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Una lettera a Paolo Mieli su Sergio Romano 28/07/2006
Caro Mieli,
mi rivolgo a Lei, in qualità di Direttore del Corriere, ma anche come persona di buon senso, che ho sempre letto con piacere e che ho sempre rispettato per la professionalità.
In questi giorni, come Lei ben sa, la situazione in medioriente è esplosa e i fatti si sono succeduti con una rapidità impressionante, sfuggendo di mano agli stessi protagonisti.
Quello però che si richiede ad un giornale è l'obiettività e in questo, sono dolente di dirLe, che sulla rubrica di lettere a Sergio Romano, la faziosità è dominante. Naturalmente, ognuno di noi ha le proprie opinioni, ma quando si vedono omesse realtà che cambiano il quadro della situazione, allora viene da pensare che il giornale sia uscito dai binari che costituiscono la sua principale funzione. In una situazione di conflitto i torti e le ragioni non stanno mai da una parte sola, ma non si può mettere sullo stesso piano uno stato democratico con un movimento che la stessa UE ha messo all'indice, come terrorista.
La invito a raccomandare all'Ambascitore Romano, di esprimere ciò che pensa nella completezza dei fatti, così come si conviene ad un professionista della carta stampata.
La ringrazio di cuore e Le rinnovo la mia stima
Ester Picciotto

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