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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.07.2006 Nell'Unione ci sono amici di Hezbollah, denuncia l'Ambasciatore Gol
ma anche qualcuno che difende Israele: intervista al "dissidente" Gianni Vernetti

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 luglio 2006
Pagina: 9
Autore: Maurizio Caprara - Giuliano Gallo
Titolo: «Gol: nell'Unione ci sono amici degli Hezbollah - Vernetti con Israele "sono stati attaccati nel loro territorio»

Intervista all'Ambasciatore d'Israele in Italia Ehud Gol sulle condanne antisraeliane provenienti dalla maggioranza di governo.
Ecco il testo, dal CORRIERE della SERA:


Basta criticare Israele. Il nostro Paese in questo momento è la vittima. Va aiutato stando al suo fianco» dice al Corriere Ehud Gol, l'ambasciatore israeliano. Si avvia verso la fine del suo mandato a Roma questo diplomatico che non usa tanti giri di frasi. Tuttora, però, rappresenta lo Stato retto da un governo imperniato su Kadima, il partito che ha riunito Ariel Sharon e Shimon Peres e sui laburisti. Settori influenti del centrosinistra italiano salutarono come un evento positivo quella novità nella politica israeliana, ma è verso l'attuale maggioranza che Gol indirizza il suo richiamo.
Che cosa si aspetterebbe, ambasciatore, al posto delle critiche per la reazione dura del suo Paese agli attacchi di Hezbollah in Libano e di Hamas a Gaza?
«Mi aspetterei che l'Unione Europea, Italia inclusa, inserisse Hezbollah nella lista delle organizzazioni considerate terroriste».
Lo chiedete da tempo. Sharon, in uno dei suoi ultimi colloqui con Gianfranco Fini quando il presidente di An era ministro degli Esteri, si arrabbiò perché un diplomatico italiano aveva incontrato un ministro di Hezbollah.
«Ricordo. E' l'ora dei fatti. A quegli italiani che giudicano la nostra reazione agli attacchi "sproporzionata", che ci chiedono misure "proporzionate" faccio notare: negli anni siamo usciti dal Sinai, da Gaza e dal Libano per favorire la pace. La risposta che abbiamo avuto è stata sempre il terrorismo. Che significa "proporzionata"? Che nelle nostre cittadine di Sderot e Ashkelon dovrebbero essere ammazzate più persone con i missili lanciati da palestinesi? Dovrebbero morirne 20, 50? O forse sei milioni di ebrei?».
Con chi ce l'ha?
«Penso a Ugo Intini, il sottosegretario agli Esteri, per esempio, che parla di spirale di violenza e di reazione sproporzionata. Non abbiamo cominciato noi. Siamo sotto attacco».
Per cercare di eliminare un dirigente di Hamas, a Gaza le forze israeliane hanno ucciso sette persone di una famiglia di nove. Tra le vittime, i bambini.
«E' molto tragico, ma si deve al gioco crudele di Hamas che agisce dall'interno di zone abitate da civili. Restituiscano il caporale che ci hanno sequestrato e la smettano con il terrorismo».
Nel Libano del Sud e a Gaza erano stati assaliti vostri militari.
«E Sderot e Ashkelon sono militari? Contro i nostri civili, negli ultimi 11 mesi, sono stati sparati migliaia di razzi Qassam. Chi ha cominciato? Con Hezbollah, poi...» Poi?
«Nella coalizione di governo italiana alcuni sono amici di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah. Oliviero Diliberto andò da lui in Libano».
Per chiedere di non far aumentare la tensione, Romano Prodi mercoledì ha telefonato al premier libanese Fouad Siniora e al negoziatore per il nucleare iraniano Ali Larijani, raggiunto a Damasco. Non le è parso opportuno?
«Dietro gli attacchi a noi ci sono l'Iran e la Siria. Invitarli a esercitare un'influenza non serve a niente. Con questi Paesi, adesso, è il momento di essere duri».

Di seguito, un'intervista al sottosegretario Gianni Vernetti, che all'interno dell'Unione esprime una posizione più equilibrata:

ROMA - «Israele ha subìto due attacchi terroristici sul proprio territorio, uno a Gaza, da parte del braccio armato di Hamas, e un altro a Nord da parte di Hezbollah. Non c'è dubbio che c'è una situazione negativa che sta crescendo, con un ruolo negativo di Iran e Siria che stanno gettando benzina sul fuoco».
Gianni Vernetti è sottosegretario agli Esteri. Non ha la delega per il Medio Oriente, ma una lunga pratica come responsabile Esteri della Margherita sembra autorizzarlo comunque a esprimere un'opinione qualificata. Ed è l'opinione di uno che non ha mai nascosto di scegliere, fra i due contendenti, le ragioni di Israele: «Perchè Israele è uno Stato democratico, che aspira alla pace, che non ha mire espansionistiche, che si è ritirata unilateralmente da Gaza e progetta di farlo anche dalla Cisgiordania». Dunque, dice Vernetti, «credo che vadano condannati duramente gli attacchi terroristici contro Israele. Dopo di che auspichiamo una rapida fine delle operazioni militari, il ritiro dell'esercito israeliano dal Libano e un uso proporzionato della forza». Ed è il massimo che gli si riesce a estorcere: un'ammissione indiretta che in queste ore davvero l'uso della forza da parte di Israele non è stato «proporzionato». Quanto alle divisioni che ancora una volta agitano la maggioranza, Vernetti si rifiuta di prenderle di petto, e preferisce una risposta chiara ma indiretta: «Vorrei che tutti riflettessero su un dato: le azioni di Hamas e di Hezbollah hanno un secondo obbiettivo, demolire l'Autorità Nazionale Palestinese, eliminare i palestinesi moderati, cancellare Abu Mazen e la sua disponibilità al dialogo. Se tutti noi del centrosinistra abbiamo a cuore, come credo, l'esistenza di Israele, la creazione di due popoli, di due Stati e - aggiungo io - di due democrazie, dobbiamo essere risoluti nel condannare le azioni terroristiche e chi le sostiene dall'esterno. E l'Iran non è immune da tutto ciò: il suo sostegno polico, economico, militare, logistico ad Hamas ed Hezbollah è palese. Quindi se abbiamo a cuore il dialogo fra palestinesi e israeliani, se abbiamo a cuore la pace, dobbiamo ricordarci che quelli sono nemici della pace».
La fragilità della politica estera italiana, viste anche le divisioni di queste ore, sembra però rimanere un muro invalicabile. Ma Vernetti non vuole cavalcare, nè sottolineare le discordanze. «Non sono neanche la persona più adatta a farlo. Preferisco parlare del merito, sostenere una posizione riformista che mi sembra largamente condivisa nel Paese. Insomma, non voglio gettare benzina sul fuoco...».
Iran e Siria stanno gettando benzina sul fuoco

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