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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Contano i fatti non le parole 23/06/2006

Da LIBERO del 23 giugno 2006:

Definire deludente l’incontro tra Massimo D’Alema ed il ministro degli esteri iraniano Manucher Mottaki è troppo poco. Mottaki non è arrivato nel nostro paese per una normale visita di cortesia dopo un cambio di governo, non è venuto per discutere le  relazioni diplomatico-commerciali fra i nostri due paesi di per sè ottime molto bene avviate. E’ arrivato nello stesso momento in cui a Vienna viene chiesto all’Iran se intende o meno abbandonare il folle progetto di dotarsi dell’arma atomica. E’ arrivato mentre a Vienna Ahmadinejad, invece di rispondere, prende in giro i governi europei e l’America rinviando al 22 agosto la sua decisione, boicottando così il summit di luglio a San Pietroburgo del G8, che si troverà nella condizione di non poter decidere sulle sanzioni da prendere nei confronti del governo iraniano.  Una mossa abile, che è  stata ben compresa a Vienna ma non a Roma. Infatti D’Alema si è ben guardato dal porre al suo ospite quella domanda che sola avrebbe potuto farci credere nella sua buona fede quando parla di “amicizia con lo Stato ebraico”, o “ con Hamas non si tratta perchè è un governo terrorista”. Se davvero credesse in ciò che afferma, avrebbe dovuto chiedere conto a Mottaki perchè il governo iraniano vuole cancellare dalla carta geografica lo Stato d’Israele e se è per raggiungere questo risultato che si sta preparando a produrre la bomba atomica. Avrebbe anche dovuto chiedergli come mai il suo governo finanzia i movimenti terroristi che operano a Gaza e in Libano contro Israele. Ma D’Alema non fatto di tutto questo, ha preferito, così abbiamo letto nei comunicati ufficiali, farsi una bella nuotata estiva nella retorica delle frasi fatte, vale a dire quei bla bla che puntualmente circondano e accompagnano la stretta di mano per i fotografi. A dire il vero ha fatto qualcosa di più e di peggio, ha sostenuto il “diritto inalienabile di Teheran all’energia nucleare a scopi pacifici”, dimostrando così di credere alla frottola di un Ahmadinejad che da lato si presenta come un leader pacifico, mentre dall’altro si permette di contraddirsi annunciando apertamente la sua intenzione di distruggere Israele. Certo, può permettersi di fare quello che vuole, visti i comportamenti pavidi dell’Europa. Alla Farnesina Mottaki ha ottenuto un indubbio successo. Niente domande scomode, come succedeva con il governo Berlusconi, adesso la parola d’ordine è di nuovo dialogo. Infatti D’Alema ha detto chiaramente di “voler ricucire lo strappo diplomatico”. Ad Ahmadinejad  serve un bel po’ di tempo senza essere disturbato per arrivare al possesso dell’arma atomica, guai a chi gli mette fretta, come sta facendo Bush a Vienna. D’Alema concorda, vuole procedere con cautela, certo senza irritare troppo Europa e Usa che invece vogliono un gioco pulito, con le carte sulla tavola. D’Alema blandisce Mottaki, come quando gli dichiara che il rapporto dell’Italia con l’Iran è tutto teso al riconoscimento del suo ruolo di potenza regionale. Davanti agli occhi ha l’interscambio commerciale di oltre quattro miliardi di euro l’anno, una visione che offusca qualsiasi pensiero possa presentarsi su argomenti secondari come il terrorismo o la cancellazione di Israele dalle carte geografiche. Chi si aspettava dal governo Prodi una politica estera seria ed equilibrata che in qualche modo continuasse quella precedente ( almeno così avevano dichiarato Prodi e D’Alema in più occasioni), è servito.


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