Per Sergio Romano Hezbollah l'ha creato Sharon disinformazione continua nella rubrica delle lettere
Testata: Corriere della Sera Data: 24 luglio 2006 Pagina: 27 Autore: Sergio Romano Titolo: «Gli apprendisti stregoni della crisi libanese»
Sharon come apprendista stregone, che , con l'invasione del Libano nel 1982, causò la nascita di Hezbollah, e dunque l'attuale crisi. Lo sostiene Sergio Romano nella risposta a un lettore che chiede chiarimenti sulla storia del Libano e ottiene disinformazione antisraeliana, sul CORRIERE della SERA del 23 luglio 2006.
Israele nel 1982 entrò in un Libano già sconvolto dai crimini dell'Olp (responsabile di massacri della popolazione cristiana maronita come quello di Damour) per porre fine all'aggressione terroristica dei fedayn di Arafat.
Hezbollah vi fu installato da un operazione decisa dall'Iran khomeinista, per esportare nel mondo la "rivluzione islamica" e per combattere Israele.
E' importante ricordare che i primi bersagli del gruppo non furono gli israeliani ma americani e francesi in missione di pace. Perché la sua è un aggressione ideologicamente motivata contro l'occidente, non una reazione alla condotta di Israele.
Falsa anche l'affermazione di Romano relativa ad Hamas. Quando il gruppo fondamentalista si impegnò nell'intifada del 1988, israele non lo guardò affatto con favore. Soltanto negli anni 70 e nei primi anni 80, quando Hamas si occupava solo di assistenza e di istruzione religiosa , Israele non lo contrastò.
Una politica liberale non dissimile da quella dei governi europei che riconoscono i Fratelli musulmani (dei quali Hamas è parte) come interlocutori.
Un errore, ma molto più giustificabile allora che non oggi.
Ecco il testo:
Da incompetente di cose politiche nostrane, ma soprattutto internazionali, e forse paradossalmente per questo tentato dalla dietrologia, le chiedo: i recenti gravi fatti mediorientali che hanno pesantemente coinvolto lo splendido e sfortunato Libano, che pareva ai più ormai normalizzato, potrebbero essere esplosi non a caso appena prima del G8 di San Pietroburgo per ampliare, nonostante i diplomatici sorrisi, i già esistenti punti di disaccordo fra Bush e Putin? Oppure sotto la cenere continuava a covare, a dispetto delle apparenze, ciò che poi si è verificato? Prendendo quindi spunto dal Paese in questione potrebbe chiarire le vicende libanesi degli ultimi decenni, penso dimenticate da molti e non conosciute dai giovani? Gabriele Barabino Tortona (Al) Caro Barabino, come in ogni grande crisi internazionale, anche nelle vicende degli scorsi giorni esistono cause vicine e lontane. Le cause vicine sono la dura rappresaglia israeliana nella striscia di Gaza dopo la cattura di un caporale israeliano: probabilmente l'occasione e il pretesto che gli Hezbollah attendevano per lanciare una delle loro ricorrenti campagne contro Israele. Le cause lontane vanno ricercate nella lunga crisi dello Stato libanese. Quando dettero l'indipendenza al Libano dopo la Seconda guerra mondiale, i francesi lasciarono in eredità al nuovo Stato una Costituzione che favoriva la componente cristiana della società e garantiva a Parigi, in tal modo, una comunità amica bene installata al vertice del potere, una sorta di «quinta colonna» della Francia in Medio Oriente. Le cose andarono bene per il Paese dei cedri, anche sul piano economico, fino a quando due fattori non ne modificarono gli equilibri: l'arrivo delle milizie palestinesi, cacciate dalla Giordania nel 1970, e soprattutto la maggiore crescita demografica della popolazione musulmana. La guerra civile scoppiò nel 1975 e fu resa rapidamente più grave dalle interferenze straniere, anzitutto siriane, ma anche israeliane e, dopo la rivoluzione degli ayatollah a Teheran, iraniane. Nel grande caos libanese degli anni Settanta e Ottanta si combatterono molti conflitti in cui le originali motivazioni etnico-religiose s'intrecciavano con potenti interessi stranieri, ambizioni di leader locali, strategie criminali di affaristi che approfittavano della guerra per i loro traffici di armi, contrabbando, droga. E mentre i libanesi si uccidevano a vicenda, le milizie palestinesi di Arafat, installate nel Paese, conducevano nel frattempo la loro personale guerriglia contro lo Stato d'Israele. La situazione divenne ancora più incontrollabile nel 1982 quando Sharon, ministro israeliano della Difesa, decise di colpire i palestinesi al di là del confine e ordinò all'esercito israeliano di invadere il Libano. Arafat partì per la Tunisia e 11.000 miliziani palestinesi dovettero abbandonare il Paese. Ma l'intervento di Sharon ebbe per effetto la nascita di un nuovo movimento islamico, Hezbollah, e di regalare ai fondamentalisti religiosi una causa nazionale, la lotta contro Israele, da cui avrebbero tratto legittimità e consensi. Fu quella la peggiore ricaduta della mossa di Sharon. Dopo essere stato fondamentalmente nazionale, socialista e laico, il movimento antisionista acquistò da quel momento una pericolosa connotazione religiosa. La stessa cosa accadde nei territori occupati dopo lo scoppio dell'Intifada nel 1987. Anche qui il testimone della lotta contro gli occupanti passò dalle mani dell'organizzazione laica di Arafat a quelle di un nuovo movimento, Hamas, che gli israeliani, in una prima fase, videro con favore. Appoggiati da Teheran e legittimati, agli occhi dell'opinione pubblica, dalla loro lotta contro Israele, gli Hezbollah sono diventati da allora, in Libano, uno Stato nello Stato. Le ultime elezioni politiche, dopo la partenza dei siriani dal Paese, ne hanno, paradossalmente, consolidato il potere. Gli israeliani combattono oggi un nemico che un grande apprendista stregone, Sharon, aveva contribuito a creare.
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