Davide Frattini riporta sul CORRIERE della SERA di oggi, 1 luglio 2006, le opinioni della parte liberal israeliana. Haaretz, con Akiva Eldar, ed il sondaggio di Yediot Aharonot. Ecco l'articolo:
GERUSALEMME — Gli analisti avvertono: capitolare di fronte ai primi rapimenti significa aprire una breccia nella diga e favorire l'ondata dei sequestri. Eppure la maggioranza degli israeliani sembra favorevole al negoziato per liberare il caporale Gilad Shalit. Il 53% — secondo un sondaggio di Yedioth Ahronoth — chiede al governo di trattare (e il 58 è pronto a vedere rilasciare dei detenuti palestinesi, se fosse l'unica soluzione per evitare l'uccisione del soldato), contro il 43 che appoggia un'offensiva militare. Gli intervistati vogliono anche risparmiare il premier palestinese Ismail Haniyeh: il 51% si oppone a un omicidio mirato.
«Siamo stanchi di combattere, siamo stanchi di essere coraggiosi, siamo stanchi di vincere, siamo stanchi di sconfiggere i nostri nemici». Akiva Eldar, politologo ed editorialista del quotidiano
Haaretz, prova a spiegare i risultati dell'indagine ricordando le parole pronunciate da Ehud Olmert un anno fa. Quando ancora non era primo ministro, quando ancora non aveva dovuto affrontare il sequestro di un militare e il lancio continuo di Qassam dalla Striscia di Gaza. Le considera comunque una vera espressione del sentimento degli israeliani.
Eldar si è sempre opposto all'idea di un ritiro unilaterale ed è anche contrario all'eliminazione o all'arresto di Haniyeh. Per capire che cosa provocheranno i fermi dei ministri e deputati di Hamas non suggerisce di leggere il suo giornale domani, ma le vecchie edizioni del dicembre 1992. «Allora il primo ministro Yizthak Rabin decise di deportare 416 uomini di Hamas in Libano. Il movimento fondamentalista è scomparso o è diventato più forte? Israele ha fatto di loro degli eroi della lotta palestinese. Credeva di fare un favore ai dirigenti del Fatah e invece li ha imbarazzati, presentandoli come più deboli, quasi dei collaborazionisti. È stato un passaggio chiave nella storia interna palestinese e quattordici anni dopo ci siamo ritrovati con Hamas al governo. Gli arresti trasformeranno nei nuovi eroi i ministri e parlamentari in carcere».
In questi giorni, il sostegno al piano di convergenza annunciato dal premier Ehud Olmert sta calando nel Paese — il 47% resta favorevole, sempre secondo i dati di Yedioth — sotto i colpi dei razzi Qassam. «Anche il ministro degli Esteri Tzipi Livni — continua l'analista — lo ha ammesso. Abbiamo sbagliato — mi ha detto — a gettare le chiavi dei cancelli di Gaza, senza preoccuparci di chi le raccogliesse, di chi avrebbe colmato il vuoto di potere creato dalla nostra partenza».
È per questo che l'operazione contro il governo di Hamas lo preoccupa. «Se arresti qualcuno, se lo togli di mezzo, devi avere in mente chi prenderà il suo posto». Eldar ha in mente dei nomi e li ha proposti al governo israeliano in un editoriale. «Dobbiamo liberare Marwan Barghouti e lo sceicco Abdel Khaleq Natche, i due firmatari più importanti del documento dei prigionieri. Mostriamo ai palestinesi che Israele non ha solo bastoni, ma anche carote. La loro liberazione sarebbe un colpo decisivo alla leadership di Khaled Meshal e altri estremisti di Hamas. Potremmo creare un'alternativa, un gruppo dirigente più pragmatico».
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