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La Repubblica Rassegna Stampa
14.07.2006 Una cronaca scorretta
quella di Alberto Stabile

Testata: La Repubblica
Data: 14 luglio 2006
Pagina: 2
Autore: Alberto Stabile
Titolo: «Bombe israeliane su Beirut»

Da La REPUBBLICA del 14 luglio 2006:

GERUSALEMME - Con un´ondata di bombardamenti aerei, navali e terrestri, che ha ucciso 53 persone e provocato danni imponenti alle infrastrutture civili, le forze armate israeliane hanno isolato il Libano dal resto del mondo. In risposta, una tempesta di razzi Katyusha, oltre 150, sparati dalle postazioni degli Hezbollah, s´è abbattuta sulle città e i villaggi della Galilea, provocando una vittima e decine di feriti, per la maggior parte leggeri. In serata, gli artificieri della guerriglia libanese hanno rotto un tabù che durava da decenni, colpendo con tre razzi la città di Haifa, a 60 chilometri dal confine Nord, ben all´interno del territorio israeliano. Gli israeliani hanno risposto colpendo un ponte sull´autostrada Beirut-Damasco.
Lungi dal cedere il passo alla diplomazia internazionale, mai così assente o inefficace come in questo frangente, la Guerra degli Ostaggi, esplosa tra Israele e le fazioni oltranziste del mondo islamico, incarnate, a Gaza, da Hamas e, nel sud del Libano, dall´Hezbollah, ha vissuto ieri un´impennata violenta. Messo di fronte alla cattura di due soldati riservisti, al confine con il Libano, soltanto 19 giorni dopo il sequestro di un caporale delle truppe corazzate al confine con la Striscia di Gaza, il governo israeliano ha deciso di usare la stessa strategia del pugno di ferro, possibilmente irrobustita e dilatata dalla maggiore consistenza del nemico. «Uscire da questa minaccia», è l´obiettivo dell´operazione, secondo il capo di Stato maggiore, Dan Halutz.
Impedire agli Hezbollah di tornare negli avamposti che occupavano fino a ieri. Rifiutare qualsiasi trattativa per la liberazione dei prigionieri. Ma non è escluso che Israele invii truppe di terra per spingere la guerriglia lontano dai suoi confini e instauri una nuova fascia di sicurezza, come fece per 25 anni, in passato.
Già nel cuore della notte le prime squadriglie di caccia bombardieri raggiungono i loro obiettivi: ponti, strade, edifici. Alle cinque del mattino, tre potenti bombe vengono sganciate sull´aeroporto «Rafik Hariri» e sul tunnel che collega lo scalo aereo alla capitale. E´ guerra che non risparmia i civili, anzi, in qualche modo ne prevede il coinvolgimento,

Qui Stabile sta accusando Israele di colpire deliberatamente i civili libanesi, senza alcuna prova

 nel tentativo d´innescare una catena di pressioni che, partendo dall´opinione pubblica libanese giungano al governo di Beirut e da questi alla Siria e all´Iran, i grandi protettori degli Hezbollah. Sta di fatto, che durante un raid aereo poco prima dell´alba, un religioso sciita viene ucciso assieme alla moglie e agli otto figli, alcuni dei quali piccolissimi. Alla fine della giornata i civili libanesi morti saranno 53.
La guerriglia sciita filo iraniana, che nelle parole del suo leader, Sayed Hassan Nasrallah, aveva provocatoriamente sconsigliato Israele d´imbarcarsi in un inasprimento del conflitto, replica sparando salve su salve di razzi Katyusha contro la Galilea. Per la prima volta, da quando le truppe israeliane si sono ritirate dal Libano (il 25 maggio del 2000) nelle comunità del nord c´è chi pensa seriamente d´andarsene. Soltanto pochi lo fanno. Ma, per chi rimane la prospettiva è di passare ore, giorni, forse settimane, entrando e uscendo dai rifugi.
Poichè le guerre hanno anche una dimensione propagandistica, e questa non fa eccezione, gli israeliani annunciano che stanno per bombardare l´autostrada che collega Damasco a Beirut e avvertono il governo libanese che hanno deciso di mettere nel mirino i sobborghi sciiti a sud della capitale, dove si trovano le strutture politiche dirigenti del partito di Dio. Ora, chi conosce il quartiere di Hart Khreik sa che si tratta di una delle zone urbane forse più densamente popolate del mondo. Gli Hezbollah rilanciano minacciando di bombardare Haifa.

L'avvertimento non ha una finalità propagandistica, ma piuttosto mira a ridurre al minimo le perdite civili

Le due reciproche minacce s´avverano al calar della sera. Un elicottero israeliano spara un missile contro il quartiere generale della Tv Al Manar, l´organo ufficiale del Partito di Dio, ferendo 13 persone. Ma prima ancora che gli aerei israeliani colpiscano le sedi degli Hezbollah a Sud di Beirut, tre razzi che s´abbattono nei sobborghi di Haifa. La città portuale arabo-israeliana, dove vivono 225 mila persone, un tempo modello di convivenza, è considerata un obbiettivo strategico da difendere a tutti i costi. Le sue industrie, i suoi istituti di ricerca rappresentano beni preziosi. Haifa non potrebbe vivere e progredire sotto minaccia.

Ad Haifa, naturalmente, non ci sono secondo Stabile dei civili. Solo "obiettivi strategici", industrie e istituti di ricerca 

Dal Libano gli Hezbollah negano di aver lanciato i loro ordigni contro la città, aprendo così una ridda d´ipotesi. Le unità da guerre israeliane che impongono il blocco navale alla costa libanese aprono il fuoco contro l´aeroporto, e segnatamente contro i depositi di carburante, mettendolo così definitivamente fuori uso. Così come avviene con altri due aeroporti che ospitavano basi militari dell´esercito libanese.
Tirato dentro una vicenda assolutamente fuori dalla sua portata, il debole, inadeguato governo libanese non può fare altro che chiedere un cessate il fuoco generale. Mentre dal cielo della capitale cade una pioggia di volantini israeliani, scritti in arabo, in cui s´avverte la popolazione di tenersi lontana dai quartieri sciiti, primo indizio di un nuovo bombardamento.

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