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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.06.2006 L'Iraq non ascolterà le domande di grazia a Saddam provenienti dall'Italia
un editoriale di Magdi Allam

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 giugno 2006
Pagina: 40
Autore: Magdi Allam
Titolo: «Ma l'Iraq non potrà ascoltare Pannella»

 Un editoriale di Magdi Allam pubblicato dal CORRIERE della SERA del 27 giugno 2006:

Per Marco Pannella nutro stima e provo affetto. La sua rettitudine morale e la sua integrità ideale, al di là del funambolismo politico voluto o subito, sono incontestabili. Mi trovo tuttavia profondamente contrario alla sua richiesta di farsi conferire un «incarico straordinario di governo per salvare dall'esecuzione Saddam e i suoi eventuali giustizieri». Non per un'obiezione personale nei confronti di Pannella o una riserva nei confronti della nobile causa dell'abolizione della pena di morte. Bensì per una ragione politica legata, da un lato, alla sovranità e dignità dell'Iraq e, dall'altro, alla credibilità e coerenza dell'Italia.
Cari lettori, facciamo insieme lo sforzo intellettuale ed etico di metterci nei panni degli iracheni. Tre settimane fa il nostro ministro degli Esteri D'Alema sbarcò a Bagdad e, contrariando le richieste e frustrando le aspettative delle autorità irachene, annunciò la fine della missione militare italiana a Nassiriya. Sono caduti nel vuoto gli accorati appelli del presidente della Repubblica Talabani e del governatore di Nassiriya al mantenimento dei nostri soldati e carabinieri per sostenere il popolo iracheno nella comune battaglia contro il terrorismo globalizzato islamico, più in generale per contribuire sul terreno al consolidamento della sicurezza e della democrazia in Iraq. Il nostro governo ha optato per una scelta del tutto autonoma che s'ispira alla condanna pregiudiziale della «guerra ingiusta» e al rifiuto di continuare a svolgere il ruolo di «forza occupante». Anche se non è questa la valutazione né delle legittime autorità irachene né dell'Onu che, sin dal 2003 con la risoluzione 1511, ha sentenziato la piena legittimità internazionale delle forze multinazionali.
Ebbene se guardiamo all'iniziativa del governo italiano, con gli occhi degli iracheni, essa sta a significare la delegittimazione delle autorità irachene, la sconfessione delle risoluzioni dell'Onu, l'abbandono del popolo iracheno in una fase cruciale della lotta al terrorismo che fa seguito all'uccisione di Al Zarqawi.
Qui apro una parentesi. Anche mettendo da parte i valori e gli ideali, volendo limitarci al sano egoistico interesse dello Stato, ci rendiamo conto che è controproducente e alquanto masochista disimpegnarci dall'Iraq, auto- escludendoci dalla divisione dei profitti di una missione internazionale per la quale abbiamo già pagato un importante prezzo in vite umane e impegno finanziario? La mia sensazione è che l'Iraq sia la vittima sacrificale imposta dalla necessità di tenere unita l'eterogenea coalizione di centrosinistra, anche se si traduce in una cecità ideologica che lede l'interesse nazionale.
Ma torniamo a Pannella. Secondo voi come potrebbero reagire gli iracheni qualora, ammettiamo nelle prossime settimane o mesi, magari in concomitanza con il ritiro delle nostre forze, si presentasse a Bagdad, su incarico del governo, per chiedere la grazia a Saddam? A parte il fatto che il processo a Saddam durerà ancora a lungo, è ovvio che un governo sovrano possa accogliere un consiglio da un amico, non certo da chi gli ha voltato le spalle nel momento del bisogno. E poi dovremmo riflettere mille volte prima di perorare la causa di uno dei più sanguinari tiranni della storia contemporanea, colpevole del genocidio di un milione di iracheni e della morte di un milione di iraniani.
Siamo certi che, qualora potessimo riesumare e ridefinire il corso della storia, i tedeschi e gli italiani avrebbero metabolizzato meglio il trauma dell'orrore della guerra mondiale se Hitler e Mussolini fossero rimasti in vita? È un dato di fatto che, per milioni di iracheni sopravvissuti al genocidio di Saddam, la sua sola presenza fisica perpetua il terrore interiorizzato nei 35 anni del suo potere.
Mi spiace, caro Pannella, ma temo che se lei oggi si presentasse a Bagdad, la sua richiesta di grazia a Saddam verrebbe fermamente respinta. La inviterebbero a occuparsi della vita dei milioni di iracheni che vogliono affrancarsi da Saddam e dal terrorismo, prima di preoccuparsi della morte del loro carnefice.

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