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Quando Avvenire si chiamava Italia 06/07/2006
Gentilissime Signore Barbara Uglietti e Camille Eid,
 
una volta si chiamava ITALIA il bel giornale cattolico con cui  io, allora ragazzetto della buona stampa, mi aggiravo tutte  le domeniche mattine del primo dopoguerra tra le umili ma decorose case di ringhiera di Turro, periferia di Milano.
Dalla gente stanca ed assonnata il più delle volte non ricevevo che improperi ed insulti: ma che soddifazione quando riuscivo a vendere qualche copia!
Per me era il giornale dei "preti", il giornale della "verità". Mi sbagliavo forse? Illusione di un giovane oratoriano?
Ora dopo cinquant'anni lo posso con rimpianto e con sicurezza affermare : l'ITALIA,  allora sì che era un bel giornale, non fazioso, rispettoso, cosa che non si può dire, e mi scuso garbatamente con le Gentili Signore, di AVVENIRE, almeno per quel che riguarda aspetti non strettamente pertinenti  all'informazione religiosa o a temi di cultura generale: zone ancora di buona se non di ottima qualità.
Le Vostre corrisponedenze su Israele, le Vostre cronache, spiace doverlo dire, sono la fotocopia di quanto scrivono LIBERAZIONE, IL MATTINO e così via tutta la stampa di sinistra: poco male se corrispondessero alla "verità" ma purtroppo la "Verità" é ben altra.E quella intervista alla Signora Nathan?
Non siete faziose? Ritenete di fare informazione corretta per I Vostri lettori? EccoVene l'occasione:  oltre alla voce della Signora Susan Nathan, avete la possibilità di far sentire anche un'altra voce, di far risuonare il suono di  un'altra campana che squilla da Israele: quella della Signora Deborah Fait.
Avranno così modo di giudicare quale sia la voce più cristallina , il suono più limpido.
Con stima ed amicizia
 
Giuseppe Casarini

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