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La Stampa Rassegna Stampa
18.07.2006 Hezbollah si fa scudo dei civili libanesi
Giuseppe Zaccaria ha la verità sotto gli occhi, ma non vuole vederla

Testata: La Stampa
Data: 18 luglio 2006
Pagina: 2
Autore: Giuseppe Zaccaria
Titolo: «Hezbollah canta vittoria»
Giuseppe Zaccaria intervista sulla STAMPA del 18 luglio 2006 Ashad Al Mayd al Amar, uno dei capi di Hezbollah.
La verità sul conflitto israelo-libanese risulta evidente dalle parole incredibilmente ciniche del terrorista, che si compiace delle distruzioni e delle vittime civili che aumentano la forza di Hezbollah e assicura che lui e i suoi compagni "sanno come proteggersi".
Quale conferma più lampante di una strategia che, mentre mira a colpire deliberatamente i civili israeliani, si fa scudo di quelli libanesi per ottenere vantaggi propagandistici?
Pur avendo la verità sotto gli occhi, Zaccaria preferisce non vederla e accusare Israele di soffocare con la sua reazione militare la rivoluzione democratica libanese.
Ma Israele deve proteggere la vita e la sicurezza dei suoi cittadini, non ha altra scelta che colpire Hezbollah e ridurre la sua capacità di attaccare.
E la guerra attuale è piuttosto il tragico risultato del fallimento della "rivoluzione dei cedri", che non ha saputo dare al Libano una vera indipendenza, ma lo ha lasciato ostaggio dell'avventurismo di Hezbollah.
Ecco il testo:


La telefonata arriva dopo una mezza giornata di attesa. Ashad Al Mayd al Amar, sceicco e membro autorevole del «consiglio politico» di Hezbollah (in compagnia del quale, secondo i giornali israeliani, pare si nasconda in un misterioso rifugio di Beirut Sud) accetta il colloquio sia pure dopo aver imposto una serie di condizioni.
Il numero telefonico da chiamare dev'essere libanese, l'interprete di provata fiducia e l'attesa della chiamata dovrà svolgersi in un bar della zona commerciale di Hamra, dove evidentemente qualcuno è incaricato di controllare i movimenti del cronista. Memore di una vecchia intervista lo sceicco è abbastanza cordiale, deve trovarsi in un luogo chiuso perchè la voce rimbomba.
Sceicco Amar, Israele dice di aver eliminato un quarto della forza operativa di Hezbollah, è davvero così? Dall'altra parte echeggia una risatina. «Le potrei rispondere che fino ad oggi i nostri militanti uccisi sono esattamente tre ed erano i vecchi guardiani delle nostre sedi bombardate da Israele ma svuotate per tempo...Adesso magari qualcun altro sarà anche rimasto vittima dell'aggressione, non so di preciso, però i nostri soldati sanno come proteggesri ed Hezbollah rimane determinato, anzi direi più forte di prima».
Più forte...non le sembra di esagerare? «Si guardi intorno lei che può farlo: non vede che per i libanesi ormai siamo diventati il solo movimento di resistenza nazionale? L'esercito è soltanto in grado di pattugliare gli incroci e far ammazzare i suoi uomini, i partiti sembrano liquefatti, lo Stato è latitante oppure nascosto. Ad ogni missile israeliano che colpisce le nostre fabbriche e le nostre case ci sono cittadini che pensano a come ripagare queste violenze, e se politicamente noi rappresentiamo il trenta per cento del Paese in quanto a spirito nazionale ormai esprimiamo il Libano intero. Senza i nostri combattenti Israele sarebbe già arrivata ai confini della Beka'a».
Ci sono però anche esponenti di governo che vi considerano responsabili delle distruzioni sul vostro Paese. «Non ascolti quella serpe di Jumblatt, lui è pronto a vendersi per l'ennesima volta anche se ormai è difficile che possa trovare compratori. Ad ogni esplosione in più, per qualsiasi donna, per ogni bambino assassinati da questa violenza cieca il "partito di Dio" trova nuovo spostaneo sostegno e si trasforma in autentico movimento nazionale, Israele ha commesso un errore storico e crediamo che adesso stia cominciando ad accorgersene». La conversazione si blocca qui, a metà di una domanda che avrebbe dovuto riguardare la provenienza, iraniana o meno, dei missili lanciati contro Haifa e contro la marina israeliana. Evidentemente lo sceicco Amar non vuole o non può rispondere, in lontananza si ode l'eco dell'ennesima esplosione su Beirut Sud.
La colonna sonora della vita è cambiata ancora una volta, in Libano. Questa capitale smembrata ricomincia a vivere nella penombra infilandosi nei pochi rifugi o nelle cantine dei palazzi, questo Paese disarticolato già minaccia di riassestarsi su una condizione più elementare,primitiva, già vissuta, e questo dovrebbe allarmare tutti.
Come si fa a non capire che la prima vittima di questa distruzione insensata sarà proprio la generazione che appena un anno fa si raccoglieva in piazza dei Martiri e premeva per un Libano moderno? Come si fa a non vedere che la liquefazione del Paese può soltanto asfissiare il movimento «modernista» riportando a galla tutta la schiuma delle sentine mediorientali?
Ieri da Israele è giunta la notizia (così almeno la riportano i «media» locali) che l'aviazione israeliana si appresta a distruggere le infrastrutture, e intanto bisognerebbe intendersi sul significato di «infrastrutture». Bisogna capire cioè se una strada o un deposito di carburante debbano essere considerate tali oppure se l'assassinio di una società cominci solo quando si bombardano le centrali elettriche e quelle dell'acqua, come adesso viene minacciato.
Questa ieri era una città teorica. In pochi alberghi c'è ancora qualche servizio decente ma appena fuori, nel deserto della zona cristiana non un farmacia, una banca, un ufficio, chi ha potuto se n'è andato all'estero o verso le montagne, adesso si sta avviando la complessa migrazione dei cittadini stranieri. Ieri è toccato ancora una volta agli italiani, il cui secondo scaglione è partito in nave anzichè in pullmann. Scelta rischiosa, poichè proprio ieri mattina (e senza ragioni apparenti) dalle motovedette israeliane che stazionano al largo erano partiti due missili che si sono abbattuti sulle installazioni portuali provocando due morti. Alcuni pullmann hanno portato 400 dei nostri connazionali (ma non solo) fino al porto appena bombardato dopo avere avvertito gli israeliani.
Il cacciatorpediniere «Durand De La Penne» aveva appena attraccato e per un momento è parso che l'Italia potesse davvero svolgere un ruolo importante in Libano, a giudicare dai fanti di marina schierati sul molo col mitra imbracciati e dall'efficienza con cui l'operazione si è compiuta. Ieri sera la nostra nave militare era prevista attraccare a Cipro. Per quanto riguarda tutti gli altri forestieri, al largo delle coste libanesi si sta radunando una flotta tale da ostacolare i cannoneggiamenti di Israele se non altro per via dell'affollamento.

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