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La Repubblica . Libero Rassegna Stampa
05.07.2006 Al congresso dell'Ucei slitta l'elezione del presidente
mentre Romano Prodi, ospite, sbaglia tutto

Testata:La Repubblica . Libero
Autore: Orazio La Rocca - Angelo Pezzana
Titolo: «Adesso Prodi fa lo gnorri Ma gli ebrei non scordano - Ebrei, maggioranza confermata ma salta l´elezione del presidente»
Dalla REPUBBLICA del 5 luglio 2006, la cronaca del congresso dell'Unione delle comunità ebraiche italiane. Di Orazio La Rocca.
Ecco il testo
:

ROMA - Colpo di scena al congresso dell´Ucei, l´Unione delle comunità ebraiche italiane concluso ieri sera a Roma dopo tre intensissimi giorni di lavoro. Malgrado la netta affermazione del «partito» di centrodestra «Per Israele» - che nel nuovo Consiglio ha conquistato 9 seggi contro i 6 della lista di sinistra «Ha-Keillot» - l´elezione del nuovo presidente è slittata a domenica prossima. La decisione è stata presa - stando almeno alla spiegazione ufficiale fornita dai vertici dell´Ucei al termine di una prima rapida riunione del nuovo Consiglio - per l´assenza di alcuni consiglieri eletti, ma resisi irreperibili subito dopo la nomina, e dei tre rabbini che, a norma di statuto, sono stati scrutinati in aggiunta agli altri 15 in rappresentanza della consulta del rabbinato d´Italia. Per la convocazione della riunione dalla quale dovrebbe uscire il nome del nuovo presidente è stato dato mandato al consigliere anziano Federico Steinhaus.
Stando, comunque, a quanto assicurato dal leader della lista Per Israele, Riccardo Pacifici portavoce della comunità ebraica di Roma, «non ci saranno sorprese, perché il candidato era e resta Claudio Morpugo», il presidente uscente succeduto ad Amos Luzzato, costretto alle dimissioni lo scorso febbraio, dopo due mandati, per motivi di salute. Il futuro neo presidente, però, non ha ottenuto una affermazione plebiscitaria. Trentacinque anni, avvocato, esponente della comunità ebraica di Milano, Morpurgo con 42 voti si è infatti classificato solo al terzo posto nella lista Per Israele, preceduto dalla romana Claudia De Benedetti, la più votata con 46 voti, e da Gadiele Polacco (44 voti), delegato di Livorno.
Malgrado lo slittamento, la soddisfazione tra le file della lista Per Israele è stata grande. Per tutti, parla Riccardo Pacifici che vede nel «notevole ricambio generazionale la prima vittoria di questo congresso». Un «ricambio» - puntualizza - avvenuto in modo «trasversale» in entrambi gli schieramenti. «Siamo, inoltre, molto soddisfatti della partecipazione delle piccole comunità - ha proseguito Pacifici - che si stanno inserendo in modo determinante all´interno dell´Unione. Ora è il momento di lavorare per una nuova gestione che possa troncare ogni dubbio di partigianeria politica ed esprimere solo i valori che ci appartengono, a partire da una identità ebraica italiana sempre più vicina a Israele». Per Victor Magiar, esponente della lista di sinistra, è stato invece «un congresso confuso dove una esasperata azione delle piccole comunità ha moltiplicato il disordine», pur ammettendo che dal voto è arrivato anche un ricambio generazionale.
Prima delle elezioni, il Congresso aveva votato 6 importanti mozioni che caratterizzeranno il lavoro dell´Ucei dei prossimi 4 anni: laicità dello Stato; difesa della scuola pubblica, ma senza nessun riferimento all´ora di religione cattolica; condanna dell´antisemitismo «nascente»; appello al governo italiano per intervenire per la liberazione del giovane soldato israeliano rapito dai terroristi palestinesi; condanna della campagna di odio antiisraeliano del presidente iraniano Ahmadinejad e avvio di un tavolo di trattative per le comunità ebraiche non ortodosse, proposto dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.

Da LIBERO, un commento di Angelo Pezzana:

Tra i doveri dell'ospitalità, il primo è il rispetto dell'ospite, ed è quanto avvenuto tra il presidente del Consiglio Prodi e i delegati al Congresso nazionale degli ebrei italiani. Ma rispetto non esclude sincerità, e quella dell'altro giorno non è stata una giornata fra le più riuscite per il neo premier. Se contava sulla perdita di memoria della platea gli è andata buca. Nessuno aveva dimenticato la sua presidenza dell'Unione Europea, quando aveva tenuto nascosto il rapporto dell'università di Berlino sulla rinascita dell'antisemitismo in Europa, che venne alla luce solo grazie alla scoperta fortuita da parte di un eurodeputato socialista. E nessuno aveva dimenticato il sondaggio fatto a livello europeo nel quale si chiedeva qual era il Paese che " metteva più a rischio la pace mondiale", domanda posta in termini tali che la risposta " Israele" era quasi automatica. Così come dalla poltrona di commissario emise una netta condanna verso Israele per la costruzione della barriera di sicurezza. Se era convinto che il richiamo alla stella di Davide e alla comune radice ebraico- cristiana del nostro Paese sarebbero stati sufficienti a commuovere i presenti, si è sbagliato. I tempi sono cambiati, e gli ebrei, magari pure de sinistra , hanno smesso da tempo di rilasciare cambiali in bianco. Il richiamo ideologico alla resistenza antifascista non serve più a coprire i tradimenti di oggi. Chi non sta dalla parte della difesa della democrazia israeliana contro il terrorismo palestinese che si propone di distruggerla, di alleati ne troverà ancora. Ma il consenso è finito, come ha dimostrato il voto di aprile degli israeliani di origine italiana, che è andato per più del 60% alla Casa delle libertà. Non era mai successo prima. Ci sono poi i silenzi, che possono avere un peso maggiore delle affermazioni. Non aver fatto alcun cenno alla sorte di Ghilad Shavit, il giovane soldato nelle mani di Hamas, non aver fatto alcun riferimento alle minacce di Ahmadinejad ( da poco ricevuto alla Farnesina con tutti gli onori), che vuole distruggere lo Stato ebraico appena in possesso dell'arma nucleare, questi silenzi hanno pesato come macigni sul giudizio complessivo del suo intervento. Ambiguità assoluta anche sull'equivicinanza dalemiana: chi voleva capirne di più è rimasto deluso. Il linguaggio politico- diplomatico del nostro ministro degli Esteri, pur essendo enigmatico come il lessico inventato da Aldo Moro, è molto chiaro quando indica da che parte pendere. E quella parte non è Israele. Qualcuno perde anche la pazienza, come Amos Guetta, delegato della lista " per i giovani insieme", che rimprovera ad alta voce Prodi di essersi dimenticato di Israele in un congresso di ebrei. Povero Prodi, si era illuso che bastasse avere un portavoce che facesse di cognome Levi per navigare in acque tranquille, che fosse sufficiente avere nell'Unione dei deputati dal cognome altrettanto indicativo per superare gli esami senza studiare. Errore, caro presidente: i nodi alla fine vengono al pettine. Succede persino in una assemblea ben disposta, che ha addirittura invitato il segretario di Rifondazione comunista, il cui quotidiano è specializzato nella pubblicazione di vignette antisemite. Come vede, un'assemblea aperta, criticabile semmai per non aver invitato Marco Pannella, l'amico vero dei tempi difficili, quando c'era ancora l'Urss e in Italia gli ebrei non andavano di moda e il Pci era quello dell'obbedienza cieca e assoluta. Certo, oggi tutto è cambiato, ma proprio per questo il suo è stato un errore ancor più deprecabile. Si direbbe che non ha capito dove si trovava.

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