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La Repubblica Rassegna Stampa
16.06.2006 Un appello discutibile, una cronaca che disinforma
ancora sulla "strage della spiaggia" di Gaza

Testata: La Repubblica
Data: 16 giugno 2006
Pagina: 22
Autore: la redazione
Titolo: «Gaza, denuncia degli intellettuali di Israele»
La REPUBBLICA di venerdì 16 giugno 2006 pubblica un articolo su un appello di intellettuali israeliani ad evitare che la popolazione civile palestinese sia colpita nelle azioni risposta ai lanci di razzi qassam.
Israele, va ricordato, non colpisce deliberatamente civili palestinesi.
La richiesta di evitare ad ogni costo che essi siano colpiti, anche in modo inintenzionale dovrebbe essere accompagnata , per l'appunto, da una chiara dichiarazione circa il prezzo che si è disposti a pagare.
In altri termini: chi dice che Israele non dovrebbe rispondere ai lanci di razzi qassam se questo comporta anche solo il rischio di colpire dei civili dovrebbe anche dire esplicitamente  ciò che in tale presa di posizione è implicito: ovvero che Israele dovrebbe accettare la morte di suoi civili pur di non causarne in campo palestinese.
Posta in questi termini, che sono gli unici realistici, la discussione cessa di apparire una disputa tra brutali assassini e nobili intellettuali ricolmi di sentimenti umanitari e si presenta per quella che è: una  tragica controversia sui doveri morali di uno Stato attaccato dal terrorismo.
Circa l'articolo di REPUBBLICA si deve segnalare il modo fraudolento con il quale riferisce della strage della spiaggia di Gaza, senza riportare immediatamente i risultati dell'inchiesta israeliana che escludono la responsabilità dell'esercito.
Ancora più ingannevole la foto che accompagna l'articolo, con la didascalia: "La spiaggia della strage di civili, a Gaza". Affiancata al titolo sulla "denuncia degli intellettuali di Israele" induce chiaramente la falsa convinzione della responsabilità di Tzahal.

Ecco il testo dell'articolo:



GERUSALEMME - Gli intellettuali israeliani non accettano la violenza contro i civili palestinesi: scrittori come Amos Oz, David Grossmann, Meir Shale, Sammy Michael e docenti universitari - per un totale di 18 intellettuali israeliani - hanno sottoscritto ieri una lettera aperta per il ministro della Difesa israeliano, Amir Peretz, nella quale denunciano gli attacchi ai civili palestinesi nelle operazioni dell´esercito israeliano. Nove civili palestinesi erano stati uccisi martedì in un raid aereo israeliano contro attivisti e altri otto sono morti su una spiaggia di Gaza il 9 giugno in un bombardamento attribuito a Israele, che ha suscitato reazioni in tutto il mondo.
«Non tutti i mezzi sono legittimi per difendere Israele dai tiri di razzi e dai sanguinosi attentati suicidi - è scritto nella lettera aperta, pubblicata dagli organi di informazione israeliani - la vita e i diritti dei civili disarmati devono essere rispettati. E´ immorale e politicamente controproducente fare pressione sulla popolazione palestinese e farle subire punizioni collettive come mezzo per combattere il terrorismo».
Intanto lo stato di Israele ha inviato a Benedetto XVI una documentazione per provare che la strage sulla spiaggia di Gaza non è stata causata dall´esercito israeliano. Il dossier è stato consegnato due giorni fa ai vertici della diplomazia pontificia dall´ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Oded Ben Hur. «Abbiamo aspettato alcuni giorni, il tempo necessario per raccogliere tutte le informazioni, e solo ora possiamo dire con certezza che dietro quella strage non c´è l´esercito israeliano», ha detto il diplomatico. Il Papa, attraverso il suo portavoce, nei giorni scorsi aveva espresso dolore davanti alle «violenze contro civili inermi e bambini» esortando sia israeliani che palestinesi a riprendere «con coraggio» la via del negoziato, unico sentiero «possibile in grado di portare alla pace giusta e duratura cui tutti aspirano».

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