Riprendere gli omicidi mirati dei terroristi la strategia che Israele dovrebbe adottare secondo Michael Oren
Testata: Il Foglio Data: 29 giugno 2006 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «“Israele deve riprendere gli omicidi mirati dei terroristi”, ci dice Oren»
Dal FOGLIO di giovedì 29 giugno 2006:
Gerusalemme. L’esercito israeliano è a Gaza. I carri armati sono entrati nella parte sud della Striscia nella notte tra martedì e mercoledì e hanno aspettato, senza avanzare, per tutto il giorno. Ieri sera il ministro della Difesa, Amir Peretz, ha dato il via alla seconda parte dell’operazione che consiste in un avanzamento. Gli aerei hanno bombardato alcuni ponti e una centrale elettrica, sempre durante la stessa notte, e un campo d’addestramento di Hamas, ieri, senza causare vittima, mentre in serata alcuni caccia israeliani si sono alzati in volo nei cieli della Siria, sorvolando il palazzo presidenziale di Bashar el Assad. A Damasco trova protezione il leader di Hamas, Khaled Meshaal. L’obiettivo è la liberazione del soldato Ghilad Shalit, rapito da un commando formato da tre fazioni palestinesi, tra cui il braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedine al Qassam. Uno dei gruppi, i Comitati di resistenza palestinese, ha mostrato ieri i documenti d’identità di un “settler” sparito domenica dalla Cisgiordania, come prova del suo sequestro, e ieri sera le Brigate dei martiri di al Aqsa, legate al partito del rais palestinese, Abu Mazen, hanno fatto sapere di aver sequestrato un altro abitante degli insediamenti. L’operazione israeliana, “Pioggia d’estate”, dovrebbe essere limitata alla distruzione di infrastrutture terroristiche e circoscritta nel tempo e nello spazio. Il premier israeliano, Ehud Olmert, non vuole rioccupare militarmente la Striscia, ma la strategia è chiara: o i palestinesi riconsegnano Shalit o il governo di Gerusalemme è pronto ad “azioni estreme”. La preoccupazione aumenta nella comunità internazionale, mobilitata per cercare una soluzione: Francia, Egitto, Stati Uniti e Vaticano stanno tentando di mediare tra palestinesi e israeliani per il rilascio del soldato. Ieri, Hamas ha fatto sapere, tramite il ministero dell’Informazione, di essere pronto a uno scambio di prigionieri, cui Olmert si era già opposto. I palestinesi chiedono il rilascio dei loro detenuti, donne e minori, dalle carceri israeliane. Michael Oren, analista dello Shalem Center di Gerusalemme, conosce bene la storia militare israeliana. Ha servito nell’esercito come parà nella guerra in Libano del 1982 e ha studiato tattiche e strategie militari. Oggi appoggia l’operazione di Olmert, come ha scritto sul Wall Street Journal, ed è convinto della necessità, per Israele, di riprendere le uccisioni mirate. Oren spiega al Foglio che “Israele deve tornare a catturare i terroristi. La sola maniera per fermare le aggressioni è eliminare chi manda altri a farle. Questa è la sola tattica valida, perché Israele non può rioccupare Gaza. Se lo facesse, i palestinesi griderebbero ancora all’occupazione. Lo stanno già facendo. Considerato il fatto che i lanci di razzi Qassam non si sono fermati da quando Israele ha lasciato Gaza meno di un anno fa, non vedo nessun’altra tattica possibile”.
Un’azione circoscritta Oren si riferisce alla strategia adottata dal governo israeliano soprattutto durante il 2004. Allora, tramite uccisioni mirate, Israele aveva eliminato i vertici di Hamas: prima il leader spirituale del gruppo, lo sceicco Ahmed Yassin, poi il suo successore, Abdel Aziz al Rantissi. Oren ipotizza quello che potrebbe essere il seguito dell’operazione militare in atto, che secondo l’analista non sarà tesa soltanto a riportare a casa il soldato, ma anche a mettere fine ai lanci di razzi Qassam sul territorio israeliano. “Israele chiuderà l’area dove crede si trovi il soldato. Una volta isolata, l’esercito invierà le truppe speciali e tenteranno di salvarlo: un atto circoscritto. Israele si è ritirato da Gaza meno di un anno fa e non torneremo indietro per rioccupare l’area. Detto questo, penso che Israele si muoverà all’interno di una parte della Striscia per un breve periodo, per provare a bloccare il lancio di razzi”. Le città del Negev, colpite da decine di missili, sono nel mezzo di una rivolta. Gli abitanti si chiedono dove sia finito il governo e che cosa stia facendo l’esercito. “Non so perché ci abbiano messo così tanto ad agire – dice Oren – E’ ironico, soprattutto considerando il fatto che Peretz è di Sderot, dove sono caduti centinaia di Qassam. Apparentemente, ci è voluta la morte di due soldati e il sequestro di un terzo per convincere il governo a organizzare un’azione militare”. L’operazione di Gaza mette alla prova il neoministro laburista della Difesa, che ha sempre vissuto lontano dal mondo militare. “Certo – conferma Oren – il raid a Gaza è il primo test per Peretz. Lo passerà, agli occhi di Olmert, ma non guadagnerà gli stessi punti agli occhi dell’elettorato israeliano. In realtà – dice dopo una pausa – non è un bravo ministro della Difesa, perché la sicurezza d’Israele è a rischio e gli israeliani tengono alla sicurezza più di ogni altra cosa. Vogliono vedere la fine dei lanci di razzi”.
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