Che l'Iran accetti l'ofefrta Ue, esorta il ministro degli Esteri italiano. Offerta che prevede, segretamente, il riconoscimento del diritto iraniano a completare il suo programma nucleare "civile" (che comporta però l'acquisizione di capacità utilizzabili nel settore militari). Offerta che dunque si configura come un vero e proprio appeasement .
Ecco il testo:
ROMA - Massimo D´Alema prepara le sue prossime mosse in politica estera: l´incontro con il ministro degli Esteri iraniano a Roma e un viaggio in Medio Oriente (Egitto, Giordania, Israele e Palestina). Per il collega iraniano è già pronto un ragionamento: quando Manucher Mottaki salirà questa settimana alla Farnesina, il ministro degli Esteri proverà a mettere sul tavolo i vantaggi della ripresa del negoziato sul nucleare con la comunità internazionale. Non dirà che l´Iran "deve" accettare i termini della mediazione proposta da Javier Solana a nome del Consiglio di sicurezza Onu, ma spiegherà perché all´Iran "conviene" riaprire quel tavolo, alimentare una discussione in cui Teheran possa essere trattata da protagonista di cui ascoltare le ragioni. L´alternativa forse non è una guerra, un bombardamento, un attacco guidato dagli americani. L´America forse è stanca di guerre, l´Iraq è ancora in ebollizione, e poi un attacco a tutti i possibili siti nucleari iraniani è praticamente impossibile. «Ma sicuramente - dicono alla Farnesina - esiste un percorso di isolamento progressivo che un paese della dignità e della complessità dell´Iran non meriterebbe, ma che la comunità internazionale sarebbe costretta ad intraprendere». Il Consiglio di sicurezza dell´Onu ritiene che il programma nucleare civile dell´Iran sia una copertura, ha le prove che quel tipo di ricerca serva a conquistare la bomba atomica, non ad avere l´energia nucleare. E per questo gli stati Uniti, assieme a Gran Bretagna e Francia, pensano a sanzioni innanzitutto politiche e diplomatiche contro Teheran.
La tappa romana di Mottaki non sarà una svolta decisiva in una partita iniziata da tempo e che si gioca su altri campi. Ma è un primo passaggio interessante per il rientro in gioco dell´Italia; Mottaki, che ha chiesto a D´Alema di esser ricevuto, non annuncerà nulla di concreto a Roma, e non chiederà una mediazione particolare. Ma vuole essere ascoltato a Roma. Il governo Ahmadinejad è praticamente "persona non grata" nella Ue: per la prima volta dopo mesi di embargo politico un suo ministro potrà provare a spiegare le sue ragioni in Europa. Potrà illustrare in Occidente le scelte di un regime che fino ad oggi ha conquistato titoli di giornale solo per il nucleare e per le dichiarazioni di Ahmadinejad contro Israele e sulla irrilevanza dell´Olocausto.
Il ministro iraniano non è uno dei potenti del regime (è un ex ambasciatore e poi vice-ministro), ma è uomo assai esperto, vicino al negoziatore nucleare Larijiani e molto ascoltato da Ahmadinejad. Ieri Mottaki ha detto speranzoso che nella crisi sul nucleare «si respira un´atmosfera positiva» che potrebbe aiutare l´accordo con Teheran. Gli iraniani hanno iniziato a valutare il pacchetto di incentivi Solana ha portato due settimane fa a Teheran: «Abbiamo iniziato con precisione e serietà la valutazione di quel pacchetto», dice Mottaki. «Se Allah vuole, alla fine della valutazione, informeremo prima le nostre controparti europee e poi l´opinione pubblica».
D´Alema, reduce dall´incontro con Condoleezza Rice, ripeterà al suo collega che la valutazione non potrà portar via troppo tempo: una risposta deve arrivare prima della riunione del G8 di luglio, G8 che è il luogo dove l´Italia - per ritrovare un ruolo - vorrebbe che venisse ricondotta la trattativa.
Un secondo "luogo" di politica estera che presto interesserà D´Alema è invece il cuore del problema più vecchio del Medio Oriente, il conflitto israelo-palestinese. A metà luglio D´Alema farà un viaggio in Egitto, Giordania, Israele e Palestina. Berlusconi e Fini non avevano trascurato il Medio Oiente, anzi avevano creato un rapporto assai solido con Israele. Sarà interessante capire se D´Alema riuscirà a non disperdere quel lavoro.
Di seguito, l'intervista a Ugo Intini sottosegretario agli Esteri per il Medio Oriente che delinea una folle politica che prevede di premiare l'Iran per il suo appoggio a organizzazioni terroristiche e jihadiste come Hamas, Hezbollah e l'Esercito del Mahdi di Moqtada Sadr.
Il messaggio giusto da dare agli stati canaglia per il nostro ministero degli Esteri è "il terrorismo paga".
ROMA - «Il ministro D´Alema ha ristabilito le condizioni per un rapporto politico con gli Stati Uniti che sarà equilibrato, sereno, paritario, costruttivo. Questo è nell´interesse dell´Italia: gli Stati Uniti sono il grande partner della nostra politica estera, una politica che noi vogliamo rafforzare sempre più all´interno del pilastro europeo dell´alleanza transatlantica, all´interno dell´Europa». Ugo Intini, socialista, è il vice-ministro degli Esteri che ha in carico il dossier medio-orientale, quello che affronta i temi più delicati: Iraq, Iran, questione israelo-palestinese. Non è chiaro ancora quale ruolo Intini avrà in questa partita, quanto spazio gli lascerà D´Alema, ma tra i due sembra esserci una buona sintonia, politica e umana. «Mi pare che le cose che D´Alema riporta dall´America sono tutte interessanti e incoraggianti per il nostro governo. Innanzitutto la conferma che il Dipartimento di Stato sta riscoprendo il valore delle scelte politiche multilaterali, un percorso che la signora Rice ha imboccato con chiarezza. In questo io credo che consolidare un rapporto franco, maturo con il nuovo governo italiano sia davvero strategico per gli Stati Uniti».
Non crede di sopravvalutare la forza della politica estera del governo dell´Unione?
«Non credo, anche perché la politica estera dell´Unione, del governo italiano, si dovrà inserire nelle scelte di politica estera di un´altra Unione, quella europea. Per questo governo non sarà solo uno slogan: è l´Europa che deve sviluppare la sua capacità di politica estera. Nessuna moneta è rimasta appesa al nulla: una moneta come l´euro deve essere collegata a una politica estera e di sicurezza comune. Soltanto così la nostra unione economica sarà davvero solida, con una politica estera comune. E un partner come l´Unione europea secondo noi è il partner centrale degli Stati Uniti».
Vice-ministro, D´Alema ha invitato a Roma il ministro degli Esteri iraniano Mottaki: l´Italia è fuori dal negoziato sul nucleare condotto prima da Francia, Gran Bretagna e Germania e adesso dai Cinque Grandi dell´Onu assieme alla Germania.
«È paradossale che l´Italia, che ha costruito negli ultimi anni rapporti politici ed economici decisivi con l´Iran, sia stata emarginata da questa discussione per le scelte del precedente governo. Noi non vogliamo un ruolo autonomo del nostro paese in questo negoziato, semmai puntiamo a una gestione affidata al G8.
Ma la cosa importante è approfittare del nuovo clima creato dalle offerte della comunità internazionale all´Iran. Il livello del confronto politico sta migliorando. Le faccio un esempio: noi sappiamo che l´Iran ha tre leve, gli sciiti nell´Iraq meridionale, Hezbollah in Libano e Hamas in Palestina. Vogliamo che queste leve possano esser utilizzate in modo positivo. E vogliamo affrontare i temi della sicurezza iraniana in termini positivi».
Ma così non incoraggiate il governo di Teheran a usare quelle leve anche come strumento di ricatto?
«Quelle leve esistono, noi riteniamo che l´Iran sia comunque una potenza regionale: vorremmo che le sue posizioni evolvessero verso quelle di un protagonista serio e responsabile. Non è nascondendo o sminuendo le potenzialità dell´Iran che riusciamo ad intimidire il loro governo. Semmai l´Iran deve valutare il peso di una comportamento che eluda le richieste della comunità internazionale».
Vincenzo Nigro, autore dei due pezzi si rivela acritico come cronista delle strategie d'alemiane e come minimo poco incisivo nel replicare alle affermazioni di Intini.
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione della Repubblica