martedi` 26 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
26.07.2006 Voci libanesi contro Hezbollah
accusano il governo e appoggiano l'azione israeliana

Testata: Il Foglio
Data: 26 luglio 2006
Pagina: 3
Autore: Amy Rosenthal
Titolo: «Voci libanesi»
Dal FOGLIO del 25 luglio 2006:

Gerusalemme. “Il governo libanese avrebbe dovuto mandare l’esercito nel sud del paese dopo il ritiro di Israele nel 2000, ma non l’ha fatto. Poi non ha soltanto lasciato che che Hezbollah facesse quello che voleva a sud, ma ha anche chiuso un occhio quando Beirut è diventata una base del terrore. Ignoranza e inattività rendono il governo responsabile al cento per cento di quel che oggi il Libano deve affrontare”. La voce di Brigitte Gabriel è forte, la sua condanna pure: arabo-cristiana nata nel paese dei cedri, ha vissuto per sette anni in un rifugio antibombe e durante la guerra civile è scappata in Israele. Ora Brigitte ha fondato un think tank – American congress for truth – e il prossimo mese sarà in libreria con il suo primo libro: “Because they hate us: a survivor of islamic terror warns America”. Brigitte è critica anche nei confronti del premier libanese, Fouad Siniora, pur se ha una spiegazione: “Se accusasse Hezbollah, farebbe la stessa fine di Rafiq Hariri (ucciso in un attentato nel febbraio 2005, ndr). Siniora non è uno stupido, sa con che nemico sta combattendo. Lui, come tutto il Libano, è rimasto ostaggio delle milizie sciite”. Inefficienza del governo e sponsor forti: così il partito di Dio è diventato fortissimo. “Cristiani, sunniti e drusi sono contro Hezbollah, ma non hanno armi a disposizione e – a questo punto Brigitte alza la voce – non sono sostenuti da nessuno nel mondo. Dall’altra parte c’è il partito di Dio finanziato da Iran e Siria”. L’impotenza del governo d’unità del Libano è chiara. Così come lo è il fatto che ora Damasco faccia pressioni per il cessate il fuoco: “E’ ovvio, così può riarmare Hezbollah e perpetrare il suo attacco a Israele. Ma Tsahal non deve fermare i bombardamenti, finché non sarà distrutta tutta l’infrastruttura del partito di Dio”. E continua: “Molti mi hanno chiesto sorpresi perché Israele ha bombardato l’aeroporto di Beirut. Ma il motivo è chiaro: da lì arrivavano gli aiuti dall’Iran per Hezbollah. E’ la stessa ragione per cui si attacca il quartiere sciita della capitale. Francamente non capisco tutto questo accusare l’uso ‘sproporzionato’ della forza da parte di Israele”. Ora che la triangolazione tra Teheran, Damasco e Hezbollah è evidente, è importante non distogliere lo sguardo: “La mia più grande paura è che il mondo smetta di prestare attenzione e liquidi la questione come un problema esclusivo di Israele. Ma l’ideologia islamista ha già colpito anche fuori dal medio oriente. Se non si uccide il cancro che ora s’annida in Libano, questo contagerà tutto il mondo e ucciderà il corpo della civilizzazione occidentale”. Amy Rosenthal

Gerusalemme. “La stragrande maggioranza dei ministri del governo libanese è a favore del disarmo di Hezbollah: 19 su 24. Hanno tentato negoziati ufficiali con il partito di Dio già da marzo e nessuno di loro sapeva dell’azione che i miliziani sciiti stavano preparando contro Israele. Hezbollah li ha traditi, parlando con loro e poi organizzando l’azione oltre il confine, il 12 luglio”. Marius Deeb, cristiano originario del Libano, ora insegna alla John Hopkins University, e ha scritto alcuni libri riguardo le influenze della Siria sul paese dei cedri, oltre ad articoli documentati sulla triangolazione “diabolica” tra Damasco, Hezbollah e Teheran. “Il partito di Dio è il cavallo di Troia della Siria in Libano – dice Deeb al Foglio – Bashar el Assad sta usandolo per tornare, dopo che era stato costretto a ritirarsi in seguito alle pressioni internazionali. Il leader druso Walid Jumblatt ha detto chiaramente che il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, sta giocando in nome di Siria e Iran, e non c’è dubbio che ciò sia vero. La sensazione della maggior parte dei libanesi è che il partito di Dio ha distrutto il paese e che debba essere disarmato. Al di là di quello che Israele sta facendo per indebolire Hezbollah nell’immediato, è necessario che queste azioni siano seguite dall’invio di una forza internazionale che operi con l’esercito libanese”. Le operazioni di Tsahal sono il primo passo per spezzare l’asse del terrore: “Smantellare Hezbollah significa indebolire i suoi patroni, che sono i maggiori stati terroristi della regione: Siria e Iran. Disarmare il partito di Dio serve anche a fiaccare altri suoi partner, come Hamas e il Jihad islamico: per il processo di pace con i palestinesi, è necessario mettere fuori gioco Hezbollah, e Israele fa bene a farlo perché il partito di Dio è la seconda organizzazione terroristica più forte del mondo dopo al Qaida”. La responsabilità del disarmo non deve ricadere soltanto su Israele, secondo Deeb, “è un compito del governo libanese e della comunità internazionale”. Soltanto così il paese dei cedri potrà “tornare alla libertà e alla democrazia”. Deeb è ottimista: “Coloro che prima non erano convinti che Hezbollah dovesse essere disarmato ora lo sono”. La richiesta di cessate il fuoco da parte della Siria non è altro che il tentativo di “tenere in vita Hezbollah e di rinforzarlo per il secondo round”. Per questo le pressioni su Damasco non devono finire: ma Deeb esclude ogni attacco militare diretto e dice che il regime change è affare dei siriani. (a. ros.)

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Foglio

lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT