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Un articolo pubblicato dal TEMPO l'8 giugno 2006: Centinaia di ebrei italiani sono arrabbiati e sdegnati per l’ultimo articolo di Enzo Biagi su L’ Espresso della settimana scorsa. Che è successo? Il noto giornalista che dichiara spesso di avere una nipotina ebrea, Rachele, nata dal matrimonio della figlia Carla con il giornalista de Il Corriere, Stefano Jesurum, se l’è presa nella sua rubrica settimanale con Andrea Jarach candidato per il Comune di Milano nella lista che sosteneva Letizia Moratti. L’accusa è di avere “ accettato un’alleanza elettorale con i neofascisti della Fiamma tricolore”. Jarach, noto editore nell’ambiente meneghino e presidente dell'associazione amici di Yad Vashem, la più importante istituzione mondiale per la memoria della Shoah, e promotore di numerose iniziative in ricordo dello sterminio degli ebrei europei, ha fatto partire la querela nei confronti del settimanale e del giornalista per diffamazione aggravata a mezzo stampa. Ciò che lo ha offeso di più è di avere letto ” a Milano un ebreo va a braccetto con i neofascisti”. Interpellato da noi, Jarach ci ha riferito: “ Ho dato mandato ai legali perché nell’articolo sono indicato come il mostro dell’ebreo rinnegato, che sta insieme con i fascisti. Ed inoltre, cosa assurda, che ho provocato la spaccatura della Comunità ebraica. Ciò che mi ha meravigliato, oltre all’articolo scritto da un mostro sacro del giornalismo come Biagi, è la mancanza di spiegazioni da parte del settimanale”. Le reazioni dopo la lettura dell’articolo si sono moltiplicate. I blog nei siti ebraici si sono intasati e sono arrivate una valanga di lettere di solidarietà a Jarach. E’ stato redatto un appello, che vede firmatari illustri esponenti del mondo accademico e culturale tra i quali Giorgio Israel, Guido Guastalla, Liliana Treves, Carlo Panella, Daniela Santus, Amnon Barzel, in cui si invita Biagi a “ riconoscere di aver sbagliato, di essersi lasciato prendere la mano, di aver assemblato male i pezzi del puzzle che la redazione le ha fornito”. Nella lettera, indirizzata alla testata, si lamenta che il popolare giornalista ha scritto un “ editoriale che invece di far giustamente riflettere sui rischi e sulle assurde commistioni elettorali a cui può essere chiamato un qualsiasi cittadino italiano che oggi voglia dedicarsi alla politica, infanga con mezzucci di dozzina e dall'alto di non si sa bene quale mandato morale il buon nome di un suo concittadino, chiamato in causa non in quanto tale, ma in quanto ebreo! Che caduta di stile, che vergogna” Tutto è nato da una campagna elettorale infuocata che ha coinvolto anche i diversi schieramenti dell’ebraismo italiano per le elezioni del Comune di Milano. E che vedeva candidati da una parte per l’appunto Andrea Jarach e dall’altra il noto attore teatrale Moni Ovadia. Uno per la lista che appoggiava Letizia Moratti e l’altro per il centrosinistra. C’è stato un batti e ribatti impetuoso di accuse continue. Il tema della contesa, che va avanti da diverso tempo, è se far parte o no di schieramenti che annoverano militanti che mettono in discussione la Shoah in un verso o l’identità terroristica di Hamas nell’altro; un problema politico ingombrante esistente nell’estrema destra e nell’estrema sinistra italiana che si è amplificato negli ultimi anni per il bipolarismo e la legge del maggioritario Temi sui quali la Comunità ebraica, per ovvie ragioni, è in prima linea. Va sottolineato che ciò che è successo negli ultimi giorni è solo l’appendice di una polemica aperta. E che ha visto cadere la nomina del prof. Asor Rosa alla carica ministeriale nel neogoverno Prodi per affermazioni discutibili, contenute in un suo testo, sul popolo israelita, dopo le contestazioni dell’ebraismo italiano e non solo. Samuel Piattelli SEMBRA che si proceda spediti verso le aule di giustizia. (9/06/2006) L'annuncio di un'azione legale da parte di Andrea Jarach nei confronti di Enzo Biagi e dell'Espresso per diffamazione non è bastato a calmare le acque. L'articolo incriminato della settimana scorsa, «Se Goering si fa ebreo», continua a riscaldare gli animi del mondo ebraico italiano. Il candidato nella lista Moratti, l'editore della Milano bene ebraica, depositerà domani la querela che porterà nelle Aule di giustizia il giornalista, che al momento è in vacanza e non ha rilasciato dichiarazioni. Anche la Comunità ebraica milanese, di cui è stato eletto due settimane fa il nuovo Consiglio, che si riunisce in queste ore ha preannunciato azioni significative. Al primo punto dell'ordine del giorno vi è un comunicato di solidarietà unanime a Jarach in cui si stigmatizza l'articolo e si condanna l'insinuazione della presunta spaccatura della Comunità, ipotizzata da Biagi, in seguito alla candidatura di Jarach nella lista Moratti. Va detto che intanto l'episodio ha fatto il giro del mondo. Lettere di solidarietà sono pervenute a Jarach da parte delle maggiori organizzazioni internazionali che combattono l'antisemitismo. Ricordiamo che il candidato milanese alle comunali è anche il presidente dell'Associazione Amici di Yad Vashem, la più importante istituzione mondiale per la memoria della Shoah. E aggiungiamo che la penna di Biagi per uno scivolone del genere, se così si può definire, ha lasciato parecchi estimatori a bocca aperta. Tutto questo mentre la lettera appello spedita al giornalista e al settimanale, in cui si chiede di ritrattare da talune affermazioni contenute nell'articolo incriminato, ha raccolto già più di 500 firme, coinvolgendo personaggi del mondo della cultura e del giornalismo. Intanto, anche la Comunità di Roma inizia a muoversi. Al prossimo Consiglio, fissato per martedì, come ci ha riferito il portavoce Riccardo Pacifici se ne parlerà ampiamente. «Daremo la nostra solidarietà a Jarach e studieremo in questi giorni la nostra reazione - ha detto Pacifici -. Abbiamo lottato per anni contro coloro che all'interno del mondo ebraico hanno cercato di dividerci tra ebrei buoni ed ebrei cattivi mentre noi siamo solo ebrei. Per questo non possiamo accettare lezioni di moralità tra chi meglio ci rappresenta; e non fa onore ad un uomo di esperienza come Biagi essere caduto in questa trappola». venerdì 9 giugno 2006 |
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