Bernard Lewis è il massimo studioso dell'Islam. I suoi libri sono pubblicati in italia. Una summa del suo pensiero è contenuta in "Islam", una conversazione tra Lewis e Fiamma Nirenstein, uscita presso Rizzoli. LA STAMPA pubblica oggi una intervista di Lewis concessa a Flemming Rose,il giornalista danese che aveva pubblicato sul suo giornale Jyllands-Posten le vignette satiriche su Maometto. In attesa che il sogno nel quale si culla beatamente il nostro continente diventi un incubo, ecco l'ultimo avvertimento di un grande storico. Ecco l'intervista:
DOPO quasi settant'anni di studi sul Medio Oriente, dozzine di saggi e centinaia di articoli sull'argomento e dopo essere stato consigliere di alcuni dei più influenti leader degli Stati Uniti d'America Bernard Lewis si è guadagnato una reputazione «da oracolo» per quanto riguarda il Medio Oriente e le complicate relazioni tra l'Occidente e l'Islam. Anche se ufficialmente si è ritirato dalla vita attiva più di venti anni fa, continua a mantenersi al corrente degli avvenimenti nello scacchiere medio-orientale.
Lei ha spesso avvertito di non cadere nell'errore di interpretare gli atti terroristici e le violenze di matrice islamica come una filiazione diretta della tradizione classica dell'Islam. Cosa intende dire?
«Moltissimi degli avvenimenti tremendi di cui siamo stati testimoni in questi anni non sono parte integrante della tradizione islamica. Si tratta a tutti gli effetti di una distorsione della dottrina dell'Islam. Si prenda ad esempio il fenomeno degli attentatori suicidi. Il suicidio è proibito dall'Islam. In base ai testi classici, un musulmano che commette suicidio è condannato irrevocabilmente all'inferno, anche se ha vissuto una vita santa e virtuosa. Per di più, all'inferno verrà costretto a rivivere il proprio suicidio per tutta l'eternità».
Ma allora perché esistono le bombe umane? E davvero questi terroristi non hanno un'effettiva connessione con la vera natura dell'Islam?
«Il mondo islamico non traccia una demarcazione netta tra la religione e la cultura di una civiltà e usa lo stesso termine per descrivere entrambi i concetti. Questo causa enormi fraintendimenti. Nel mondo islamico ci sono avvenimenti che traggono origine dalla cultura ma sono in aperto contrasto con la fede»
Come mai?
«Nel XX secolo il mondo musulmano ha rincorso l'Occidente e la modernizzazione. Questa strada è stata battuta con le migliori intenzioni, ma ha finito per avere conseguenze davvero disastrose. Per fare un esempio, la potenza dei governanti locali è aumentata esponenzialmente. Questo ha fatto sì che anche i più banali autocrati di sceiccati da operetta conquistassero un potere effettivo superiore a quello che Solimano il Magnifico deteneva nel XVI secolo. La modernizzazione ha eliminato un gran numero delle limitazioni all'azione di governo di questi monarchi. Più o meno allo stesso tempo, i governatori delle colonie francesi del Medio Oriente e del Nord Africa hanno preso una decisione fatale e disastrosa, di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze. Quando, nel 1940, il governo di Vichy prese il potere in Francia, i governatori ebbero la possibilità di scegliere se schierarsi con de Gaulle o con Vichy. Purtroppo, la maggioranza scelse Vichy, aprendo quei paesi alla nefasta influenza nazista, che ha avuto effetti particolarmente incisivi in Siria, in Libano e nel Nord Africa. In questi paesi la propaganda nazista ebbe un'enorme diffusione. I nazisti crearono una rete di cellule di affiliati alla loro ideologia che, con il tempo, dette vita al partito Baath. Questo partito arrivò al potere dapprima in Siria e poi si affermò anche in Iraq. Il passaggio dall'ideologia nazista a quella comunista è stato agevolato dal fatto che sin dall'inizio il partito Baath aveva operato una propria sintesi sincretica di entrambe le ideologie. Quindi, molti dei dittatori che hanno infestato il Medio Oriente sono in effetti stati importati dall'Europa e non hanno reali radici nella tradizione islamica del passato».
E allora da che parte sta il vero Islam in questo processo di sempre maggiore radicalizzazione?
«Come ho già detto, il popolo musulmano è sempre più consapevole di quanto la situazione si sia deteriorata nel corso dell'ultimo secolo. La società islamica ha trovato due modi di reagire a questa situazione. Nel primo caso si afferma che la modernizzazione è stata inadeguata o distorta e che occorre una vera modernizzazione, che porti alla democrazia e alla libertà. In effetti, questa idea è sostenuta da un fronte molto più ampio di quello che ci si potrebbe aspettare. Ma vi è anche, e questa è la seconda reazione, chi afferma che tutti i problemi del mondo islamico discendono dal tentativo dissennato di copiare l'Occidente. In questo caso la soluzione proposta è quella di tornare al vero e autentico Islam delle origini. Questo tipo di musulmani ritiene che ogni valore occidentale sia peccaminoso e malvagio e che i riformisti siano i lacchè dell'Occidente. I sostenitori di questa concezione aderiscono a un'interpretazione particolarmente violenta e fanatica dell'Islam. In realtà, però, questo atteggiamento è tipico dell'Islam quanto il Ku-Klux-Klan lo è della cristianità americana. Si tratta del credo dei Salafisti, degli Wahhabisti e di al-Qaida».
Per quale motivo questa frangia di estremisti ha assunto una simile importanza?
«Per due motivi principali. In primo luogo perché la dinastia Saudita e la sua ideologia Wahhabita hanno ottenuto il controllo dei due luoghi più sacri dell'islam: la Mecca e Medina. Questo ha fornito loro un'enorme influenza e prestigio agli occhi dell'Islam. La seconda ragione è il petrolio. Il petrolio ha fornito loro le risorse, il potere e la ricchezza necessari all'affermazione. Ma il petrolio è anche la maledizione del Medio Oriente. È stato un influsso incredibilmente distruttivo per la capacità di sviluppo della regione e ha consentito l'infinita perpetuazione di tutte le dittature della regione. Senza la combinazione di questi due fattori - la conquista Saudita della Mecca e di Medina e la scoperta del petrolio - la famiglia Saudita probabilmente sarebbe rimasta nulla più di un gruppo di leader tribali della remota regione del Najd. Il Wahhabismo dell'Arabia Saudita è inoltre responsabile di aver posto le fondamenta giuridiche del terrorismo suicida. Nella seconda metà del XX secolo le autorità religiose Wahhabite si sono spinte oltre, arrivando a ritenere giusto il suicidio qualora questo atto porti alla morte di un grande numero di infedeli. Neppure l'ipotesi di un coinvolgimento accidentale di fedeli musulmani negli attentati è stata considerata un deterrente credibile: le autorità Wahhabite hanno infatti dichiarato la loro assoluta approvazione delle azioni suicide anche in quest'ultimo caso».
Ci sono aspetti fondamentali dell'Islam che lei ritiene possano intralciare seriamente un'eventuale modernizzazione?
«L'islam è, per sua stessa ammissione, agli inizi del quindicesimo secolo. Non ha mai avuto una Riforma o un Illuminismo. Potremmo essere agli inizi di una fase simile, ma è ancora presto per stabilirlo con certezza. Sono convinto che l'attuale condizione della donna nell'Islam costituisca un ostacolo al processo di modernizzazione. È vero che in alcuni campi dell'emancipazione femminile, quali per esempio il diritto alla proprietà, è stato l'Occidente a rincorrere l'Islam, ma il diritto maschile alla poligamia e la schiavitù mascherata del concubinato contribuiscono ad abbassare in modo rilevante la condizione della donna nel suo complesso. Alcuni studiosi musulmani ritengono che questa situazione di subalternità sia la causa più importante del perdurante e ingente ritardo del mondo islamico nei confronti di quello cristiano».
Come interpreta le reazioni alle vignette su Maometto?
«Quando si parla della raffigurazione del profeta, ci sono due fattori da prendere in considerazione: cosa dice la legge coranica? E dove si applica questo ordinamento? Ho esaminato la questione e apparentemente la raffigurazione del profeta non è un grosso problema. Teoricamente, i musulmani la avversano perché intendono prevenire ogni forma di idolatria... In realtà è più probabile che la interpretino come un'offesa al profeta. Se un musulmano offende il profeta, questo suo atto è considerato come una forma di apostasia, reato punibile con la morte. Un infedele, però, non può essere considerato responsabile di apostasia. Di solito, un infedele viene condannato per insulti al profeta sono qualora l'offesa sia molto seria. Generalmente la punizione è una multa, una punizione corporale (frustate) o una breve carcerazione. Per gli sciiti e per alcuni sunniti, la legge islamica si applica ai musulmani dovunque essi si trovino, anche se risiedono in un paese governato da infedeli. La visione dominante tra i sunniti è invece che la legge islamica possa essere applicata solo nei paesi musulmani. Tutto questo trambusto legato a presunti insulti al profeta di cui sarebbero responsabili infedeli residenti in un paese non musulmano è una cosa interamente nuova e senza precedenti nella storia e nelle tradizioni legali dell'Islam».
Quindi, come dovremmo interpretare la situazione che si è creata?
«Non saprei. Forse i gruppi di agitatori che hanno esasperato questa situazione ritengono che la Danimarca sia entrata a far parte del mondo islamico. Certo, è altamente improbabile che qualcuno arrivi a sostenere pubblicamente un'opinione del genere, tuttavia mi pare proprio che l'assunto di fondo degli islamici sia questo: l'Europa è entrata a far parte del mondo islamico o è avviata irrevocabilmente a questo destino. Si tratta comunque di un incidente piuttosto strano, dato che l'Europa ha una lunga tradizione di insulti verso il profeta eppure questo non ha mai dato luogo allo stesso tipo di reazioni - quello che gli infedeli fanno nei loro Paesi non è mai stato oggetto di pronunciamenti da parte delle autorità islamiche».
Ritiene che la Turchia debba entrare a far parte dell'Unione Europea?
«Sino a poco tempo fa le avrei dato una risposta inequivocabilmente positiva, ma alcuni recenti sviluppi della situazione turca mi rendono perplesso e leggermente più incerto. Molti dicono che, dato che nei Paesi europei esistono partiti cristiano-democratici pare assurdo avversare il partito musulmano-democratico turco. In realtà, anche se questo vale per moltissimi turchi che si professano musulmano-democratici, bisogna ricordare che esiste anche un gruppo di attivisti del partito che si ritiene investito della missione di cancellare i risultati della rivoluzione di Ataturk. Al momento, non saprei dire come si risolverà la crisi attuale. Ma il suo esito sarà decisivo per l'eventuale entrata della Turchia nella Ue. Certo, se nel frattempo l'Europa sarà diventata musulmana, il problema si risolverà da solo».
Alcuni osservatori hanno identificato l'Islam come la minaccia totalitaria della nostra generazione e lo paragonano alle minacce che abbiamo dovuto affrontare nel corso del XX secolo, il nazismo e il comunismo. Altri, tuttavia, ribattono che l'Islam non ha lo stesso respiro universale e che non ha alle spalle l'esercito di una superpotenza. Cosa ne pensa?
«Certo, gli islamici non hanno la Wehrmacht, la Luftwaffe o l'Armata Rossa a spalleggiarli, ma possono disporre di persone disposte a morire trascinando con sé molti altri, ignari e innocenti. Ancora più grave è il fatto che è solo una questione di tempo prima che questi terroristi riescano a mettere le mani su armi di distruzione di massa che certamente non esiteranno a utilizzare. Gli attacchi dell'undici settembre ci hanno dimostrato che i terroristi islamici considerano un vero e proprio privilegio la possibilità di morire per la loro causa. Questo è un tipo di minaccia molto diverso da quella rappresentata dall'Unione Sovietica o dal nazismo, anche se la sua pericolosità non è certo inferiore. Se il regime dell'Iran dovesse riuscire a sviluppare un'arma nucleare, non credo che il vettore sarebbe un missile o un aereo: questo tipo di attacco offrirebbe agli aggrediti una chiara indicazione sull'identità dell'aggressore. Un attacco terroristico, invece, consente di occultare l'identità di chi lo abbia effettivamente concepito e organizzato.
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