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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Stampa Rassegna Stampa
04.07.2006 Tzipi Livni tratta con Putin
chiedendo pressioni su Damasco, che ospita i capi di Hamas

Testata: La Stampa
Data: 04 luglio 2006
Pagina: 13
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Passa da Mosca la strada per Damasco»
Dalla STAMPA del 4 luglio 2006:

IL codice per disinnescare la trappola di Gaza è a Damasco, e per recuperarlo bisogna andare a Mosca. Il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni si è allontanata solo apparentemente dalla zona ad alta tensione, volando ieri a sorpresa nella capitale russa da Vladimir Putin e dal suo ministro degli Esteri Serghei Lavrov. Ai quali ha detto esplicitamente che «la chiave della soluzione è nelle mani dei leader di Hamas che hanno ottenuto asilo in Siria». Contemporaneamente anche Abu Mazen alzava il telefono per parlare con Putin.
Mosca, prima nella versione sovietica e poi con Putin, è amica e sponsor della dinastia Assad, oltre che dell’Olp, e per di più è stata l’unico Paese del Quartetto a invitare una delegazione di Hamas - guidata per l’appunto da Khaled Meshaal - a un incontro ufficiale. Non è chiaro quanto possa influenzare gli islamisti, che in fondo considerano Putin un «crociato» e tifano per la jihad cecena. Alla Siria invece i russi perdonano debiti e forniscono armi, difendendola all’Onu, e Putin certamente può presentare qualche cambiale ad Assad.
Resta da capire se lo vorrà fare. Ieri Lavrov ha assicurato alla sua collega israeliana che il suo Paese sta «usando tutti i canali a disposizione» per ottenere la liberazione del soldato rapito a Gaza. Il capo della diplomazia russa si è anche sintonizzato sulla retorica dell’ospite, ammettendo che «le elezioni non sono una lavatrice passando attraverso la quale un’organizzazione terroristica esce pulita». Un’ammissione clamorosa: finora i russi si erano rifiutati di definire Hamas «terroristi». Negli ultimi mesi Mosca non aveva esitato a opporsi all’Occidente e soprattutto agli Usa, ricostruendo le sue vecchie alleanze in Medio Oriente e corteggiando nuovi potenziali partner come l’Iran. Ma alla vigilia di un G8 che si prevede particolarmente controverso, un contributo decisivo alla crisi di Gaza potrebbe dare a Putin una carta inaspettata da giocare.

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