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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.06.2006 Il senatore Colombo condanna i pregiudizi antisraeliani
ma non fa ammenda su quelli che diffondeva L'Unità, giornale da lui diretto

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 giugno 2006
Pagina: 5
Autore: Enzo d'Errico
Titolo: ««Israele membro della Nato Ora basta vecchi pregiudizi»»
"Ora basta vecchi pregiudizi", titola il Corriere della Sera l'intervista con Furio Colombo, neo senatore dell'Unione.  Colombo è d'accordo con la proposta del sottosegretario Gianni Vernetti affinchè Israele entri a far parte della Nato, e va bene. Dice che Israele è stato lasciato solo, e va bene. Dice che in passato siamo stati vicino ad Iran e Iraq, ma non ci siamo mai schierati con decisione al fianco di israele, e qui va meno bene. A noi risulta che a fianco di Israele ci siamo stati solo nei cinque anni di governo Berlusconi, anni durante i quali Colombo dirigeva l'Unità, uno dei giornali schierati sul fronte antisraeliano. Che adesso si arrampichi sui vetri per ricrearsi una verginità filo-israeliana è più che comprensibile. A patto che però Colombo, come i pentiti,  si dissoci dalle posizioni che ha tenuto quando dirigeva il quotidiano dei DS, riconosca il proprio ribaltone, e almeno chieda scusa per tutta la disinformazione che ha rovesciato nelle teste dei lettori del giornale fondato da Antonio Gramsci. Non che le sue posizioni oggi siano meno criticabili. Infatti deve fare molta ginnastica per tenersi in equilibrio come senatore DS, deve, come ha fatto nella intervista al Corriere, dichiarare che D'Alema ha ragione quando parla di "equivicinaze", guai a criticare il ministro degli esteri. Ci risparmi però le prediche e i consigli, come se lui fosse appena arrivato dalla luna e si rendesse conto dei pericoli che Israele sta correndo. Se proprio vuole farci apprezzare il cambio di linea, guardi dentro la sua parte politica e abbia un po' di coraggio. Critichi chi deve criticare,non verrà fucilato per questo, anzi. Fra i DS ci sono persone per bene e che, oltre a parlare bene razzolavano anche bene quando lui stava con i nemici di Israele. Ci risulta pure che lui faccia parte di un gruppo che si chiama "La sinistra per Israele", bene, allora ci dimostri che sotto un'etichetta c'è qualcosa, non solo vana retorica. E la smetta di dare ragione a chi, con la scusa dell' equivicinanza,  non fa altro che equiparare lo Stato ebraico con i terroristi di Hamas. Di tempo libero ormai deve averne, niente più girotondi contro la dittatura berlusconiana, sconfitto il leader della Casa delle Libertà in tutti i campi della politica, Colombo può dedicarsi seriamente alla politica estera. Ma se vuole davvero innovare nella sinistra, contribuire a farne diminuire il pregiudizio antiamericano e antisraeliano, studi quello che ha fatto in cinque anni il Berlusca, l'odiato caimano. Ci troverà delle buone linee guida. Un po' meno facciatosta, senatore Colombo, e un po' più di serietà.

Ecco il testo dell'intervista: 
 

Non ha dubbi, Furio Colombo. E poco importa che tra i Ds nessuno o quasi segua la sua rotta: l'ex direttore de L'Unità, oggi senatore della Quercia, tiene dritto il timone. E annuncia: «Sono d'accordo con Gianni Vernetti. La sua è una proposta seria e ragionevole: bisogna lavorare per favorire l'ingresso d'Israele nella Nato. Sarebbe un fattore di garanzia per Israele stesso e un segno di corresponsabilità per gli altri membri dell'alleanza».
Peccato, però, che il sottosegretario agli Esteri della Margherita dica questo e il ministro Massimo D'Alema lo smentisca il giorno dopo.
«Sono cose che capitano quando una nuova idea entra in circuito. Naturalmente tutte le obiezioni, a cominciare da quelle di D'Alema, hanno diritto d'asilo: l'importante è che la discussione non venga strangolata sul nascere da vecchi pregiudizi».
Pregiudizi di quale tipo?
«Penso a quanti temono che una soluzione del genere finisca per rafforzare il dominio militare statunitense nell'area. A me, francamente, non sembra un pericolo. Anzi, l'entrata in scena della Nato potrebbe limitare un rischio simile».
Davvero? E in che modo?
«Innazitutto costringerebbe l'Europa a scuotersi dal torpore che ha sempre mostrato verso le sorti di Israele. E uso la parola "torpore" per non dire di peggio. Dovrei ricordare, infatti, che il nostro continente è giunto a isolare il governo di Gerusalemme nell'assemblea delle Nazioni Unite».
Pure Israele avrà commesso qualche errore, non crede?
«Certo, ma è stato lasciato solo. E nessuno può ergersi a giudice delle azioni altrui dopo aver ostentato per decenni indifferenza o, peggio ancora, inimicizia. Né può lamentarsi se gli Stati Uniti, unici ad aver appoggiato Israele, svolgono un ruolo politico e militare determinante in quella zona».
E lei pensa che l'ingresso nella Nato modificherà quest'atteggiamento?
«Io parto da un dato di fatto: per ragioni oscure, lo Stato ebraico è l'unico Paese democratico a non essere inserito in un'alleanza strategica. E l'isolamento rischia sempre di alimentare le spinte più estremistiche: non a caso, ad avversare l'ingresso nella Nato è soprattutto la destra radicale di Netanyahu. Dunque, l'Europa farebbe bene a cambiare strategia se vuole avviare davvero un processo di pace».
Intravede qualche segnale destinato ad alimentare questa speranza?
«Siamo ai primi passi di un cammino che sarà senza dubbio lungo e travagliato. Ma con la sua intervista al Corriere, il sottosegretario Vernetti ha mosso le acque stagnanti di una situazione che, in passato, è stata sinceramente indecorosa. Siamo stati vicini a Iran e Iraq, ma non ci siamo mai schierati con decisione al fianco d'Israele».
Forse lo stesso discorso, in scala, riguarda anche i Ds.
«D'Alema ha parlato di "equivicinanza" alle ragioni palestinesi e a quelle israeliane. Può sembrare un artificio verbale, ma non è così. Vuol dire che ormai la sinistra riformista respinge le antiche tentazioni ideologiche. Certo, i dubbi rimangono e non sarà facile far crollare le ultime resistenze. Ma credo che alla fine l'ingresso d'Israele nella Nato si rivelerà la scelta giusta per aprire una nuova strada al processo di pace in Medio Oriente».

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