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Il Mattino Rassegna Stampa
03.07.2006 Se qualcosa va male, la colpa è di Israele
per il quotidiano napoletano è una certezza

Testata: Il Mattino
Data: 03 luglio 2006
Pagina: 7
Autore: Michele Giorgio - la redazione
Titolo: «Israele alza il tiro, venti di guerra a Gaza - In un mese uccisi 3 israeliani e 49 palestinesi (22 i civili) - La rabbia di Abu Mazen «Aggressione criminale»»

 "Venti di guerra a Gaza" ? Il motivo? E’ perché Israele alza il tiro! “Israele alza il tiro, venti di guerra a Gaza” è titolo del MATTINO del 3 luglio 2006 Che i terroristi, da quando Israele ha abbandonato Gaza, non faccianno altro che alimentare venti di guerra poco importa; che rapiscano israeliani poco importa. Il bombardamento ininterrotto di Sderot per la logica perversa del quotidiano non rappresentava e non rappresenta un “vento di guerra”; un’atto di guerra portato in terrirotio israeliano con morti ammazzati e un rapito non rappresenta un “vento di guerra”.

Occhiello: si arena la trattativa per il soldato rapito? E’ perché Olmert, par di capire, ha ordinato all’esercito di agire con tutta la forza, non il contrario (“Olmert ordina all’esercito di agire «con tutta la forza». Si arena la trattativa per liberare il soldato rapito”)

Sale la tensione? Per il sottotitolo è perché Israele ha bombardato gli uffici del premier di Hamas e Peres chiede il processo per i ministri dell’organizzazione terrorista Hamas.

Nelle fotografie scelte per illustrare  i testi gli israeliani sono rappresentati dagli onnipresenti soldati che preparano i proitettili per l’artiglieria; i palestinesi sono la faccia preoccupata e sofferente di Abu Mazen.

 Un articolo, con tanto di titolo ad effetto (“La rabbia di Abu Mazen «Aggressione criminale»”), è riservato esclusivamente alla propaganda del presidente Abu Mazen (ieri 2 luglio) era stato il turno di quella di Hanyeh). La parte finale dell’articolo è propaganda allo stato puro. Se gli attacchi sul suolo israeliano continuano e Hamas dice di volerli intensificare nonostante quello che si diceva nel documento “bufala” dei prigionieri (che giornali anti-israeliani come Il MATTINO hanno propagandato e descritto per quello che non è), la colpa, scrive Il MATTINO, è di Israele. Insomma, scrivono menzogne puntualmente smentite dai fatti e non hanno l’onesta di assumersene la responsabilità.

 In un trafiletto viene fatta ancora passare l’idea che Israele sia con ogni certezza responsabile della “strage della spiaggia”. Il titolo dello stesso trafiletto fa pensare che tra le vittime israeliane e palestinesi 22 erano civili, ma leggendo il piccolo pezzo si capisce che si fa riferimento a sole vittime civili palestinesi, in quanto delle tre vittime israeliane 2 erano soldati e una un “colono ebreo”. Allora la domanda è d’obbligo: il “colono ebreo” ucciso e i "coloni ebrei” in generale cosa sono? Non sono civili?  E si rafforza anche il sospetto che l’abitudine dei media di insistere nel definire solo ed esclusivamente “coloni” le vittime civili israeliane degli insediamenti (come visto anche nel caso del giovane Eliahu, rapito e ucciso qualche giorno fa dai terroristi palestinesi) sia dovuta all’intenzione si sminuire la portata gesto criminale, dal momento che è stata fatta passare l’idea che il “colono” è qualcosa di diverso dal comune civile se non dall’essere umano.

Ecco gli articoli:

 

 

 

 

 


 Olmert ordina all’esercito di agire «con tutta la forza». Si arena la trattativa per liberare il soldato rapito


Israele alza il tiro, venti di guerra a Gaza


MICHELE GIORGIO Gerusalemme. La crisi di Gaza potrebbe durare mesi. È stato Yuval Diskin, capo dello Shin Bet (servizio di sicurezza israeliano) ad avvertire ieri che la crisi scatenata dal sequestro del caporale Ghilad Shalit da parte di un commando palestinese, potrebbe prolungarsi per «settimane o mesi» e che «non c'è una bacchetta magica» per la sua soluzione. Ma già le prossime ore potrebbero far registrare una nuova escalation. L'operazione militare israeliana «Pioggia d'estate», scattata subito dopo il sequestro di Shalit e rimasta limitata ad incursioni aeree e alla rioccupazione di alcune zone meridionali di Gaza, è probabilmente sul punto di riprendere con maggiore violenza. Lo hanno fatto capire i missili aria-terra sganciati nella notte di sabato da cacciabombardieri israeliani contro l'ufficio del premier palestinese Ismail Haniyeh (Hamas). I reparti corazzati rimasti in attesa a Beit Hanun, a ridosso del confine nord di Gaza, ieri sera erano sul punto di entrare in azione. L'aviazione nelle ultime 48 ore ha lanciato in quella zona migliaia di volantini per esortare la popolazione palestinese ad abbandonare le case in previsioni di ampie azioni di guerra e l'Onu ha avvertito che 25mila palestinesi rischiano di aggiungersi alla lista di sfollati di Gaza. La parola sta per passare nuovamente alle armi. È chiaro infatti che i negoziati in corso, con la mediazione egiziana, per ottenere la liberazione del soldato israeliano non hanno fatto alcun progresso. E a dirlo non sono soltanto per le laconiche dichiarazioni rilasciate ieri da Nabil Abu Rudeina, il portavoce del presidente palestinese Abu Mazen, ma anche per l'ordine di ricorrere «a tutta la forza» per ritrovare Gilad Shalit dato all'esercito israeliano dal premier Ehud Olmert, durante la riunione settimanale del consiglio dei ministri. Il capo del governo israeliano ha anche ribadito che Israele è pronto a fermare le operazioni militari se Shalit verrà liberato ma «non cederà ai ricatti» e che non c'è alcuna intenzione di accettare la proposta dello scambio di prigionieri avanzata dai rapitori e di fatto sostenuta dall'esecutivo palestinese dominato dal movimento islamico Hamas. «Non cediamo a tale ricatto. Se oggi ci arrendiamo sarebbe un invito per il prossimo attacco terroristico», ha detto Olmert. Il primo ministro israeliano è stato altrettanto chiaro nell'affermare che esponenti di spicco di Hamas potranno essere arrestati anche a Gaza mentre il vice premier Shimon Peres ha annunciato che saranno processati gli otto ministri di Hamas catturati assieme ad altri 56 esponenti del movimento islamico in Cisgiordania. La risposta di Hamas non si è fatta attendere. Le Brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio armato dell'organizzazione, ha minacciato di attaccare scuole, centrali elettriche e altri obiettivi in Israele se le forze armate dello Stato ebraico non cesseranno i loro raid contro le infrastrutture civili palestinesi (la scorsa settimana i caccia israeliani hanno distrutto tre ponti e colpito la centrale elettrica di Gaza lasciando circa 700mila persone senza elettricità). Le ultime speranze di una soluzione pacifica della crisi rimangono affidate al generale Omar Soleiman, 70 anni, capo dell'intelligence egiziana, amico personale del presidente Hosni Mubarak, che sta cercando di convincere i rapitori a rilasciare il caporale israeliano. Venerdì scorso a Damasco si è incontrato con il leader di Hamas in esilio Khaled Meshaal, l'uomo che secondo israeliani e palestinesi è l'unico a poter sbloccare la crisi. Suleiman è rimasto a Gaza fino a sabato sera. Un suo ritorno nella Striscia potrebbe indicare che la scarcerazione di Shalit si è fatta più vicina.

"Scarcerazione" ? Sono i criminali ad essere scarcerati, i sequestrati vengono liberati"

In un mese uccisi 3 israeliani e 49 palestinesi (22 i civili)

Il mese di giugno è stato uno dei più violenti degli ultimi tempi in Medio Oriente: il quotidiano israeliano Haaretz calcola che in questo periodo sono rimasti uccisi 49 palestinesi e tre israeliani. Fra i palestinesi, almeno 22 erano civili. Tra questi sette membri della stessa famiglia uccisi sulla spiaggia di Gaza. I tre israeliani uccisi sono due soldati attaccati una settimana fa da un commando palestinese e un giovane colono ebreo rapito e ucciso.

La rabbia di Abu Mazen «Aggressione criminale»

Gaza. È arrivato nella notte, in maniche di camicia, per verificare i danni dei missili lanciati contro i suoi uffici a Gaza dai cacciabombardieri israeliani. Il premier palestinese Ismail Haniyeh è poi tornato ieri mattina, in compagnia del presidente Abu Mazen, tra macerie e calcinacci. Ed ha duramente condannato l'attacco aereo israeliano, definendolo un «attentato contro un simbolo del popolo palestinese». Il capo del governo Hamas ha chiesto l'intervento della comunità internazionale per «fermare l'aggressione» delle forze israeliane. «Chiediamo alla comunità internazionale e alla Lega Araba di assumersi le proprie responsabilità verso il nostro popolo - ha detto Haniyeh - e di intervenire per porre fine a questa aggressione». Il premier palestinese ha quindi definito l'offensiva aerea e terrestre lanciata lo scorso 25 giugno dalle truppe israeliane nella Striscia di Gaza, allo scopo di ottenere il rilascio del soldato rapito, come il frutto di una «politica insensata». Haniyeh ha anche affermato che quella di Israele è «la politica della giungla e dell’arroganza» che tuttavia «non indebolirà il nostro spirito e la nostra fermezza». Da parte sua, il presidente palestinese Abu Mazen ha condannato l'attacco contro gli uffici del primo ministro, definendolo «sporco e criminale». Di ben altro tono la reazione del braccio armato di Hamas - le Brigate Ezzedin al Qassam - che ha minacciato ieri di tornare a colpire nel cuore stesso di Israele. L’accordo raggiunto appena pochi giorni fa tra Hamas e Al Fatah - che avevano sottoscritto il «piano dei detenuti» (così chiamato perché elaborato da leader palestinesi in carcere) - prevedeva, tra l’altro, di limitare le azioni armate ai soli Territori Occupati. Ma l’escalation militare a Gaza rischia di far saltare anche quel patto.

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