meno di non credere ai fumetti, come dicevo, o di condurre una politica bendata come quella di Bush».
Altri analisti sostengono che queste due settimane di bombardamenti vi abbiano fatto un grande regalo, da partito la cui ala politica rappresenta il trenta per cento dei voti siete promossi a esercito di resistenza nazionale. Ne siete soddisfatti?
«Certamente adesso tutti i libanesi hanno capito che Hezbollah è un movimento che mantiene la sue promesse anche quando si tratta di difedere il territorio nazionale e questo rende i cittadini sempre più fieri di noi».
Torno a domandarle: come si esce da questo drammatico stallo?
«Con un cessate il fuoco, come noi continuare a dire, ormai questa guerra si sta trasformando in un fatto di resistenza e sarà interessante vedere chi resiste di più».
Secondo lei, chi?
«Le pare più credibile che lo facciano soldati israeliani già stanchi della missione o a gente di un intero Paese privata ancora una volta di casa, famiglia, futuro?».

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