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Una voce dimenticata: la lezione di Rosellina Balbi 19/06/2006

                                                                                                                Roma, 18.06.06

Cari amici, leggendo la lettera della professoressa Albertina della Croce al prof. Giorgio Israel ed alla risposta ho pensato ad una voce molto dimenticata: Rosellina Balbi. I suoi scritti si trovano ormai solo nelle biblioteche. Ne ho trovato uno qualche giorno fa, una raccolta di articoli curata da Loreto Di Nucci: “Ebrei, razzismo e antisemitismo.” Nel capitolo intitolato “Contro Israele” vi si trova quello con il celebre titolo “Davide discolpati!” scritto a proposito dell’INDIGNAZIONE DEMOCRATICA E COLETTIVA per l’intervento israeliano in Libano e la richiesta dei ‘buoni e bravi’ di un’esplicita e firmata dissociazione degli EBREI ITALIANI dalle decisioni del Governo israeliano. La Balbi ricorda anche la bara che venne depositata davanti alla sinagoga di Roma sotto le lapidi dei caduti nelle Forze ardeatine e degli ebrei che avevano partecipato alla Resistenza da parte di manifestanti reduci da un comizio sindacale di CGIL, UIL, CISL in p.zza del Popolo, dove Luciano Lama per scaldare un pubblico freddo e fischiante aveva sfoderato l’infallibile denuncia “contro il genocidio del popolo palestinese”. Ricordo che nell’ottobre di quello stesso anno un commando palestinese fece fuoco contro i fedeli che uscivano dallo stesso Tempio dopo una funzione religiosa uccidendo il piccolo Stefano Tachè e ferendo molti altri. Gli assassini sparirono indisturbati. Nel seguente articolo “Per due pezzi di geografia” a Natalia Ginzburg che in un’intervista all’‘Unità’ aveva sostenuto che “è meglio essere vittime che persecutori” lamentando il tradimento della tradizione pacifista ebraica, la Balbi replica che chi è responsabile solo di se stesso può “accettare di pagare il prezzo del proprio rigore morale…ma chi è responsabile della sicurezza di milioni di altri uomini ‘deve’ agire pensando solo al compito che gli è stato affidato….Churchill non era e non poteva essere un Tommaso Moro: doveva impersonare, in ore difficili, i bisogni del suo popolo. Ed i popoli non vogliono la santità, vogliono in primo luogo la sopravvivenza.” Inoltre, afferma che al posto dell’intervistatore avrebbe chiesto alla scrittrice: “…signora, ma nel ’48 lei deplorò o no la fondazione dello Stato di Israele? E se, una volta fondato quello Stato, lei fosse stata chiamata a guidarne la politica, che cosa avrebbe fatto, in quello stesso 1948? E poi nel 1967? E poi negli anni Settanta? Avrebbe detto, come capo del governo di Israele: “non dobbiamo fare cose ingiuste e quindi sgombriamo, rinunciamo, torniamo nei nostri Paesi di origine, sempre che questi ci vogliano accogliere”? Mi spiace essere sprovvisto di uno scanner così da non potervi inviare copia degli articoli, che scritti qualche decennio fa rimandano drammaticamente a polemiche mai sopite anzi direi via via sempre più ciniche e virulente. Oggi non si chiede più genericamente ad un Davide di discolparsi ma si lancia mezzo stampa da una ‘democratica’- antirazzista- rivista italiana un linciaggio morale con nome e cognome di un cittadino italiano,‘colpevole’, perché ebreo, di essersi presentato nelle liste di un Sindaco non gradito all’illustre giornalista maestro di libertà e democrazia che vi scrive. Un altro gruppo di lucidissimi articoli della Balbi vanno sotto il titolo “L’antisemitismo di sinistra” dai quali si potrebbe dedurre che restare fedeli alla sinistra, oltre a non essere obbligatorio, potrebbe veramente rappresentare un cupio dissolvi.
Cari saluti,

Alberto Hammerman


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