Una lettera aperta di Andrea Jarach sul silenzio di Enzo Biagi e dell'Espresso
Testata: Informazione Corretta Data: 28 giugno 2006 Pagina: 0 Autore: Andrea Jarach Titolo: «Lettera aperta a Enzo Biagi, a Daniela Hamaui (direttore Espresso), a Gruppo»
Lettera aperta a Enzo Biagi, a Daniela Hamaui (direttore Espresso), a Gruppo Editoriale Espresso Repubblica
Gentili signori
e' con stupore che seguo il vostro assordante silenzio di fronte a un grave caso di diffamazione personale e disinformazione.
Mi riferisco ovviamente all'articolo che Enzo Biagi ha in parte dedicato alla mia persona (Espresso n 22 pag 95), paragonandomi al sig Goring, accusandomi di aver spezzato la Comunita' ebraica milanese e di andare a braccetto con i fascisti disprezzando cosi' la Memoria dei miei cari periti nella Shoah.
Permettetemi dunque di manifestarvi il mio disagio di cittadino diffamato dal vostro settimanale da 500.000 copie e milioni di lettori.
Infatti nel diffamarmi non avete colpito solo il privato cittadino (grave di per se') ma anche il presidente della Associazione Amici di Yad Vashem in Italia, la più' importante istituzione per la Memoria nel mondo intero, che della sua credibilita' ha fatto il patrimonio riconosciuto ovunque, l'editore che ha pubblicato alcune opere fondamentali per la divulgazione della Shoah in Italia (inserite nei programmi didattici di istituzioni meritorie quali l'Associazione Figli della Shoah che lavora con i contributi europei e di altre istituzioni internazionali), il produttore del film Dear Anne The Gift Of Hope, di cui proprio l'Espresso ha parlato in termini lusinghieri qualche settimana fa (e che comporta un impegno di quasi 10 milioni di euro).
Ma anche questo, se fosse stato corredato da un contesto corretto, poteva essere oggetto di civile dibattito. No, invece l'articolo di Biagi, partendo da sconosciute motivazioni post elettorali ha riversato su un cittadino ebreo (chiamato tre volte per nome e cognome e definito "un ebreo") l'ignominia di una scelta politica indicata come sdoganante l'estrema destra fascista e addirittura comparata alle scelte di un nazista pentito!. Il tutto per aver accettato una candidatura in una lista civica, per di più guidata dalla figlia di un deportato a Dachau, partigiano!
Questo articolo forzato nelle tesi e sbagliato nei toni e nei contenuti si chiude con un clamoroso "non capisco e non voglio capire".
Incredibile, indegno di un "grande" giornale, si rischia di distruggere la reputazione di un professionista come me dedito alle cause sociali e alla difesa dei Diritti dell'Uomo, (credo che le lettere che avete ricevuto da decine di persone a me anche sconosciute lo attestino senza ombra di dubbio), e non si fa la fatica di capire.
Ebbene in quattro settimane non avete trovato il tempo di reagire, neanche con una riga, alla mia querela giudiziaria e ai lettori, alle 1200 persone circa che hanno firmato un appello a Enzo Biagi, non una scusa per aver sbagliato il tiro, non una rettifica per aver riportato informazioni sbagliate, non un messaggio privato ad una persona a tutti voi nota (dal Direttore all'articolista).
Trovo tutto ciò deprimente, umanamente triste, professionalmente censurabile e legalmente punibile, così da riaffermare il diritto di un cittadino a vedere rispettate le proprie scelte politiche indipendentemente dalla propria origine religiosa, come proclamato dalla Costituzione italiana e dal buon senso.