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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.06.2006 Iraq, Hamas, Afghanistan, Turchia: quattro esempi di volontaria cecità dei media italiani
un editoriale di Magdi Allam

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 giugno 2006
Pagina: 36
Autore: Magdi Allam
Titolo: «Quella voglia di ignorare la minaccia»
Dal CORRIERE della SERA  del 4 luglio 2006:

Q uando ieri pomeriggio alla trasmissione «Baobab» su Radiouno mi è stato chiesto: «Che cosa potrebbe fare l'Occidente per far avanzare il processo di pace in Medio Oriente?», ho risposto senza esitazione: «Affermare in primo luogo una corretta informazione della realtà, senza cui non è possibile né assumere delle posizioni eticamente responsabili né perseguire delle strategie politiche congrue alla causa della pace e alla salvaguardia dell'interesse stesso dell'Occidente».
Cito quattro casi offerti dalla cronaca di questi giorni. Primo, la nuova strage di sciiti a Bagdad del primo luglio, 66 morti. La buona notizia: i media italiani hanno collegato il massacro a Al Qaeda, il cui leader Bin Laden aveva preannunciato vendetta per l'uccisione del suo luogotenente in Iraq, Al Zarqawi. La cattiva notizia: sempre i nostri media hanno qualificato la strage come «guerra civile», opera di un «gruppo armato» o di «guerriglieri». Nel fiume di parole scritte o pronunciate non compare mai una volta «terroristi» o «terrorismo».
Secondo, l'attentato terroristico di Hamas, costato la vita a due soldati israeliani e il rapimento di un terzo il 25 giugno, a cui ha fatto seguito la rappresaglia militare d'Israele. La buona notizia: i media italiani hanno focalizzato l'attenzione sul dramma umano del sequestrato, il diciannovenne Gilad Shalit, auspicandone il rilascio. La cattiva notizia: i nostri media hanno addossato la responsabilità della nuova «spirale dell'odio» alla «invasione» e «occupazione» nonché al «massacro» imputato a Israele, nel momento in cui ha adottato le misure necessarie per salvare la vita del suo soldato.
Terzo, la decisione del governo Prodi di rifinanziare la missione militare italiana in Afghanistan. La buona notizia: i media italiani hanno esaltato il fatto che l'Italia manterrà fede all'impegno assunto con la Nato, conformemente alle risoluzioni 1373 e 1386 dell'Onu varate dopo l'11 settembre 2001. La cattiva notizia: i nostri media hanno minimizzato il fatto che l'Italia, ignorando le risoluzioni Onu edisimpegnandosi nei confronti della Nato, ridurrà le sue truppe, non accoglierà la richiesta della fornitura di aerei e ha sostenuto che la sua missione è a tempo.
Quarto, l'aggressione contro padre Pierre Brunissen, accoltellato il 2 luglio da un fanatico islamico in Turchia. La buona notizia: i media italiani hanno pubblicato con rilievo il tentato omicidio che segue l'assassinio di don Andrea Santoro lo scorso 5 febbraio. La cattiva notizia: i nostri media hanno enfatizzato la personalità psicopatica dell'aggressore e sottovalutato la realtà complessiva di repressione dei cristiani e di violazione della libertà religiosa in Turchia.
La lezione da trarre è che in Italia e, più in generale in Occidente, siamo protagonisti e vittime di un'auto-mistificazione della realtà che occulta i problemi ma, anziché risolverli, li aggrava. Ciò avviene quando, all'insegna della «discontinuità», ci ostiniamo a sostenere la presenza di una «resistenza» o «guerra civile» in Iraq, per accreditare la tesi della «guerra ingiusta» e delle «forze occupanti», necessaria a legittimare la decisione del nostro ritiro militare tradendo le aspettative del popolo iracheno e ignorando le risoluzioni dell'Onu 1511 e 1546. Ciò avviene quando, all'insegna della «equivicinanza», si mettono sullo stesso piano l'attentato terroristico e la rappresaglia militare, chi massacra perché disconosce il diritto alla vita altrui e chi usa la forza delle armi per difendersi, Bin Laden e Bush, Hamas e Israele, finendo per legittimare il terrorismo. Ciò avviene quando trasformiamo l'Onu e la Nato in un menu à la carte, da invocare a pieni polmoni in Iraq e da ignorare totalmente in Afghanistan. Ciò avviene quando ci concentriamo sull'emergere della punta dell'iceberg, quali sono gli assassini di cristiani in Turchia, senza vedere la realtà sommersa dell'iceberg, della fabbrica del terrore islamico che si è annidata nello Stato che Ataturk volle laicista.
C'è un abisso tra la realtà e la nostra percezione della realtà. La nostra salvezza dipenderà dalla capacità di colmarlo, accettando la realtà per quella che è e riconciliandoci con i valori fondanti della nostra umanità.

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