Legare mani e piedi a Israele perchè Hamas, non riconosciuto, possa colpire meglio un appello di "alto valore morale", dalla fondatrice del quotidiano comunista, Rossana Rossanda
Testata: Il Manifesto Data: 30 giugno 2006 Pagina: 1 Autore: Rossana Rossanda Titolo: «Fermate Israele»
IL MANIFESTO del 30 giugno 2006 pubblica in prima pagina un editoriale di Rossanda Rossanda intitolato "Fermate Israele". La Rossanda ignora ciò che tutto il mondo sa, ovvero che é Hamas il responsabile del rapimento del soldato israeliano Ghilad Shalit. Ignora anche, ma non è l'unica, che gli esponenti di Hamas hanno chiaramente negato di aver riconosciuto Israele con l'accordo stretto con Al Fatah. Può così immaginare che le operazioni militari israeliane a Gaza mirino a chiudere uno spiraglio di pace aperto da Hamas. E che tra il governo Olmert e il non iodentificato "gruppo integralista" autore dei sequestri ci sia un'equivalente, simmetrica, volontà di impedire soluzioni negoziali del conflitto. Semmai tra quello che definisce il "sequestro" dei ministri di Hamas da parte di Israele e quello degli isrealiani, la sua comprensione va a quest'ultimo, che si proponeva l'obiettivo "umanamente ragionevole" della liberazione di "donne e bambini" (minori) detenuti da Israele perchè implicati nel terrorismo. La conclusione è una richiesta di intervento del Consiglio di sicurezza e dell'Europa contro Israele. Non certo contro Hamas, dato che le brigate Ezzedin el Kassam, come la mafia, non esistono. Presumibilmente, dato che il Consiglio di sicurezza dell'Onu di questo si occupa, esso viene invocato prevedendo la possibilità di sanzioni e interventi militari. Che non vanno bene per Saddam o per Ahmadinejad. Ma per Israele sì Ecco il testo:
Il sequestro di 64 parlamentari palestinesi di Hamas, fra i quali otto ministri, in tutte le città della Cisgiordania da parte dell'esercito israeliano non è un rappresaglia, è il tentativo di affondare per sempre la già assediata e affamata Autorità palestinese e di chiudere con ogni trattativa che pareva potersi aprire negli ultimi giorni. Sul documento dei prigionieri palestinesi in Israele,Hamas e Al Fatah avevano raggiunto un accordo per molti versi storico. Per la prima volta Hamas riconosceva, sia pure implicitamente mainmodoinequivocabile, la legittimità dell'esistenza di due stati. Contro questo accordo, che innovava radicalmentenon solo la linea di Hamasma anche i suoi rapporti conAl Fatah, un gruppo fondamentalista - del quale, mentre scriviamo,non conosciamo l'identità - aveva catturato un pilota di tsahal, dichiarando che non l'avrebbe riconsegnato finché non fossero state liberate le donne e i bambini che sono fra i circa ottomila detenuti palestinesi in Israele (obiettivo tanto umanamenteragionevole quanto sicuramente negato da Tel Aviv) e poi sequestrava un colono di 18 anni - ieri poi ucciso. La collera di Israele era comprensibile, ma la reazione è stata spropositata al punto dapreoccupare anche iG8 oggi riuniti aMosca, che le hannomandatounammonimentoformale: non esagerate. Manon si tratta di una sbavatura di militari infuriati: la cattura di un così consistente gruppo di parlamentari dei territori occupati, l'annuncio che ne seguiranno altre, mirano a mettere fuori gioco l'intero governo palestinese costringendo in queste ore tutta la rappresentanza diHamasa entrare in clandestinità. Nonsolo: Israeleha appena bombardato il principale asse stradale di Gaza, distruggendone tre ponti, la centrale elettrica che fornisce energia a metà della Striscia diGaza eha tagliato le forniture d'acqua, sprofondando il paese in una situazione sanitaria insostenibile. Già stava succedendo dopo le sanzioni inflitte dall'Europa. Quinonsi tratta diuneccesso di vendicatività, si tratta della volontà del governo di Ehud Olmert, in cui evidentemente sta anche il laburista Amir Peretz, di chiudere qualsiasi porta o dialogo di pace per togliere la Palestina come nazione dalla faccia del Medio Oriente. Politicamente parlando, è l'esatto reciproco del gruppo fondamentalista islamico che sequestrando due israeliani e uccidendoneuno havoluto sabotare ogni possibile avvio di scioglimento dell'ormai tragico e quasi quarantennale contenzioso fra le parti. C'è un fondamentalismo in Palestina che non riconosce l'esistenza di Israele e un fondamentalismo israeliano che non riconosce quella della Palestina. Così stanno le cose, naturalmente tra forze del tutto impari. Sharon in coma, sembra caduto in comaogni residuo di ragionevolezza del governo israeliano. Non è possibile, non è decente che il Consiglio di sicurezza non intervenga. Èben vero che da decenni Israele disattende le sue decisioni ma è anche vero che questa arroganza le è stata consentita, specie dagli Stati uniti. E senza attendere il Consiglio di sicurezza bisogna che l'Europa, su questo terreno dubitosa e incerta per l'incrocio ormai evidente fra il sentimento di colpa verso gli ebrei e un antiarabismo inconfessabile, si esprima subito. E subito ha da esprimersi il governo italiano. Non farlo sarebbeun gesto inammissibile di irresponsabilità.
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