Una travolgente vicenda famigliare, una meticolosa ricostruzione storica che partendo dalla tragedia della Shoah si snoda attraverso le purghe staliniane e, in un perfetto intreccio di grandi eventi storici e ricordi familiari, arriva ai giorni nostri attraverso il racconto appassionato di Maša Gessen. L’autrice, nata in Urss ed emigrata con i genitori e il fratello negli Stati Uniti all’età di quattordici anni, tornerà in Russia dopo molti anni come corrispondente dall’estero per US World e News Report. Ester e Ruzya due donne ebree che lavorano entrambe per l’odiato sistema sovietico sono al centro del racconto: la polacca Ester, fuggita alla persecuzione nazista, è traduttrice per l’International’ naya literatura” e la moscovita Ruzya, lavora per la censura, al Glavlit, la Direzione generale per gli affari letterari e artistici fondata nel 1922, emendando i pezzi dei corrispondenti esteri da Mosca, ovvero la nonna paterna e quella materna di Maša Gessen. Due figure centrali nella vita della giovane autrice che, descrivendo il suo ritorno in Russia nel marzo del 1991, così le ricorda: “ Ricordavo l’odore di Ruzya, ma penso fosse semplicemente l’odore dell’aria buona e della spessa giacca di cuoio che portava sempre addosso. Ricordavo i capelli bianco-grigi di Ruzya, dritti e chiari come l’alba, e la sua camminata rapida e impaziente. Ricordavo il tono allegro di Ester e il modo buffo che aveva di pronunciare certe parole. Riconobbi anche il paese al quale ero tornata, e quel fatto mi cambiò la vita. Era un paese che avevo odiato per tutte le offese antisemite che sentii da bambina, per il costante timore dei miei genitori che a me e a mio fratello venisse negato un futuro in quanto ebrei….”
Ed è proprio l’antisemitismo che ha caratterizzato i regimi totalitari di Hitler e Stalin, il mostro col quale Ester e Ruzya si dovranno confrontare per tutta la loro vita: dai ghetti dell’Europa orientale dove, con la feroce invasione hitleriana, prenderà avvio il progetto di sterminio del popolo ebraico, al terrore staliniano che non risparmierà nessuno: intellettuali, medici, scrittori e artisti. “Dopo la guerra, la paura si fece più specifica. Il 13 gennaio del 1948, venne ucciso l’attore Solomon Mikhoels: fu il segnale che la sua generazione di ebrei era diventata il bersaglio principale di quella macchina punitiva. Alcuni pensano che tutto ebbe inizio nel 1946, con gli attacchi sui giornali contro gli scrittori di lingua yiddish le cui opere sembravano contenere “espressioni di nazionalismo ebraico”. Pur nella diversità del loro temperamento - Ester sempre ribelle deciderà di opporsi al regime sovietico esponendosi a gravi rischi personali, Ruzya più incline al compromesso accetterà di diventare tenente nella polizia segreta la NKVD - la solidità della loro amicizia rimarrà un punto fermo nelle loro vite, un’ancora che le aiuterà a superare le difficoltà legate alla sopravvivenza, ai dolori e ai lutti, cementandosi ancor più con il matrimonio di Sasa e Yolochka, dalla cui unione nascerà Maša. Questo libro non è solo una straordinaria testimonianza sulla forza dell’amore e della speranza e sulla tenacia di due donne, ma è anche un’indimenticabile epopea femminile dove i ricordi personali dell’autrice si mescolano alle biografie delle due nonne dando vita ad un racconto coinvolgente e ricco di emozioni, un’opera complessa e profondamente vera.