L'alternativa alle eliminazioni mirate é la rioccupazione di Gaza intervista all'analista israeliano Efraim Inbar
Testata: Il Giornale Data: 23 giugno 2006 Pagina: 21 Autore: Gian Micalessin Titolo: «Europei sbagliate: Hamas non ha moderati»
Dal GIORNALE del 23 giugno 2006, un'intervista all'analista israeliano Efraim Inbar :
Dodici civili uccisi in meno di nove giorni nel corso di tre eliminazione mirate costellate di imprecisioni. I vertici dell'esercito sotto accusa attribuiscono ogni responsabilità a una serie di imprevedibili errori tecnici e umani. Una tesi sostenuta in quest'intervista al Giornale anche dal professor Efraim Inbar, 59enne direttore del centro di Studi strategici Begin Sadat e docente di Studi politici dell'Università di Bar Ilan e al «College di formazione per il personale e i comandi» dell'esercito. «Gli errori – sostiene il professor Inbar - fanno parte della legge dei grandi numeri, perché anche un'operazione perfetta ha una percentuale elevata di rischio. Stavolta gli errori si sono susseguiti in un breve lasso di tempo e la gente li percepisce in maniera esagerata». Un tempo non succedeva, cos'è cambiato? «Anche agli inizi avevamo elevate perdite civili poi abbiamo adattato il missile all'obbiettivo cambiando il tipo di esplosivo o la testata, ma la possibilità di errori persiste soprattutto se si opera in aree densamente popolate». Forse un tempo prestavate più attenzione... «Non è vero, il nostro esercito lavora con la stessa attenzione di un tempo, sono i terroristi a operare all'interno di aree abitate per farsi scudo della popolazione». Questi errori incrinano l'immagine delle vostre forze armate? «Il rischio è innegabile. Questi errori creano una pressione dell'opinione pubblica nazionale e internazionale e rischiano di costringerci a sospendere le eliminazioni mirate». Non avete altri mezzi per fermare i missili Qassam? «Li abbiamo, ma preferiamo non usarli. Per me è assurdo continuare a rifornire di acqua ed elettricità la Striscia di Gaza. L'Inghilterra durante la seconda guerra mondiale si preoccupava forse di rifornire i tedeschi? Dobbiamo considerare Gaza un territorio nemico. Forse bisognerebbe riconquistarne una parte, almeno il nord come nel 2002 quando siamo entrati a Nablus, Ramallah e Jenin per distruggere le infrastrutture terroristiche». Rioccupare Gaza... non è un passo all'indietro? «Forse un anno fa abbiamo commesso un errore. .. abbiamo sbagliato ad abbandonare i territori settentrionali mettendo una città come Ashqelon nel raggio d'azione dei loro missili». Girano voci su un piano per l'eliminazione del premier di Hamas Ismail Haniyeh e di almeno altri due ministri, non temete altre critiche? «In linea di principio eliminarli non è moralmente esecrabile. Sono i peggiori nemici di Israele e anche dell'Occidente. Il problema è se possiamo permetterci di imprimere un'accelerazione al conflitto». Uccidendo Haniyeh eliminereste un esponente dell'ala più moderata di Hamas, meglio fare i conti con l'ala più dura? «Lei definisce moderato un esponente di un'organizzazione terroristica, in Europa molto spesso non avete la percezione esatta di quanto succede qui». Hamas in questo momento è l'unica organizzazione a non utilizzare i missili Qassam, perché colpirli? «Non lo fanno perché sono buoni, ma per rafforzare il loro potere. Noi dobbiamo fare tutto il possibile per farli cadere».
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