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La Repubblica Rassegna Stampa
15.06.2006 Un ambiguo appello del Vaticano diventa un proclama antisraeliano
nella forzata interpretazione di Marco Politi

Testata: La Repubblica
Data: 15 giugno 2006
Pagina: 24
Autore: Marco Politi
Titolo: «Israele, il monito del Papa»

Non condividiamo forma e contenuto dell'appello vaticano a Israele e ai palestinesi.
Perché si rivolge a entrambe le parti in conflitto senza distinguere tra aggressori ( i terroristi palestinesi) e aggrediti che si difendono (gli israeliani), perché critica l'"unilateralismo" di Israele senza tener conto della volontà di distruzione del governo di Hamas, che esclude la possibilità di un dialogo e perché chiede  l'invio di aiuti umanitari ai palestinesi senza preoccuparsi di precisare che essi non devono comunque passare per il governo di Hamas. Infatti, che tipo di aiuto "umanitario" sarebbe quello che, oltre agli ospedali e agli stipendi dei dipendenti pubblici, finanziasse anche gli omicidi del gruppo islamista?
Tuttavia, ci sembra che la cronaca di Marco Politi pubblicata da La REPUBBLICA  del 15 giugno 2006 distorca fortemente la sostanza del messaggio, facendolo apparire molto più squilibrato e parziale di quanto non sia in realtà.
Politi, fin dalle prime righe del suo pezzo, sovrappone la propria personale interpretazione alle parole del comunicato di Navarro Valls.
Il quale, secondo  lui, non si rivolgerebbe a israeliani  e palestinesi, ma esclusivamente a Israele, condannandone la poltica.
Se così fosse ci troveremmo di fronte a una presa di posizione del tutto parziale e ingiusta.
Ecco il testo:


CITTÀ DEL VATICANO - Papa Ratzinger dice basta all´assedio della fame cui è sottoposta la popolazione palestinese. E basta alle cosiddette esecuzioni mirate israeliane con contorno di vittime civili. Con una dichiarazione del suo portavoce il Papa chiede una svolta in Terrasanta. L´appello è indirizzato ad entrambe le parti, ma sottotraccia il monito è rivolto al governo d´Israele perché si renda conto che il conflitto non si può risolvere «con la forza o in modo unilaterale».
A spingere il Vaticano a intervenire è stata l´ultima esecuzione mirata israeliana di martedì scorso, quando oltre ai due «obiettivi» sono stati uccisi nove civili palestinesi. Strage che ha fatto seguito alla morte, avvenuta il 9 giugno, di altri otto civili palestinesi sulla spiaggia di Gaza, fra cui donne e bambini, in circostanze molto oscure, che hanno allarmato lo stesso segretario dell´Onu, Kofi Annan.
«La Santa Sede - ha dichiarato Joaquín Navarro - segue con grande apprensione e dolore gli episodi di crescente, cieca violenza, che insanguinano in questi giorni la Terra Santa». Benedetto XVI, ha aggiunto il portavoce papale, è vicino con la preghiera «alle vittime innocenti, ai loro familiari e alle popolazioni di quella terra, ostaggio di quanti si illudono di poter risolvere i problemi sempre più drammatici della regione con la forza o in modo unilaterale».
Il rifiuto chiaramente espresso nei confronti di metodi «unilaterali» nasce dalla preoccupazione della diplomazia vaticana che al governo Olmert, al di là delle dichiarazioni, possa star bene un totale collasso delle istituzioni palestinesi in modo da procedere a ridisegnare i confini di Israele secondo i propri desideri. Non è sfuggito alla Santa Sede che il governo israeliano non abbia fatto nulla per favorire un´evoluzione dell´ala moderata di Hamas e abbia già deciso di annettersi Gerusalemme araba, una "fascia" lungo il Giordano e ancora pezzi di Cisgiordania non meglio quantificati.
La dichiarazione fatta diffondere da Benedetto XVI è la più stringente del suo pontificato, a prescindere dalla guerriglia verbale del luglio 2005, quando esponenti governativi israeliani attaccarono apertamente la politica vaticana. E´ un passo tanto più forte quanto più è nota l´avversione totale di Ratzinger al terrorismo, al fondamentalismo islamico e la sua totale difesa del diritto all´esistenza di Israele.
Il Papa chiede che non si affami la popolazione palestinese e invita ad aprire autentici negoziati. Navarro ha elencato tre punti: 1. impegno della comunità internazionale ad «attivare rapidamente i mezzi necessari per la doverosa assistenza umanitaria della popolazione palestinese»; 2. monito ad entrambe le parti al «dovuto rispetto per la vita umana, specie quella dei civili inermi e dei bambini»; 3. ripresa coraggiosa della «via del negoziato, l´unica che può portare alla pace giusta e duratura a cui tutti aspirano».
Martedì la Caritas di Gerusalemme ha segnalato che un quarto della popolazione palestinese è colpito economicamente dal fatto che gli impiegati dell´Anp non ricevono lo stipendio da tre mesi. Inoltre il 40 per cento dei bimbi di Gaza soffre già di malnutrizione.

E' interessante confrontare il pezzo di Politi con quello di AVVENIRE, che evita interpretazioni troppo condizionate da pregiudizi politici e sentimenti partigiani:

In Terra Santa va ripresa «con coraggio la via del negoziato». L'unica strada, afferma la Santa Sede, «che può portare alla pace giusta e duratura a cui tutti aspirano». È, invece, un vicolo cieco, come l'esperienza tragica di questi anni ha ampiamente dimostrato, l'illusione di rivolvere i problemi ricorrendo all'uso della «forza» o «in modo unilaterale». È questa la netta presa di posizione del Vaticano di fronte all'escalation di violenza che sta nuovamente insanguinando la regione mediorientale. La Santa Sede l'ha resa nota tramite una dichiarazione del direttore della Sala Stampa, Joaquin Navarro-Valls, il quale ha anche sottolineato la vicinanza del Papa alle «vittime innocenti» e la necessità che le diverse parti in causa mostrino «il dovuto rispetto per la vita umana». «La Santa Sede - ha detto, infatti, Navarro - segue con grande appren-
sione e dolore gli episodi di crescente, cieca violenza, che insanguina-
no in questi giorni la Terra Santa. Il Santo Padre è vicino, in modo particolare con la preghiera, alle vittime innocenti, ai loro familiari e alle popolazioni di quella terra, ostaggio di quanti si illudono di poter risolvere i problemi sempre più drammatici della regione con la forza o in modo unilaterale». Di qui l'appello rivolto alla comunità internazionale «ad attivare rapidamente i mezzi necessari per la doverosa assistenza umanitaria della popolazione palestinese». La Santa Sede, prosegue inoltre la nota del direttore della Sala Stampa vaticana, «si associa nel sollecitare i responsabili di entrambi i popoli perché sia anzitutto mostrato il dovuto rispetto per la vita umana, specie quella dei civili inermi e dei bambini, e sia ripresa con coraggio la via del negoziato, l'unica che può portare alla pace giusta e duratura a cui tutti aspirano». La dichiarazione di Navarro giunge, dunque, quanto mai tempestiva, specie alla luce degli avvenimenti degli ultimi giorni. La nota, tra l'altro, è stata diffusa mentre a Parigi il premier israeliano Ehu d Olmert si sentiva rivolgere dal presidente francese Jacques Chirac la richiesta di una ripresa dei negoziati con l'Anp, ripresa considerata presupposto per il raggiungimento della pace. Per il resto la posizione vaticana non cambia rispetto al passato ed è in linea con quella della comunità internazionale che chiede il ritorno al dialogo. No alla violenza, no a soluzioni unilaterali, sì al negoziato. Preoccupazione e solidarietà, inoltre, per chi soffre. Tra questi ultimi vanno annoverati sia le vittime dirette della nuova spirale di sangue e i loro familiari, sia coloro che sono colpiti dal crollo dell'economia. È di martedì l'appello della Caritas di Gerusalemme che segnala come gli impiegati dell'Anp non ricevano da tre mesi gli stipendi (ne riferiamo più diffusamente a parte). Ecco, dunque, la forte sottolineatura del «dovuto rispetto per la vita umana, specie per quella dei civili inermi e dei bambini». E qui c'è anche il punto di contatto tra la parte più politica della nota (quella relativa alla necessità di tornare a trattare) con quella umanitaria. Perché violenza chiama violenza. E se non si depongono le armi, il dialogo non potrà essere avviato.

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