Alberto Stabile ne è certo: Israele bombarda deliberatamente l'Onu non sa che Hezbollah colloca le sue postazioni nella vicinanze dei punti si osservazione dell'Unfil ?
Testata: La Repubblica Data: 27 luglio 2006 Pagina: 6 Autore: Alberto Stabile Titolo: «L'Onu:»
Alberto Stabile ne è certo, molto più dello stesso Kofi Annan. I quattro caschi blu morti in Libano sono stati colpiti da un'azione israeliana deliberata. Tutto il suo articolo, pubblicato da REPUBBLICA il 27 luglio 2006, è apertamente liquidatorio, quasi sarcastico, nei confronti delle smentite israeliane. Nessun cenno ovviamente vine dedicato alla circostanza che gli Hezbollah usano collocare le proprie postazioni nelle vicinanze dei posti di osservaziona dell'Onu.
Ecco l'articolo:
GERUSALEMME - Il ministero degli Esteri ha espresso il suo «sincero rammarico» per la morte dei quattro caschi blu dell´Onu uccisi a Khiyam, nel Sud del Libano da un missile lanciato da un aereo israeliano. Un «incidente» malaugurato, l´ha definito il premier Olmert parlando al telefono con Kofi Annan, al quale ha annunciato d´aver ordinato un´inchiesta che sarà condotta, ovviamente, dall´Esercito, cioè dallo stesso soggetto che l´«incidente» ha provocato. Kofi Annan aspetta i risultati dell´indagine, ma al vertice di Roma s´è guardato bene dal ripetere quel che aveva detto, a caldo, la sera prima, quando non aveva esitato a parlare di un attacco «apparentemente deliberato». Al Consiglio di sicurezza, però, la Cina ha chiesto la condanna d´Israele. Non è la prima volta che nel mattatoio libanese l´esercito israeliano e i militari disarmati delle Nazioni Unite si ritrovano su fronti opposti. Non dovrebbe mai succedere, perché i caschi blu stanno in Libano da 28 anni con compiti d´osservatori, o d´aiuto ai profughi provocati dalle molte guerre che vi si sono combattute. L´ultimo incidente grave risale al febbraio ‘96, quando Israele lanciò l´operazione «I frutti dell´odio» con lo stesso obiettivo di oggi: cacciare gli Hezbollah dal Sud del Libano. In quell´occasione, un campo profughi gestito da soldati delle Isole Fiji, sotto mandato dell´Unifil, venne centrato da colpi d´artiglieria nei pressi del paesino di Kana. Morirono oltre cento civili. Anche allora, contro le conclusioni dell´Onu, Israele sostenne che si era trattato di un incidente non voluto. Il contrasto non fu mai sanato. Ma almeno il massacro di Kana aiutò a raggiungere la tregua che venne decisa dopo 17 giorni operazioni. Stavolta, che il bombardamento di Khiyam possa servire ad accelerare il cessate il fuoco sembra da escludere, almeno per ora. Ma l´accaduto non può non essere valutato nel momento in cui si parla di inviare una forza internazionale, senza l´accordo delle parti in conflitto, o almeno di una delle due parti, gli Hezbollah, e senza un´idea precisa del mandato. «Siamo in guerra e queste cose in guerra succedono», è il motivo che ritorna nei commenti dei dirigenti israeliani. Se non che nel rapporto degli osservatori si scopre che quel giorno erano stati ben 14 gli «incidenti» dovuti a «fuoco ravvicinato», «da bombe aeree e fuoco d´artiglieria» che avevano sfiorato il posto d´osservazione di Khiyam. Nel rapporto si precisa che alle 18,30 quattro proiettili dell´artiglieria israeliana avevano colpito «direttamente l´interno della posizione, causando vasti danni all´edificio ed al rifugio». Il comandante delle forze Unifil, nella cui area operano gli osservatori Untso dell´Ogl (Observer Group Lebanon) di cui facevano parte i quattro uccisi, aveva ripetutamente invocato la protezione di quella particolare posizione Onu dal fuoco. Era stato il capo dell´Ufficio di collegamento delle forze Onu nel Sud del Libano, il tenente colonnello irlandese John Malloy, a mettersi in contatto con i colleghi israeliani per sei volte: «Dovete fare qualcosa, o ci potranno essere dei morti». Evidentemente l´avvertimento non è bastato. Secondo il portavoce irlandese quello di ieri, «o è stato un incidente incredibile, o un bombardamento diretto». Mentre per la Casa Bianca, «quel che è successo è orribile, ma non ci sono motivi per affermare che Israele abbia voluto colpire la posizione intenzionalmente».
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