La verità non riguarda la propaganda sulla tragedia di Gaza troppi quotidiani ignorano o minimizzano dubbi e smentite
Testata:Corriere della Sera - La Repubblica Autore: la redazione - Alberto Stabile Titolo: «Huda, dai campi di fragole a simbolo di un popolo - Ramallah, a fuoco il parlamento»
Il CORRIERE della SERA del 13 giugno 2006 pubblica un buon articolo di Davide Frattini con un pessimo titolo ("Huda, dai campi di fragole a simbolo di un popolo") , che insiste nell'adottare sulla tragedia di Gaza la retorica della propaganda palestinese, nonostante i dubbi che già ieri circolavano sulle responsabilità israeliane, e che oggi hanno trovato conferma nel rapporto della commissione d'inchiesta delle Forze armate israeliane, per il quale i reperti del proiettile (schegge estratte dai feriti, curati in Israele: i frammenti rimasti sulla spiaggia erano invece stati rimossi dai palestinesi) non sono compatibili con i proiettili dell'artiglieria israeliana, mentre esistono precise informazioni circa il minamento delle spiagge palestinesi da parte di Hamas. Ecco il testo:
GERUSALEMME —Quando Yasmine è salita sul palco nel cortile della scuola americana, la più costosa ed esclusiva di Gaza, ha voluto dedicare il suo diploma al dolore di Huda Ghaliya. Quando il presidente Abu Mazen ha annunciato il referendum che sta spaccando i palestinesi, ha voluto ricordare le urla «papà, papà, papà» di Huda Ghaliya. Quando il premier Ismail Haniyeh ha avvertito «Gaza rischia la guerra civile», ha voluto prima proclamare di aver adottato Huda Ghaliya. La ragazzina di undici anni sopravvissuta alla strage della spiaggia è diventata il simbolo di quell'unità nazionale che i palestinesi non riescono a trovare per le strade o in Parlamento. È l'orfana di Beit Lahiya, il villaggio a nord della Striscia dove i campi di fragole sono diventati campi di battaglia: gli estremisti li usano per lanciare i Qassam contro le città oltre il confine, l'artiglieria israeliana risponde con gli obici da 155 mm. Uno di questi proiettili venerdì pomeriggio avrebbe ucciso il padre, la seconda moglie e i cinque fratelli. L'inchiesta dell'esercito è ancora aperta, gli ufficiali di Tsahal sono sempre più convinti che l'esplosione potrebbe essere stata causata da un razzo palestinese fuori controllo o da una mina piazzata da militanti di Hamas per bloccare le incursioni dei commando. «Le immagini trasmesse dalle televisioni di tutto il mondo resteranno impresse nella memoria come quelle del piccolo Mohammed al-Dura — commenta Amir Rappaport su Maariv — che all'inizio della seconda intifada hanno contribuito a infiammare la rivolta». Allora lo Stato maggiore aveva scelto di assumersi subito la responsabilità della morte e una serie di inchieste indipendenti aveva poi ricostruito che il bambino era stato probabilmente colpito dai militanti. «Nel caso di Huda — continua Rappaport — stiamo prendendo tempo. Non fa differenza: agli occhi del mondo siamo responsabili del disastro». I compagni di classe — scrive il New York Times — raccontano che Huda ama leggere, la matematica e le scienze. I suoi libri preferiti sono la biografia di Hassan Ibn al-Haitham, considerato il padre dell'ottica moderna, e la poesia Carta d'identità di Mahmoud Darwish (Prendi nota/sono arabo/carta di identità n˚50000/bambiniotto/un altro nascerà l'estate prossima/Ti secca?). Ogni giorno dopo la scuola andava ad aiutare il padre nel piccolo terreno al confine con Israele. «Voleva che fosse sempre orgoglioso di lei — dice la cugina Amal —. Lo adorava». Mariam Ghaliya Ghaben, una delle zie, è sorpresa dall'abbraccio popolare che ha avvolto la ragazzina. «È Hadil, la mia nipotina, che ha perso tutt'e due i genitori. Dovrebbero prendersi cura di lei. Huda, dopotutto, ha ancora una madre» (rimasta ferita nell'attacco, l'esplosione ha ucciso l'altra moglie). Mariam ha perso diciotto mesi fa quattro figli e un nipote, colpiti da un proiettile di artiglieria mentre lavoravano la terra vicino a casa. «Sono la madre dei martiri dei campi di fragole e la zia dei martiri della spiaggia».
La REPUBBLICA pubblica una cronaca di Alberto Stabile con questo sottotitolo: “Gli israeliani: "La strage della spiaggia è colpa di Hamas" “. Il tono dell'articolo di Stabile, basato sull'inchiesta di Maariv pubblicata ieri, è scettico. Stabile si chiede quali siano le prove della tesi del quotidiano israeliano. Giusto, ma non aveva fatto altrettanto con la versione palestinese dell'accaduto, accettata senza discussioni. Sottolinea infine che "lo stesso Maariv non trae conclusioni definitive e si rimette all'esito dell'inchiesta ufficiale" (che oggi conferma la tesi del quotidiano) Giusto, ma questo scrupolo giornalistico non diminuisce il valore delle argomentazioni e dei fatti alla base dell'inchiesta. Ecco il testo:
GERUSALEMME - Ancora una giornata di scontri in Cisgiordania tra i miliziani di Hamas e la polizia palestinese. Centinaia di agenti hanno fatto ieri irruzione negli uffici del parlamento e in quelli del premier Haniyeh a Ramallah, e la manifestazione di protesta di militanti vicini al Fatah è sfociata in atti di vandalismo, provocando l´incendio di una parte dei due edifici. Mentre altri poliziotti hanno sparato di fronte all´edificio del parlamento palestinese. La sede del governo non è usata dal premier Haniyeh, che lavora nella sede di Gaza City. Ma gli scontri di ieri, che hanno procato una vittima e alcuni feriti, indicano che la tensione aumenta tra Hamas e Fatah. E a proposito delle cause che hanno provocato la strage sulla spiaggia di Gaza, alcuni media israeliani, citando indiscrezioni dei Servizi, hanno avanzato ieri l´ipotesi secondo cui l´esplosione in cui è stata distrutta una famiglia di 7 persone, e ha provocato una trentina di feriti, potrebbe essere stata prodotta da una mina piazzata da miliziani di Hamas per impedire sbarchi di soldati impegnati in operazioni di commando. Finora, la pista principale, scaturita dalle testimonianze di decine di bagnanti e adombrata dalle stesse fonti militari israeliane, sia pure con l´accortezza di rinviare ogni valutazione definitiva all´inchiesta ufficiale che si concluderà oggi, sembrava condurre alla possibilità che a provocare la carneficina fosse stato un proiettile d´artiglieria vagante. Possibilità suffragata dal fatto che intorno all´ora della strage i cannoni israeliani, nel tentativo di colpire le cellule palestinesi impegnate nel lancio di missili Kassam contro Israele, hanno sparato una salve di sei colpi cannone, di cinque dei quali è stato ricostruito il tracciato e il luogo dell´esplosione, mentre il sesto non si sa dove sia finito. Accanto a quest´ipotesi, le fonti ufficiali israeliane non hanno mai escluso la pista «dell´esplosivo palestinese». E cioè che a produrre l´esplosione possa essere stato un missile Kassam caduto per errore sulla spiaggia (circostanza su cui non c´è una sola testimonianza), o un residuato bellico. Ieri, il giornale Maariv, e il giorno prima il sito Debka-file «vicino» ai Servizi, hanno puntato sulla possibilità che ad uccidere i bagnanti di Al Sultanyah sia stata una mina di Hamas. Prove? Innanzitutto, dice Maariv, i tempi della strage non coincidono con quelli del bombardamento dell´artiglieria. Secondo: le foto scattate da una delle navi che pattugliavano la zona non rivelerebbero segni di agitazione sulla spiaggia. Terzo: una soffiata dei servizi segreti palestinesi, per vendicarsi dei loro colleghi di Hamas, avrebbero messo sull´avviso gli israeliani dell´esistenza di mine piazzate sulla spiaggia dai miliziani integralisti per evitare incursioni israeliane. In definitiva, però, lo stesso Maariv non trae conclusioni definitive e si rimette all´esito dell´inchiesta ufficiale. La strage sulla spiaggia, o per meglio dire la ricerca della verità su di essa, finirebbe secondo questi organi di stampa col rientrare nell´ambito dello scontro tra Hamas e al Fatah a Gaza. Scontro che ieri ha registrato altri morti ed altri feriti, dopo che alcuni colpi di mortaio e di granate anticarro sono stati esplosi contro il comando delle Forze di sicurezza preventive a Rafah, nel sud della Striscia. Un passante sarebbe stato ucciso e un miliziano ferito gravemente. Al Fatah ha accusato Hamas e Hamas ha a sua volta accusato al Fatah di aver ucciso, la sera prima, un suo dirigente.
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