Inutile lamentarsi della "solitudine" di Israele, bisogna scegliere da che parte stare Giuliano Ferrara a Furio Colombo e Gad Lerner
Testata: Il Foglio Data: 17 luglio 2006 Pagina: 1 Autore: Giuliano Ferrara Titolo: «Le lacrime del coccodrillo europeista annegano Israele»
Dal FOGLIO del 17 luglio 2006, un editoriale di Giuliano Ferrara:
Israele è solo, ripete con monotona e mielosa ipocrisia Furio Colombo. Amo Israele, ripete Gad Lerner, ma la politica internazionale ha le sue esigenze, e se Prodi deplora, deplorevole sia Israele che si difende. Ce perle. Come luccicano. Luccicano come non mai. Analizziamole per vedere se siano false oppure no. Se siano lacrime salate o goccioline di dolce rugiada sentimentale. Solo in che senso, onorevole Colombo? Intanto Israele ha con sé gli israeliani, tutti. I giornali europei vanno come sempre a caccia di dissensi umanitari, e intervistano gli scrittori (Grossaman, Yehoshua e altri) per vedere se ne possa mai venir fuori un bel distinguo, un attacco alla brutalità di Olmert e al suo uso sproporzionato della forza cosiddetto , e vanno in bianco. Quelli che abitano a Gerusalemme e ad Haifa sono tipi starni, la vedono così, non capiscono le pusille distinzioni della politichetta europea: noi abbiamo cercato la pace, poi abbiamo fatto la guerra al terrorismo degli shahid che è stato la risposta palestinese islamista di Hamas e soci alla pace cercata, poi abbiamo provato con i ritiri unilaterali e la barriera difensiva e il negoziato con Abu Mazen e l’Autorità palestinese, e in risposta abbiamo avuto i razzi sulle nostre città dal sud del Libano, i rapimenti , le estorsioni armate e i ricatti e le sinagoghe bruciate e la vittoria elettorale di chi ci vuole distruggere, e siamo stanchi. Siamo tutti stanchi, dicono. Da Netanyahu a Peretz, dal duro dei duri che non voleva il ritiro al sindacalista laburista di sinistra che bombarda le postazioni di Hezbollah e le giunture strategiche di un Libano cinico, disperato e gaudente, dove la regia iraniana e siriana del terrore ha riportato il freddo calcolo strategico della guerra antisionista che ora liquida le fragili speranze della guerra di Beirut. Israele non è solo, caro onorevole Colombo, caro Lerner. E’ unito, compatto, e la deplorazione del vostro governo, le intemerate di D’Alema e Prodi sono fuffa burocratica buxellese: e le sofisticherie di un Dliberto, sono, come ha detto Elle Kappa in una clamorosa vignetta solo un caso di uso sproporzionato della farsa. Non è che Israele sia solo, è che voi ve ne state andando da un’altra parte, e ve ne vergognate ma non abbastanza da ribellarvi all’andazzo; è che l’Italia era con Israele, lo è stata per cinque lunghi anni di intese ferree,e adesso il vostro governo , le vostre forze politiche, i vostri leader si prendono una bella vacanza europeista dalle responsabilità politiche che gli toccherebbero. Fanno finta di non sapere che al nazionalismo palestinese, già inquinato dalla corruzione politica e civile delle elites rivoluzionarie dell’Olp, dall’ambiguità impotente di Arafat, si sostituisce l’islamismo politico guidato da un capo di stato negazionista, Ahmadinejad , e da una repubblica dei mullah che esporta da quasi trent’anni nel mondo il suo modello rivoluzionario shariota e jihadista in attesa del nucleare militare, mentre i soci baathisti di Saddam, che abitano a Damasco, fanno il loro lavoro sporco per rovesciare i pochi risultati positivi dell’ondata di rivolta seguita alla guerra che ha abbattuto il baathismo iracheno. Non dateci dunque le vostre lacrime. Siate meno tromboni e meno sentimentali. Dateci le lacrime delle cose, ingaggiate battaglia contro la svolta terzista del governo Prodi, che deplora un popolo unito e uno stato che si difendono. Israele non è solo. Ha con sé l’America di Bush, per esempio, e anche quella di Hillary Clinton, ha con sé tanta gente anche in Italia e in Europa che non deplora l’autodifesa e combatte l’offesa. Tanta gente che è abbastanza libera da sapere, e da non volersi nascondere, che la sicurezza di Israele e la sconfitta di Hamas, Hezbollah, Siria e Iran non è solo il segno della solidarietà con gli ebrei che hanno fondato in cent’anni uno stato che ha il diritto di vivere, ma è anche la difesa di ciò che siamo noi, quando non siamo accecati dall’idelogia e quando sappiamo riconoscere lo stato di guerra in vigore dopo Khomeini e l’11 settembre 2001. Da un lato avete uomini e donne come Olmert, Tzipi lkivni, Peretz e Peres e dall’altro lo sceicco Nasrallah, quel Meshal rifugiato a Damasco e protetto dai peggiori despoti del medio oriente: per una volta, anime buone, sappiate scegliere un uso proporzionato dell’intelligenza e della dignità politica.
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