Soldi in Libano dai musulmani sciiti italiani anche per finanziare Hezbollah ?
Testata: Libero Data: 26 luglio 2006 Pagina: 0 Autore: Andrea Morigi Titolo: «Tam-tam islamico: mandate soldi in Libano»
Da LIBERO del 27 luglio 2006:
MILANO Tra i musulmani sciiti italiani circola insistentemente un messaggio di posta elettronica dal titolo: «Sostegno economico al popolo libanese», che si apre «Col nome di Dio Clemente e Misericordioso, Assalam °alaykum», come gli appelli degli ayatollah iraniani. Anche il tono è il medesimo, quando descrive «l'atrocità e la disumanità della situazione che incombe su questo popolo martoriato dai sionisti». Neanche una parola sui razzi che, dal Libano, colpiscono donne e bambini israeliani. Non è per loro che «l'Associazione Solidarietà Rifugiati Immigrati (Asri)- Onlus, in collaborazione con la comunità libanese, ha riservato il proprio conto corrente per accogliere i vostri preziosi contributi economici». Seguono le coordinate, che rimandano a un conto presso le Poste Italiane, a cui l'associazione islamica Imam Mahdi «invita i musulmani e le persone amanti della giustizia e della libertà» a far pervenire quattrini. Non una parola sulla destinazione dei fondi, né un numero di telefono a cui chiedere maggiori informazioni. Si dona in beneficenza (islamica) per un puro atto di fede che, come è noto, è cieca come l'amore. Come l'odio, in questo caso. A memoria, si può ricordare che si tratta della stessa Asri che aveva organizzato, una settimana fa a Milano, davanti al consolato generale del Libano, un presidio durante il quale si gridava «A morte Israele» ed era stato inalberato uno striscione in cui si paragonava la svastica alla stella di David. E la presiede una psichiatra del Naga, Associazione Volontaria di Assistenza Socio Sanitaria e per i Diritti di Stranieri e Nomadi, che si occupa anche di medicina islamica, Anna Felcher. Prima di lei, aveva presieduto l'Asri Maria Vittoria Mora, sempre del Naga. Ma le cariche sociali non spiegano i legami con il Libano. Per le istituzioni, invece, gli aderenti all'Asri svolgono un'o pera di volontariato sociale. Così risulta nel registro della Regione Lombardia, che dal 1997 li ha censiti nei propri elenchi, come impone la legge. Chi vuole ottenere contributi pubblici deve obbligatoriamente iscriversi. È così che la Provincia di Milano, nel 2004, ha approvato il finanziamento del loro progetto «È la differenza che fa la differenza». Requisito non necessario, invece, per ottenere il cinque per mille dell'Irpef. Per intascarsi una fetta del Tesoro, la procedura è più semplice. Così, sbrigando poche formalità, l'Asri entra nel novero delle decine di migliaia di associazioni nelle cui casse finisce parte delle imposte dei contribuenti italiani. Ma perché versare proprio all'Asri anche il denaro per il popolo libanese? A chi sarà distribuito poi? E perché l'Associazione islamica Imam Mahdi consiglia caldamente di utiliz zare quel canale specifico? Al Naga non rispondono al telefono. Anna Felcher nemmeno. E l'associazione Imam Mahdi non dà riscontro alle mail in cui si chiedono chiarimenti sui motivi della scelta dell'Asri. Secondo l'enciclopedia delle religioni del Cesnur, l'islam sciita, in Italia, fa riferimento pressoché esclusivo all'Ambasciata iraniana presso la Santa Sede. Ma ormai, dopo l'11 settembre 2001, tutte le associazioni di beneficenza in ambito islamico sono strettamente monitorate per il timore che le elemosine ricevute si trasformino in un finanziamento mascherato ad Al Qaeda. Oppure agli Hezbollah libanesi, già sostenuti con dovizia di mezzi dallo stesso Iran. E occorre inventarsi stratagemmi sempre più sofisticati per mandare qualche soldo in Libano.
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