"Israele è sola", per colpa sua ipocrisia e spudoratezza: Luciana Castellina riesce a metterle insieme nel suo editoriale
Testata: Il Manifesto Data: 18 luglio 2006 Pagina: 1 Autore: Luciana Castellina Titolo: «Israele è sola»
Il MANIFESTO del 17 luglio 2006 pubblica in prima pagina un editoriale di Luciana Castellina intitolato "Israele è sola". Sì scrive la cofondatrice del giornale comunista , Israele è sola, ma per colpa sua. Per le sue aggressioni violente, per il suo rifiuto di una soluzione politica del conflitto che la oppone ai palestinesi e al mondo arabo, per l'irrilevanza alla quale ha costretto il suo unico possibile interlocutore, ovverosia l'Olp. La ricostruzione storica della Castellina è totalmente falsa: Israele dalla sua fondazione, difende la propria esistenza, ha provato a dare soluzione politica, prima con il negoziato, poi con il ritiro unilaterale, al contenzioso con i palestinesi e a quello con il Libano non ottenendo che nuove aggressioni, l'Olp si è condannata all'irrilevanza quando sotto la guida di Arafat ha scelto di anteporre l'obiettivo jihadista della distruzione dello Stato degli ebrei a quello laico della fondazione di uno Stato palestinese, ha abbandonato il negoziato a Camp David e ha scatenato l'"intifada" del terrorismo suicida. False sono anche le numerose accuse demonizzanti (Gaza trasformata in campo di concentramento, i territori trasformati in bantustan..) che escono da un repertorio di menzogne ben collaudato e quotidianamente suonato dall'orchestra del quotidiano comunista. L'articolo della Castellina si distingue però per un'altra qualità. Un misto improbabile di spudoratezza e ipocrisia, grazie al le quali, mentre si riversa su Israele la consueta venefica dichiarazione di odio, ci si dichiara nel contempo preoccupati per la sua sorte. E si invita coloro ai quali "sta a cuore questo stato" a "smetterla con questa mortifera, pericolosa, cieca solidarietà". C'è da chiedersi se la Castellina abbia mai riflettuto sulle responsabilità che il sostegno sempre dato da lei personalmente e dal suo giornale all'oltranzismo palestinese e arabo-islamico comportava. Qualcuno ricorda una presa di posizione del MANIFESTO per l'integrale applicazione della risoluzione 1559 dell'Onu che chiede il disarmo di Hezbollah? Noi ricordiamo il contrario, una difesa del diritto della "resistenza" libanese a restare armata, trasformando la sovranità libanese in una farsa. E qualcuno ricorda che il MANIFESTO abbia mai preso posizione in favore della linea politica di Abu Mazen, che prendendo atto realisticamente dell'impossibilità di sconfiggere Israele con il terrorismo e di distruggerla ha cercato di riportare i palestinesi a utilizzare gli strumenti della politica? Noi no. Ricordiamo anzi il raìs palestinese descritto come un debole, un mezzo venduto deciso a por fine alla resistenza.
Ecco il testo:
Sono preoccupata - molto - per tutti quegli ebrei di origine assai diversa che hanno deciso di essere israeliani. Condivido l'allarme di questi giorni sulla sorte del paese che hanno creato. Comepotrà infatti mai sentirsi sicuro uno stato che ha fatto crescere attorno a sé tanto odio? Come potrà mai legittimare davvero la sua esistenza, non nelle istanze istituzionali dove è più che riconosciutoma nella coscienza deimilioni di arabi che gli vivono accanto e che per ragioni analoghe a quelle della diaspora ebraica si sentono anche loro fra loro solidali, se non assumendo il problema del popolo che la costituzione del loro stato ha lasciato senza patria né casa? Come potrà il governo di Tel Aviv invocare l'applicazione - sacrosanta - della risoluzione 1559 dell'Onu che ingiunge a Hezbollah di disarmare, quando ha, esso stesso, damezzo secolo, ignorato ogni altra risoluzione delle Nazioni Unite, a cominciare dalla, fondamentale, 242 che gli ingiungeva di ritirarsi entro i confini del '48?Comepotrà rendere convincente la propria voce che si accompagna a quella del suo altrettanto incosciente alleato americanonel rivendicare l'intervento armato contro l'Iran perché pretende di possedere un potenziale nucleare, quando Israele stessa lo possiede in violazione di ogni norma internazionale? Come potranno raccogliere adesione nella denuncia degli orrendi regimi dell'Iran, di SaddamHussein, dei Talebani, quando intrattengono ottime relazioni con altrettanto orrendi regimi reazionari (a cominciare da quelli del Golfo), e di fronte al disastro cui ha condotto l'intervento «democratizzatore» degli americani? Come potrà chiedere solidarietà contro la minaccia di Ahmadinejad, di Hamas, di Hezbollah, che rifiutano di riconoscere ufficialmente lo stato d'Israele, quando ogni giorno non solo insidiama rende risibile ogni prospettiva di creare uno stato palestinese, che infatti ancora non c'è, né mai ci potrà essere fino a quando a quel mozzicone di terra che dovrebbe costituirne l'embrione è negato ogni attributo di sovranità, del controllo delle proprie frontiere, economia e risorse, esposto al kidnapping e all'assassinio dei propri rappresentanti democraticamente eletti, ridotto a peggio di un bantustan nell'Africa dell'apartheid? Come potrà ottenere una reale accettazione della propria esistenza e far dimenticare le sofferenze e privazioni inaudite che la creazione di Israele ha imposto a chi ci abitava ed ebreo non era, se non col coraggio di ragionare sulla rispettiva storia e cercare con umiltà un compromesso, non negando con arroganza i diritti degli altri, mariconoscendoli e chiedendo però che anche gli altri riconoscano i propri? Comemai sarà possibile cancellare dalla memoria dei propri vicini le stragi quotidiane di innocenti, l'aver ridotto la Striscia di Gaza a un campodi concentramento esposto alle incursioni, senza acqua, cibo e lavoro? Come potrà sentirsi più forte ora che si è giocato ogni simpatia anche in Libano? Sgomenta in queste ore, ancor più che la sostanziale indifferenza verso le vittime, la cecità e l'incoscienza di chi si pretende amico di Israele e che, pur vivendo altrove, dovrebbe dunque avere il vantaggiodella lungimiranza che dà la distanza. E invece scelgono di aggiungere le loro grida alle grida della più irragionevole, furiosa e primitiva reazione, anziché richiamare quel governo alla ragione, farlo riflettere sull'errore tremendo di aver volutamente bruciato l'interlocutore migliore che avrebbe potuto avere, la laica Olp, e di detenere tuttora i suoi uomini più lucidi in galera, così aiutando il popolo israeliano a capire che la vera sicurezza del paese può esser conquistata solo per via politica, creando legami sociali culturali economici con i propri vicini, dando sicurezza e noninsicurezza ai palestinesi. E' vero: Israele è sola. Avere dalla sua il paese più potente del mondo, e con esso i suoi vassalli -media governi imprese - non riduce il suo isolamento. A chi sta a cuore salvare questo stato deve smetterla con questa mortifera, pericolosa, cieca solidarietà.
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