Spett. Redazione I.C.,
leggo gli articoli di Deborah Fait e di Magdi Allam sull'odio verso gli Ebrei in cui vengono educati i bambini palestinesi.
Essendo questo sentimento a me estraneo e non avendo frequentato scuole dell'odio non trovo le giuste parole per la definizione di questo " odio scientifico e meccanico.
Atterrito lo rifuggo.
Conosco tuttavia i frutti di questo odio e non solo da quanto scrive la Signora Fait ma per quanto la realtà ci ha mostrato in questi anni: morte e distruzione ed avendo avuto sentimenti di paura, le parole per descrivere tale stato d'animo sgorgano spontaneamente. Vedo gli occhi atterriti dei bambini israeliani di Sderot e le loro inquietuni
e le loro ansie sono le mie, li sento vicini e la loro paura è la mia.
Conosco i frutti di quell'odio antico e la memoria corre a quel Tempio dalla soffusa oscurità nello Yad Vashem dove una voce chiama per nome piccole vittime innocenti, vite stroncate sullo sbocciare, voce che ammonisce chi vi entra e voce che rincuora chi è chiamato, nuovamente piango come un giorno piansi e l'animo freme.
Odi diversi, vittime le stesse.
Non parla il Mondo, tace come ha taciuto e ignorato un tempo!
Cordiali saluti
Giuseppe Casarini-Binasco (MI)