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Il Foglio Rassegna Stampa
22.07.2006 Israele richiama i suoi riservisti
intanto si prepara la Conferenza di Roma

Testata: Il Foglio
Data: 22 luglio 2006
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «Israele richiama i suoi riservisti per bonificare il Libano da Hezbollah»
Dal FOGLIO del 22 luglio 2006:

Verso la conferenza di Roma
Gerusalemme. Più che una guerra punitiva, quella che Tsahal sta conducendo nel Libano meridionale è un’operazione di “bonifica” che punta a disarmare Hezbollah, distruggendo le postazioni utilizzate negli ultimi sei anni dai miliziani sciiti per colpire Israele. E non si ferma. Condoleezza Rice, segretario di stato americano in partenza per il medio oriente, ha detto che un rapido cessate il fuoco sarebbe “una falsa promessa”, perché “se si ritorna semplicemente allo status quo, questo garantirebbe un futuro di violenza”. Ci vuole un progetto, insomma, altrimenti “tra sei mesi un anno” si sarà da capo: di questo si discuterà il 26 luglio a Roma, in una conferenza con Rice, i paesi europei e le nazioni arabe della regione. Il cessate il fuoco non era del resto previsto: ieri le forze israeliane hanno richiamato i riservisti di fanteria. Lo stato maggiore dell’Idf non aveva previsto che “Giusta paga” ponesse tante difficoltà: per lo più le postazioni di Hezbollah sono sotterranee e quindi non erano state rilevate dalla ricognizione aerea. Il portavoce di Tsahal, il capitano Yacob Dalal, non ha escluso operazioni terrestri su vasta scala. Una conferma indiretta giunge anche dall’afflusso di altre migliaia di soldati in Galilea, dove inizialmente erano schierati soltanto seimila militari, insufficienti per il tipo di guerra che devono combattere: ora sono dislocate cinque brigate.
La struttura militare di Hezbollah sembra essere in larga parte sopravvissuta ai raid aerei e ai bombardamenti di artiglieria terrestre e navale grazie alla fitta rete di tunnel, bunker e depositi sotterranei, in pratica vere e proprie basi e caserme scavate alcuni metri sotto il terreno che ospitano centinaia di miliziani, depositi di cibo, armi e munizioni, rampe di lancio per i razzi diretti contro le città israeliane e anche ambulatori per curare i feriti. Ricoveri costruiti dopo il ritiro israeliano dalla “fascia di sicurezza”, nel maggio del 2000, realizzati con il supporto tecnico di esperti genieri iraniani che durante gli otto anni di conflitto con l’Iraq (una guerra in gran parte di posizione) hanno maturato esperienza nell’edificazione di linee fortificate, capisaldi e bunker sotterranei in grado di resistere ai bombardamenti aerei e di artiglieria. Per snidare Hezbollah servono a poco le tecnologie avanzate: sono indispensabili i reparti scelti di fanteria e forze speciali, pronti a infilarsi nel dedalo di cunicoli, a combattere quasi corpo a corpo, evitando le trappole esplosive mentre in superficie i reparti del genio bonificano i campi minati e distruggono edifici e vie di fuga dei miliziani in gran parte ubicate all’interno di abitazioni civili. E’ una battaglia simile a quelle della Grande guerra, ma con aspetti non dissimili, nei centri abitati, da quanto affrontarono i marine a Fallujah, in Iraq, nel novembre 2004.

L’intelligence iraniana e l’esclusione dei russi
E’ in questo contesto bellico che Israele e Hezbollah si giocano la vittoria o la sconfitta. Per Tsahal si tratta di accettare un numero di perdite maggiore del previsto, che potrebbe avere un forte impatto sull’opinione pubblica, contro un nemico che non bada ai caduti. Lo sceicco Hassan Nasrallah, blindato in un bunker vicino al confine siriano, è consapevole che, se le sue forze sono sradicate dalla zona di confine, anche la valle della Bekaa diverrebbe difficilmente difendibile: molti in Libano attendono l’occasione per ripristinare il controllo nazionale su quella regione dominata da siriani, pasdaran e palestinesi. Si infittiscano le voci circa l’infiltrazione di forze speciali israeliane che hanno l’ordine di eliminare Nasrallah, mentre l’aviazione israeliana ha concentrato i suoi raid sulla Bekaa per ostacolare l’afflusso di armi, munizioni e consiglieri militari iraniani che stanno penetrando in numero crescente in Libano dalla Siria. Secondo indiscrezioni, i rifornimenti non includono soltanto razzi, ma vi sarebbero soprattutto armi anticarro – già rivelatesi efficaci contro i superprotetti carri israeliani Merkava – e missili antiaerei Sa-18 efficaci contro aerei ed elicotteri a bassa quota.
Siriani e iraniani giocano un ruolo sempre più attivo nei combattimenti. L’intelligence dei due paesi opera da tempo in modo congiunto e l’Iran ha realizzato due centrali d’intercettazione e disturbo elettronico nel nord della Siria e nei pressi delle alture del Golan, a pochi chilometri da Israele. Secondo il Jane’s International Defence Review di Londra in queste centrali operative lavorano esperti dei due paesi, ma non sono ammessi i consiglieri militari russi, che da anni sostengono le forze di Damasco nel settore delle comunicazioni.

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