Israele si chiede come vincere il confronto con Hezbollah l'analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: La Stampa Data: 20 luglio 2006 Pagina: 4 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Il dubbio di Israele «Ma quando si vince questa guerra?»»
Da La STAMPA del 20 luglio 2006:
La giornata di ieri è stata molto dura, e in Israele comincia a circolare un’idea: se non si entra via terra almeno nella fascia sud occupata dagli Hezbollah, Nasrallah potrà gestire la guerra molto a lungo. Dall’altra parte, sul fronte diplomatico, escono insistenti voci di colloqui sotterranei di cessate il fuoco. Intanto la gente si chiede: quando si vince? quando finisce? I soldati delle riserve lasciano la famiglia e il lavoro, chiedono al vicino di tenergli il cane, e partono verso il fronte. Dopo otto giorni di guerra, la sofferenza della gente preme. La guerra si allargherà alla Siria? Può fermarsi con un cessate il fuoco? Shimon Peres è molto diretto: «Allargare il fronte? No. Non abbiamo nessuna intenzione di attaccare la Siria o l’Iran, benchè siano i mandanti degli Hezbollah. La nostra guerra è contro il terrorismo, e l’affrontiamo eroicamente su due fronti. Ma non la allargheremo né la prolungheremo. Non faremo il lavoro sporco di tutto il mondo: combattere il terrorismo non è solo compito nostro. Noi non chiediamo aiuto a nessuno, siamo soli qui di fronte agli eserciti terroristi più forti del mondo, e continueremo finchè avremo riavuto i rapiti e battuto gli Hezbollah». Ma questo è stato un terribile ottavo giorno, in cui due bambini arabi israeliani di Nazareth sono stati uccisi da un missile; tutta la Galilea e le città della costa fino a Haifa sono nei rifugi, anche qui con feriti e distruzioni, in una pioggia di missili; e tutto il centro di Israele è stato incapsulato nella caccia a un terrorista suicida palestinese che è stato arrestato dopo ore in cui tutta la popolazione stava in coda sotto il sole bollente per i controlli macchina per macchina. Soprattutto due soldati, e questo è sempre il dolore più grande perchè si tratta di ragazzi mandati al fronte mentre le famiglie restano a casa a trepidare, sono stati uccisi mentre cercavano di colpire i covi da cui gli Hezbollah stavano sparando katiusha. Gli Hezbollah sono ancora vivi e vegeti, conoscono a fondo il terreno, sono in possesso di lanciamissili e posizioni che avrebbero dovuto essere ormai distrutti. Il generale Gal Hirsch, comandante del fronte nord, 91esima divisione, gli occhi rossi di sonno perduto, dice: «Ho bisogno di più tempo possibile». Ma quanto tempo ancora ha Israele per cambiare una situazione letale? Anche se non sono stati posti limiti, si capisce che il mondo sopporterà ancora un paio di settimane al massimo di guerra: ma il contributo alla soluzione, è scarso. Terje Larsen, inviato dell’ONU, insiste sulla buona atmosfera e la disponibilità sia degli israeliani che dei libanesi di trattare. Gli europei dicono lo stesso. Ma Larsen ha fatto una proposta bizzarra, perchè ha chieso a Israele di accettare un cessate il fuoco con l’allontanamento degli Hezbollah dal confine secondo la risoluzione dell’ONU e anche la restituzione degli ostaggi, in cambio dell’abbandono delle Shaba Farms, che gli Hezbollah richiedono, e che l’ONU per prima, tuttavia, nega appartengono al Libano. Inoltre l’ONU chiede che Israele liberi prigionieri palestinesi. Ora, il governo libanese non ha mai mostrato interesse alle Shaba farms, e quindi la trattativa sembra considerare Nasrallah l’interlocutore, e non il Libano. Sarebbe un riconoscimento della legittimità degli Hezbollah e quindi una vittoria morale che permetterebbe a Nasrallah di uscire dal nascondiglio scuotendosi la polvere di dosso, e di tornare alla guerra con Israele. Anche la proposta di una forza di interposizione, dovrebbe avere caratteristiche che facciano scordare il ruolo dell’Unifil, che istituita dall’Onu nel 2000 quando Israele si ritirò dal Libano, ha collaborato di fatto con gli Hezbollah fino a permettere il rapimento di tre soldati. Gli israeliani, che ambiscono a un rapporto pacifico col Libano, capiscono che se Nasrallah non verrà fermato, le organizzazioni terroriste saranno entusiaste. Per ora, gli Hezbollah hanno bloccato con la forza i cittadini di molti villaggi dove hanno nascosto i katiusha; i nidi scovati si contano a decine, ma si sa che sono migliaia; il missile Zil Zal che ha colpito la corazzata nelle acque di Beirut, aveva un gemello, distrutto in fase di lancio, che forse poteva raggiungere Tel Aviv. E sul confine di Israele nei sei anni dallo sgombero, è stato costruito un sistema di gallerie. Dall’aria, non si può distruggerlo. Centinaia di milioni di dollari sono stati spesi per gli Hezbollah. I camion di armi in movimento dalla Siria che Israele ha distrutto, dimostrano che il rifornimento di armi a Nasrallah continua. Sembra difficile che Israele decida di dare al capo degli Hezbollah la possibilità di sopravvivere come eroe terrorista. Se lo riterrà indispensabile, Israele lancerà l’esercito in un’operazione di terra, anche se esita. Condi Rice in arrivo nel fine settimana, difficilmente potrà dare una mano. Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione della Stampa