"Equivicinanza" in azione D'Alema al G8 fa condannare Israele per autodifesa
Testata: La Stampa Data: 30 giugno 2006 Pagina: 9 Autore: Emanuele Novazio Titolo: «D’Alema convince il G8: arresti sbagliati»
Una cronaca che illustra il ruolo svolto dall'Italia nello scenario internazionale al tempo del miinistero degli Esteri D'Alema. Il quale sembrerebbe essere il principale artefice della condanna da parte del G8 dell'arresto dei capi terroristi di Hamas. Ecco il testo, di Emanuele Novazio, pubblicato dalla STAMPA del 30 giugno:
I ministri degli Esteri del G8 si appellano al governo palestinese di Hamas perchè ponga fine alle violenze e prenda «immediate misure» per la liberazione del soldato israeliano rapito domenica scorsa al confine con Gaza. Condannano i «gruppi estremisti responsabili di queste azioni» e tutti coloro che «mettono a repentaglio le prospettive di pace» in Medio Oriente. E richiamano Israele, impegnato in un'offensiva militare a Gaza, perché «eserciti la massima moderazione nella crisi». Con due sottolineature: la «particolare preoccupazione» per «la detenzione di parlamentari e membri del governo palestinese». E la preoccupazione per «la difficile situazione umanitaria nei Territori palestinesi». Una chiosa quest'ultima estesa ad entrambe le parti: «Chiediamo a tutti di proteggere i civili e di non aumentare le loro sofferenze», si legge nel documento finale della ministeriale G8, riunita a Mosca sotto la presidenza di Serghey Lavrov in preparazione del vertice dei capi di Stato e di governo del 15 luglio a San Pietroburgo. Il testo che ha chiuso la riunione distribuisce dunque moniti e appelli, sottolineando l'unanime proccupazione per la drammatica evoluzione della crisi israelo-palestinese. Ma è frutto di un compromesso negoziato durante la discussione di ieri mattina: Condoleezza Rice non avrebbe voluto inserire un riferimento diretto agli arresti di parlamentari e membri del governo Hamas da parte delle forze di sicurezza israeliane. E' stata l'insistenza di Massimo D'Alema, sostenuto dal tedesco Steinmeier e dal francese Douste-Blazi (molto più tiepida la britannica Margaret Beckett, che comunque ha aderito) a convincere il Segretario di Stato. «Non possiamo far finta di nulla mentre tutto il mondo guarda a quanto sta succedendo a Gaza, dobbiamo mandare un segnale», ha notato il ministro degli Esteri. Non far riferimento alla detenzione di parlamentari e ministri di un governo frutto di regolari elezioni, sottolineano fonti italiane, avrebbe significato ignorare una frattura nella legalità: quali che siano le responsabilità di Hamas nella crisi attuale. La drammatica situazione israelo-palestinese non è stato l'unico argomento caldo all'ordine del giorno del vertice di ieri. Gli 8 ministri hanno affrontato anche la crisi del nucleare iraniano chiedendo a Teheran una risposta «chiara e sostanziale» alle richieste della comunità internazionale quando, il 5 luglio, l'Alto rappresentante europeo Solana incontrerà Ali Larijani, capo negoziatore iraniano e presidente del Consiglio supremo di difesa. Gli Otto non parlano esplicitamente di ultimatum: per non accentuare la tensione (e per la mancanza di una linea comune) nel documento non si fa cenno al rinvio all'Onu se Larijani non accoglierà la richiesta. Una cautela inutile: sono bastati pochi minuti, al ministro degli Esteri iraniano Mottaki, per confermare che la risposta di Teheran arriverà soltanto ad agosto, come già anticipato dal presidente Ahmadinejad. Fonti europee confidano comunque in un avvicinamento fra le parti: si spera nell'abilità di Solana. Le due crisi al centro del G8 di ieri sono strettamente collegate. Secondo la diplomazia europea, il «recupero» della Repubblica islamica potrebbe avere conseguenze positive in una sistemazione complessiva della regione mediorientale: dall'Iraq all'Afghanistan alla Palestina.Il governo Prodi è un convinto sostenitore della linea di «apertura»: nel suo recente incontro con il collega Mottaki, D'Alema ha confermato il no italiano all'uso militare dell'energia atomica, ma ha insistito anche sulle opportunità che la Repubblica islamica ricaverebbe da una soluzione diplomatica della crisi. Teheran potrebbe recuperare «il ruolo regionale di primo piano che le compete», ha sottolineato D'Alema. Il ministro auspica da tempo un rinnovato ruolo italiano nel negoziato dal quale il governo Berlusi si era autoescluso. E Il fatto che sia Solana a incontrare Larijani è considerato «una garanzia»: il segno che la trattativa «è ormai in mano al'Europa» e non più alla troika Francia - Gran Bretagna - Germania. Ieri sera, tuttavia, fonti americane confermavano che dopo la riunione di Teheran Solana riferirà ai Sei: saranno i 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia) più la Germania (ecco rispuntare la troika) a «valutare la situazione» prima del G8 di San Pietroburgo.
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