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Informazione Corretta Rassegna Stampa
30.06.2006 Un nastro blu per Ghilad
il soldato israeliano sequestrato da Hamas

Testata: Informazione Corretta
Data: 30 giugno 2006
Pagina: 0
Autore: la redazione
Titolo: «Un nastro blu per Ghilad»
Articolo di Bradley Burston su Haaretz del 28/06/2006. Segue il testo inglese originale:

LEGHIAMO UN NASTRO BLU PER GILAD SHALIT

C'e' una calma inspiegabile attorno a Gilad Shalit. Deve essere il modo in cui funziona il mondo. Quando il missile ha colpito il suo carro armato, Gilad stava facendo la guardia ai nostri confini di prima del 67. I confini di cui Hamas ha parlato per mesi. Proprio quel confine sul quale, se noi ci ritirassimo, loro farebbero la pace con noi per le prossime generazioni. Oppure solo sino a domenica mattina, qualunque venga prima. Quando il missile ha colpito il suo carro armato, Hanan Barak e Pavel Slutzker, sono stati uccisi nell'esplosione. Un terzo è stato gravemente ferito. E poi è rimasto Gilad, questo ragazzino, sanguinante, solo, trascinato fuori nella striscia di Gaza da Individui che l'avrebbero piuttosto assassinato che guardato. C'e' questa foto che spezza il cuore di un ragazzino che non ha ancora vent'anni. L'ampio, innocente sorriso, senza dubbio non ancora cambiato da quando era piccolo. C'e' questa famiglia adorata, che aveva abbassato la guardia perchè credeva che lui, facendo il servizio militare nel nord, fosse lontano dai pericoli. Un padre, che nel profondo del suo incubo, riesce a dire ai rapitori :" Noi crediamo che quelli che lo tengono prigioniero abbiano anche loro famiglie e figli, e sappiano cosa stiamo provando". Il mondo non può fare finta di niente. Quando il missile ha colpito, c'era questo ragazzino, in servizio in un punto dell'esercito tranquillo, non nei territori, in alcun modo vicino ai Palesinesi. E c'e' questo rapimento di un soldato in un esercito che si è ritirato da tutta la striscia di Gaza una volta occupata sino a confini internazionalmente riconosciuti. Al mondo non importa niente. Forse dovremmo occuparcene di più. Forse è arrivato il momento che le persone facciano una piccola dichiarazione nel maggior numero di posti possibile. Così che non sia lasciato solo, non sia lasciata sola la sua famiglia. Ignorate le voci - si possono già sentire - che dicono che se l'è meritata come membro di un esercito che attacca i Palestinesi - i Palestinesi che lanciano razzi Qassam contro case, scuole ed ospedali, i Palestinesi che scagliano razzi Qassam tutti i giorni, talora sino a sette volte al giorno. Il mondo se ne infischia. Il mondo se ne è lavate le mani dei Palesinesi. Il mondo si è lavate le mani di Hamas. Il mondo è del pari stufo dei nostri problemi. C'e' la sensazione che si tratti di un rapimento a cui anche Hamas non vorrebbe pensare. La risposta potrebbe trovarsi da qualche parte tra le Twin Towers e Falluja. Notizie di assassini di massa in nome di Dio, decapitazioni in nome di Dio, bombe dopo bombe dopo bombe dopo bombe in nome di Dio, ci raggiungono una dopo l'altra. La nostra capacità di farci carico, la nostra possibilità profonda di comprendere sono state compromesse da un regno del terrore di tale enormità, di tale orrore, di tale durata, che la soglia della nostra capacità di risposta emotiva sta diventando irraggiungibile. Ma solo per questa volta.... Noi dovremmo legare un nastro blu per Gilad. Per i suoi genitori, per il suo fratello maggiore, per la sua sorellina più piccola. In modo che chi lo vede ci chieda per cos'è. E così anch'essi sapranno.

Tie a blue ribbon for Gilad By Bradley Burston There's an inexplicable calm regarding Gilad Shalit. Must be the way the world works. When the missile hit his tank, Gilad Shalit was guarding our pre-1967 war border. The border that Hamas has been talking about for months. The one to which, should we withdraw, they would make peace with us for generations. Or until Sunday morning, whichever came first. When the missile hit his tank, two of his crewmates, Hanan Barak and Pavel Slutzker, were killed in the blast. A third was seriously injured. And there was Gilad, this kid, bleeding, alone, dragged off into the Gaza Strip by men who would probably rather kill him than look at him. There's this heartbreaking photograph of a kid not 20 years old. The wide, unspoiled smile, doubtless unchanged from when he was small. There is this lovely family, their guard let down because they believed him to be serving in the north, far from danger. A father who, in the depth of his dread, can say to the kidnappers, "We believe that those who are holding him also have families and children, and that they know what we are feeling." The world can't give a fallen fig. When the missile hit, there was this kid, stationed at a quiet IDF position, not in the territories, nowhere near Palestinians. And here is this kidnapping of a soldier in an army which has withdrawn from the internationally recognized whole of the once-occupied Gaza Strip. The world cares not at all. Perhaps we should care more. Perhaps it's time people made a small statement in as many places as possible. Tie a blue ribbon on a tree for Gilad. So that people will ask what it's for, and you can tell them. So that he won't be left alone, nor his family. Ignore the voices - you can hear them already - saying that he had it coming, as a member of a military that attacks Palestinians - the Palestinians that fire Qassams into homes, schools and medical clinics, the Palestinians that fire Qassams every single day, sometimes as many as seven times a day. The world doesn't give a fallen fig. The world has washed its hands of the Palestinians. The world has washed its hands of Hamas. The world is tired of our troubles as well. There's a sense that this is a kidnapping that even Hamas would rather not think about. The answer may well lie somewhere between the Twin Towers and Faluja. Mass murder in the name of God, beheadings in the name of God, bombing after bombing after bombing after bombing in the name of God, gets to us after a while. Our ability to care, our very ability to notice, has been compromised by a reign of terror of such enormity, of such horror, of such duration, that the threshold of our emotional attention has become all but unreachable. But just this once ... We should tie a blue ribbon for Gilad. For his parents, his older brother, his younger sister. So that people will ask what it's for. And so they'll find out 

info@informazionecorretta.it

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