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Il Manifesto Rassegna Stampa
13.06.2006 "Amnesy International" fornisce argomenti alla disinformazione del quotidiano comunista
e "prove" per i processi interni contro i dissidenti

Testata: Il Manifesto
Data: 13 giugno 2006
Pagina: 8
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Se Amnesty accusa Israele»

Amnesty International suggerisce all'Unione europea il boicottaggio di Israele e il MANIFESTO subito dà grande rilievo alla notizia, cogliendo l'occasione di relegare a un breve trafiletto quella dell'incendio del governo palestinese da parte delle Brigate Al -Aqsa.
Ecco il testo:


Guardiamo a ciò che accade prima di garantire benefici e privilegi. E' questo il senso dell'appello che Amnesty International lancia in occasione del Consiglio di associazione Ue-Israele, in programma oggi. In un dossier presentato alla presidenza austriaca dell'Unione Europea, Amnesty denuncia l'uso sproporzionato della forza da parte di Israele contro i civili palestinesi. Un'accusa che ha trovato venerdì scorso una nuova conferma quando un colpo di cannone sparato da una motovedetta israeliana, andato fuori bersaglio, ha centrato la spiaggia di Sudanya (Gaza) uccidendo otto palestinesi, sette dei quali appartenenti alla stessa famiglia.

Non una parola sui dubbi circa questa versione dei fatti, la  falsità della quale è oggi confermata, ma  già  ieri era ipotizzata con solide argomentazioni

Amnesty scrive che oltre 100 palestinesi, tra i quali una trentina di bambini e adolescenti, sono stati uccisi dall'inizio dell'anno dalle forze israeliane. Gli «omicidi mirati» di attivisti dell'Intifada, con missili sganciati da aerei ed elicotteri, oltre ad essere illegali hanno fatto numerose vittime innocenti. Il centro israeliano per i diritti umani Betselem riferisce che dall'ottobre del 2000 al marzo di quest'anno, 329 palestinesi sono stati assassinati con operazioni «mirate» di cui 213 appartenevano a gruppi armati: gli altri erano civili. «Israele si trova ad affrontare gravi questioni di sicurezza, ma non può reagire a spese di innocenti. Tutto questo non fa altro che perpetuare il ciclo di violenza di cui Israele finisce a sua volta per essere vittima»,

Gli omicidi mirati mirano efficacemente ad evitare attentati contro cittadini israeliani , evidentemente un dovere per il governo israeliano. Operazioni che mettono a rischio civili sono autorizzate solo in extremis per fermare la preparazione di attentati imminenti.
Non è d'altronde vero che essi provochino gli attacchi del terrorismo, che fanno parte di una strategia aggressiva indipendente dalla condotta di Israele.
E, piuttosto che indicare nell'autodifesa israeliana la causa delle stragi che Israele subisce, Amnesty farebbe bene a incolpare il terrorismo anche per i rischi che impone alla popolazione palestinese.
In ogni caso è evidente che scegliendo di accusare Israele e non il terrorismo e di indicare nelle azioni del primo le cause del secondo Amnesty abbandona il terreno puramente umanitario per entrare in quello delle prese di posizione politiche.
Legittime, ma da valutare come tali.


ha detto Dick Oosting, direttore dell'Ufficio di Amnesty International presso l'Unione europea Il dossier di Amnesty mette in rilievo che continua anche la detenzione amministrativa - una condanna (rinnovabile) senza processo a sei mesi di carcere sulla base di informazioni riferite servizi di sicurezza - sebbene si tratti di un metodo illegale che viola i diritti umani. Attualmente, oltre 600 palestinesi sono detenuti senza accusa in campi militari, in condizioni estremamente dure. Durante la prima Intifada (1987-93) la comunità internazionale aveva ripetutamente criticato questa pratica (furono migliaia i palestinesi che durante «la rivolta delle pietre» scontarono questa detenzione) mentre in questa seconda rivolta è rimasta in silenzio accettando le ragioni di Tel Aviv che ha fatto sempre riferimento all'emergenza attentati.

Se non si vuole accettare tali ragioni, bisognerebbe dare una risposta alternativa alle esigenze di sicurezza di Israele.

Il dossier di Amnesty fa riferimento inoltre al continuo sviluppo ed espansione degli insediamenti colonici nei Territori Occupati, sempre in flagrante violazione del diritto internazionale. Il governo israeliano, spiega l'organizzazione per la difesa dei diritti umani, ha appena confermato la prossima costruzione di 3500 nuove abitazioni nell'area di Gerusalemme Est, occupata da Israele nel 1967 e annessa unilateralmente al territorio dello Stato ebraico.

Cosa centrano gli insediamenti con i diritti umani?

Non solo ma in quanto potenza occupante, Israele ha l'obbligo legale di soddisfare i bisogni di base della popolazione sotto occupazione militare. Questa responsabilità oggi è ancora più grande, alla luce del preoccupante peggioramento della situazione umanitaria nei territori palestinesi.

Questa interpretazione del diritto internazionale, nel caso dei territori è sempre stata dubbia e lo è ancor più oggi, quando Israele si ritira unilateralmente e viene attaccata dal terrorismo

Invece, sottolinea Amnesty, la costruzione del muro di separazione in Cisgiordania e la chiusura del transito di Karni, l'unico valico commerciale di Gaza, stanno aggravando la poverta' nella regione. Lo scrittore Erri De Luca qualche settimana fa ha sminuito la gravita' dell'impatto sulla situazione umanitaria di Gaza della chiusura di Karni, attuata dall'esercito israeliano per presunte ragioni di sicurezza. De Luca ha parlato di chiusura occasionale ma nei primi quattro mesi dell'anno Israele ha chiuso Karni per piu' di 60 giorni causando perdite di svariati milioni di dollari ai palestinesi.

La chiusura del valico di Karni avviene quando c'è un allarme relativo a un attentato. Non si tratta di ragioni presunte: in passato i terroristi hanno ucciso al valico militari e civili.
De Luca aveva dunque tutte le ragioni di spiegare che la chiusura del valico non fa parte di una politica volta a ridurre alla fame la popolazione palestinese.
Lo ha fatto sul MANIFESTO, ed  evidentemente la cosa è parsa intollerabile a Giorgio e agli altri propagandisti del quotidiano comunista, che non perdono occasione di "correggere" il "deviazionismo" del reprobo.


Amnesty è infine molto preoccupata per la legge sulla cittadinanza - emendata nel 2003 e confermata dalla sentenza votata dai giudici della Corte Suprema il mese scorso sulla base di "considerazioni di sicurezza"

Cioè sulla base del fatto che i ricongiungimenti sono statti utilizzati per introdurre in Israele attentatori suicidi, cosa quest'ultima che naturalmente non preoccupa Amnesty

- che vieta le riunificazioni familiari in caso di matrimonio tra palestinesi di Israele (i cosiddetti arabi israeliani) e i palestinesi dei Territori occupati. Questa legge, che si riferisce esplicitamente all'identità etnica dell'individuo, coinvolge e nuoce decine di migliaia di coppie, costrette a vivere separate o a riunirsi solo in Cisgiordania e Gaza. Amnesty afferma che la legge sulla cittadinanza viola il divieto di discriminazioni contenute nel diritto internazionale nonché alcuni trattati che Israele ha ratificato ed è quindi obbligato ad adempiere, tra cui la Convenzione Internazionale per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazioni razziali, il Patto Internazionale sui diritti civili e politici, il Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e la Convenzione sui diritti del fanciullo. Soltanto qualche settimana fa la polizia ha fatto irruzione nella casa di un cittadino arabo, Mohammad Al-Heen a Qalansua. L'intera famiglia, inclusi i bambini, sono stati arrestati e portati al comando di polizia. La madre è stata immediatamente espulsa al posto di blocco di Qalqiliya e separata dai figli e dal marito che, successivamente, è stato obbligato a firmare una dichiarazione nella quale si impegna a non far rientrare in Israele sua moglie.

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