Dall'appello vaticano alla strage della spiaggia propaganda a 360 gradi
Testata: Il Mattino Data: 15 giugno 2006 Pagina: 9 Autore: Alceste Santini - Michele Giorgio Titolo: ««Basta vittime innnocenti in Terra Santa» - Accordo sulla polizia, Hamas ritira le milizie»
Il MATTINO del 15 giugno 2006 pubblica a pagina 9 uno scorretto articolo di Alceste Santini sulla dichiarazione vaticana sul conflitto israelo-palestinese. Per Santini gli appelli generici sono rivolti ad entrambe le parti, mentre quelli ben circostanziati solo ad Israele. Nel pezzo non compare mai la parola “terrorismo”. Quanto alla strage della spiaggia c’è un totale capovolgimento dei ruoli che mostra tutto il pregiudizio anti-israeliano: è l’unico caso al mondo in cui è l’accusato a dover dimostrare la sua innocenza e non chi accusa a mostrare le prove inconfutabili a carico del presunto colpevole. Chi accusa Israele semplicemente non ha mostrato una prova una. Quindi Santini anziché scrivere che “Israele nega di essere responsabile” avrebbe dovuto sottolineare il fatto che non ci sono prove contro Israele. Altro passaggio criticabile è il voler far coincidere l’inizio delle violenze, anzi della “spirale di violenza” (come amano dire tutti quelli che fingono di non vedere la natura aggressiva e non reattiva del terrorismo), con l’episodio della spiaggia. E dove è stato Santini in tutti questi mesi, quando incessante è stata la pioggia di missili contro le città israeliane, quando le bombe umane palestinesi hanno continuato a fare stragi di civili? Ecco il pezzo:
Città del Vaticano. Benedetto XVI ha reagito ieri con forza alla nuova strage di civili innocenti nella Striscia di Gaza, facendo dire dal suo portavoce Navarro-Valls che «segue con grande apprensione e dolore gli episodi di crescente, cieca violenza, che insanguinano in questi giorni la Terra Santa». Il Papa, quindi, ha voluto, prima di tutto, rendere pubblico che «è vicino, in modo particolare con la preghiera, alle vittime innocenti, ai loro familiari e alla popolazioni di quella terra, ostaggi di quanti si illudono di poter risolvere i problemi sempre più drammatici e della regione con la forza o in modo unilaterale». Le informazioni pervenute alla Segreteria di Stato vaticana dalla Nunziatura apostolica a Gerusalemme sono evidentemente molto allarmati, sia sotto l’aspetto militare per il riaccendersi di contrasti violenti dagli sbocchi imprevedibili, sia dal punto di vista politico perché continua a mancare un serio impegno da entrambe le parti per favorire una reale prospettiva di dialogo e di pace. Insomma, sia da una parte che dall’altra persistono troppe riserve mentali che non rendono chiaro e rassicurante il percorso per giungere, finalmente, ad un accordo vero perché i due popoli possano vivere pacificamente. Perciò, il Papa «invita la comunità internazionale ad attivare rapidamente i mezzi necessari per la doverosa assistenza umanitaria della popolazione palestinese», riferendosi in particolare all’Unione europea e agli Stati Uniti, e si associa a quanti «sollecitano i responsabili di entrambi i popoli perché sia anzitutto mostrato il dovuto rispetto per la vita umana, specie quella dei civili inermi e dei bambini». È chiaro l’ammonimento agli israeliani perché superino alcune incertezze circa i loro piani futuri, sia al persistere di contrasti tra Abou Mazen e Hamas. Non è neppure sfuggito alla diplomazia pontifica il fatto che il premier israeliano Ehud Olmet abbia detto ai parlamentari britannici - durante il suo recente viaggio a Londra - che Israele non si ritererà da tutta la Csisgiordania perché i confini del 1967 non sono ritenuti difendibil. Un punto inaccettabile per il governo di Hamas per cui diventa difficile l’accordo tra il presidente Abu Mazen e la stessa Hamas. La prima preoccupazione del Vaticano e del Papa è dunque per le vittime delle violenza degli ultimi giorni, dopo che la strage sulla spiaggia di Sudanya per la quale Israele nega di essere responsabile, sembra aver innescato una nuova spirale di sangue. E alla luce, quindi, di una situazione da cui riaffiorano troppe incertezze e contrasti da far prevedere un percorso di pace irto di ostacoli, Benedetto XVI si è rivolto, con molta determinazione, ad israeliani e palestinesi perché «riprendano con coraggio la via del negoziato», affermando che esso costituisce «l’unica via che può portare alla pace giusta e duratura a cui tutti aspirano». Il Papa ha, inoltre, ammonito entrambe le parti a «non farsi illusioni pensando di risolvere i gravi problemi con la forza delle armi o in modo unilaterale». Anzi, questa tentazione riporterebbe, secondo la Santa Sede, tutta l’annosa questione della Terra Santa ad un punto pericoloso, con riflessi negati per la già difficile situazione del Medio Oriente. L’unica via di uscita resta dunque quella di «due popoli, due Stati» che sono obbligati a convivere. Ma per imporre una svolta in questa direzione, è necessario, secondo la Santa Sede, che l’Unione Europea e gli Stati Uniti facciano le loro rispettive pressioni con molta determinazione se non si vuole che tutto ritorni in alto mare.
La titolazione degli articoli che riguardano la situazione intrapalestinese non poteva non essere, come al solito, benevola. Anche se ancora ieri ci sono stati scontri armati e feriti i redattori scelgono per l'articolo di Michele Giorgio questo rassicurante titolo:
Accordo sulla polizia, Hamas ritira le milizie Per quanto riguarda l’episodio della spiaggia, anche per il pezzo di Giorgio vale la stessa considerazione fatta per l’articolo di Santini. A tal proposito riportiamo l’incredibile inizio del pezzo di Giorgio.
Mentre scoppia la guerra delle opposte verità intorno alla strage di venerdi scorso sulla spiaggia di Sudanya a Gaza (israeliani e palestinesi si rimpallano l'accusa di aver provocato la morte di sette membri della stessa famiglia), il movimento islamico Hamas e Al-Fatah, il partito del presidente Abu Mazen, muovono passi concreti per evitare l'inizio di una guerra civile nei Territori palestinesi.
In conclusione, da notare come tra titoli, sottotitoli e occhielli dei diversi articoli manca un riferimento ai missili palestinesi che continuano a cadere sulle città israeliane. Questo particolare non da poco è paradigmatico dell’estrema faziosità e propensione alla propaganda anti-israeliana di questo quotidiano.
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