Nel governo libanese i complici di Nasrallah che in un'intervista ad Al Jazeera conferma le accuse di Israele
Testata: Libero Data: 26 luglio 2006 Pagina: 14 Autore: Andrea Morigi Titolo: «Hezbollah colpisce col permesso del governo libanese»
Da LIBERO del 26 luglio 2006:
Arrivano razzi anche dalle zone cristiane del Libano. Incalzato dall'offensiva israeliana, Hezbollah trova appoggi nelle zone di Wadi Chahrour-Blaybel, popolate dai seguaci di Michel Aoun. Nessuna sorpresa, spiega Karim, corrispondente da Beirut del Counterterrorism blog, perché già lunedì alcuni emissari di Hezbollah si erano recati a Mansourieh, nel nord della regione del Metn, per stringere un accordo con i rappresentanti del Tayyar, il partito di Aoun. Ed erano tornati con il permesso accordato di piazzare i propri lanciarazzi proprio sulle colline di Mansourieh. Non è la prima scelta rischiosa compiuta da settori maroniti, che avevano stretto un accordo, sancito nel febbraio scorso dalla firma del memorandum d'intesa tra Michel Aoun e il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Ora, più che un accordo, appare un'alleanza militare, che mette in pericolo intere zone cristiane del Libano, possibile prossimo obiettivo dei raid aerei israeliani. A confermare che Hezbollah gode dell'appoggio di ampi settori politici del Paese dei Cedri, è l'ultima traduzione dell'intervista concessa venerdì 21 luglio dallo stesso Nasrallah alla tv del Qatar Al Jazeera, dove il leader terrorista ammette candidamente di aver informato le autorità libanesi che «dobbiamo risolvere la questione dei prigionieri, e che l'unico modo di farlo è rapire soldati israeliani». Non si lascia scappare i nomi dei suoi interlocutori, ma giura che ci sono delle registrazioni dei loro colloqui e che «quando sarà ora, li farò». E che l'unica obiezione ai sequestri annunciati da Hezbollah riguardava l'efficacia della strategia. Per evidenti ragioni di sicurezza, spiega ancora Nasrallah, il governo di Fouad Siniora e i capi di partito che lo sostengono non erano stati ovviamente informati dei dettagli e dei tempi dell'operazione militare. Ma sapevano che, prima o poi, sarebbe accaduto ciò che ha scatenato la guerra sul Libano. E nessuno ha mosso un dito per impedirlo. Proprio come Israele sta sostenendo sin dall'inizio dell'offensiva militare. Se ora qualcuno, di fronte alla distruzione e ai circa 400 morti e 1.600 feriti, fa marcia indietro, se la dovrà vedere con Nasrallah, che non risparmia nemmeno i governi islamici, colpevoli a suo avviso di non sostenere la sua personale "guerra santa", condotta con l'appoggio di Iran e Siria. «Quanto ai regimi arabi, tutti ci aspettiamo che si dimostrino neutrali. E se non vogliono essere neutrali», li avverte, «lasciamo che trattino Israele e noi allo stesso modo. Accetteremmo perfino che trattassero l'impiccatore e la vittima allo stesso modo. Ma che partecipassero allo spargimento di sangue della vittima, contribuendo a coprire i crimini dell'impiccatore, le dico che non ce lo aspettavamo. Questa è stata una vera sorpresa». Nasrallah si sente abbandonato dai musulmani sunniti, che preferiscono l'altro fronte. Turchia ed Egitto sono già pronti a dispiegare un contingente di dieci mila militari in Libano, poco oltre il confine con Israele, per presidiare una zona cuscinetto e assicurare la fine degli attacchi missilistici contro Israele dopo la dichiarazione di un cessate il fuoco. Dopo 60-90 giorni, secondo quanto prevede il piano americano che Condoleezza Rice ha presentato martedì a Beirut e ieri in Israele, sarà dispiegata una seconda forza internazionale, che sostituirà la prima, composta da 30mila militari, col compito di consentire il ritorno dell'esercito libanese nel sud del Libano e lo smantellamento della presenza di Hezbollah. E quel giorno sarà finita per i terroristi e i loro alleati.
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